Soccorritori milanesi riuniti, chiedono riconoscimento e tutele professionali
FP Cgil Milano: "Una situazione critica, soprattutto in questo periodo di emergenza. Niente tamponi e test per i soccorritori"

Soccorritori milanesi riuniti, chiedono riconoscimento e tutele professionali.
Soccorritori milanesi riuniti, chiedono riconoscimento e tutele professionali
MILANO – Un’assemblea, la prima, dedicata ai lavoratori dei servizi di emergenza e urgenza della provincia di Milano.
Il primo incontro (digitale) dei lavoratori delle croci
A comunicarlo è Funzione Pubblica FP Cgil Milano che fa un resoconto dell’incontro, su piattaforma digitale, che si è svolto giovedì scorso. Si tratta della prima assemblea che riguarda i lavoratori delle croci e delle associazioni del servizio sanitario di emergenza e urgenza della provincia di Milano.
In prima linea in questi mesi di emergenza sanitaria
“È stato un momento vivace di confronto, soprattutto sulla figura dell’autista-soccorritore che si trova in una situazione di frammentazione esasperata – dicono dal sindacato –. In questi mesi di emergenza sanitaria i soccorritori sono stati in prima linea per contenere i danni dell’epidemia.
Niente tamponi e test per i soccorritori
Come tutti gli operatori sanitari, hanno affrontato un grande stress e rischi enormi, eppure la loro professionalità non è riconosciuta né tutelata. Durante l’emergenza, per esempio, non è stato fatto loro né il tampone né il test sierologico anche quando sono entrati in contatto con pazienti positivi al coronavirus.
Mancanza di tutele per i lavoratori
È inaccettabile – proseguono – che i soccorritori siano obbligati a cambiarsi e sanificare i mezzi nel parcheggi degli ospedali. Chiederemo alle associazioni di trovare il modo di garantire più adeguate condizioni di sicurezza ai lavoratori e segnaleremo ad Areu quale soggetto che coordina l’emergenza urgenza”. La lettera prosegue: “A questo si aggiunge che, nonostante il disposto di legge in materia di abiti di lavoro, in molte associazioni il lavaggio delle divise è a carico del dipendente, anche adesso che rappresentano un possibile vettore di trasmissione del covid. Oggi più che mai gli stazionamenti in colonnina, gli stalli stradali di attesa, rappresentano un rischio per l’incolumità dei soccorritori. Le colonnine sono infatti sprovviste di qualsiasi servizio e, di fatto, i lavoratori sono lasciati in strada dalle 7.30 fino alle 23.30”.
Riconoscere legalmente la figura dell’autista soccorritore
I lavoratori chiedono quindi “il riconoscimento legale della figura dell’autista soccorritore. Con una formazione consona al ruolo e alle responsabilità, propongono di creare la figura del tecnico del soccorso. I disegni di legge ci sono, ma non procedono nel loro iter parlamentare anche a causa di pressioni delle organizzazioni che rappresentano le associazioni”.
Un contratto di lavoro unico per tutti
Tra le altre esigenze espresse, anche quella di avere un contratto unico per tutti, mentre “attualmente i contratti sono molteplici, passando dalla Cooperazione sociale a contratti per singole organizzazioni, per esempio Misericordie e Avis. Questo determina una disparità e rende difficile la tutela del personale nelle situazioni di difficoltà economica per quelle strutture”. Maurizio Amati, coordinatore dell’assemblea, dichiara: “L’iniziativa è nata dalla richiesta di alcuni delegati di associazione e ha trovato un riscontro importante con una trentina di partecipanti. Esiste un grande bisogno di organizzazione della categoria e di riconoscimento sociale ed economico delle figure professionali legate ai servizi di primo soccorso”.
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