Reintegrato dipendente licenziato dal Comune per stalking

Prima di arrivare in tribunale (il 21 giugno, data dell’udienza) il Comune ha ritenuto più “rispondente all’interesse pubblico” chiudere con una conciliazione.

Reintegrato dipendente licenziato dal Comune per stalking
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Reintegrato dipendente licenziato dal Comune per stalking a gennaio.

Reintegrato dipendente licenziato dal Comune per stalking a gennaio

BUCCINASCO – “Ragionevole e rispondente all’interesse pubblico concludere la controversia in modo bonario”. Tradotto: reintegro per il dipendente licenziato a fine gennaio dall’Ufficio per i procedimenti disciplinari del Comune che aveva valutato i fatti (che risalivano al 2008, con le accuse di stalking da parte di una dipendente, rivolte al proprio responsabile) e la sentenza di terzo grado che lo ha dichiarato colpevole.

La sentenza del tribunale del Lavoro

Concluso il procedimento e accordate le parti su un risarcimento per la “responsabillità indiretta del Comune”, accusato di non essere intervenuto per mettere fine ai comportamenti lesivi nei confronti della vittima, il dipendente si è rivolto al Tribunale del Lavoro per ottenere l’annullamento del provvedimento e il riconoscimento di un risarcimento e di un’indennità, congrua allo stipendio mensile di circa 2.700 euro corrisposto prima del licenziamento.

Il legale del Comune

“Il legale a cui il Comune ha dato l’incarico di procedere nei confronti del ricorso – si legge sulla delibera – ritiene che, sia sotto il profilo economico, sia sotto quello di opportunità dell’azione amministrativa, convenga al Comune definire la vertenza in via transattiva, piuttosto che attendere la definizione giudiziale della causa che si concluderebbe quasi certamente in modo sfavorevole per l’Ente, essendo il procedimento disciplinare avviato nei riguardi del ricorrente affetto da vizi insanabili che porterebbero all’annullamento dello stesso da parte del Giudice del Lavoro, con conseguente reintegrazione, riconoscimenti in suo favore di tutte le retribuzioni dovute dalla data del licenziamento e il pagamento delle spese legali».

La conciliazione prima dell'udienza

Prima di arrivare in tribunale (il 21 giugno, data dell’udienza) il Comune ha ritenuto più “rispondente all’interesse pubblico” chiudere la questione con una conciliazione che prevede la rinuncia da parte del dipendente a ogni azione. Il Comune, dall’altra parte, “ferma restando la propria posizione di integrale contestazione delle domande e senza riconoscimento alcuno delle stesse”, revoca il licenziamento e lo converte con una sospensione dal lavoro per sei mesi: tornerà in ufficio, quindi, il 30 luglio, alle stesse condizioni contrattuali, e non prima di aver svolto un percorso educativo presso un’associazione che sceglierà l’Ente che si impegna, dal suo canto, a corrispondere gli assegni alimentari (pari al 50% dello stipendio), come impone la legge.

Francesca Grillo

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