Villa Amantea, la presidenza onoraria a Don Gino Rigoldi arricchisce l'associazione

È un piacere essere qui con chi costruisce cose belle.

Villa Amantea, la presidenza onoraria a Don Gino Rigoldi arricchisce l'associazione
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Villa Amantea, la presidenza onoraria a Don Gino Rigoldi arricchisce l'associazione

Villa Amantea, la presidenza onoraria a Don Gino Rigoldi arricchisce l'associazione

TREZZANO SUL NAVIGLIO – Attilio ha 64 anni, sorridente, atletico. Allena una squadra di calcio, l’Avis Trezzano, dove giocano anche cinque ragazzi ospitati da Villa Amantea, l’associazione che si prende cura dei giovani profughi. Quelli che arrivano coi barconi, che scappano dalla guerra, dalle epidemie, dalle atrocità. Quelli che semplicemente cercano una vita degna di avere questo nome. Che hanno sogni semplice, come tutti i ragazzi di 18 anni: un lavoro, una casa, una famiglia.

Il progetto

Un futuro. Attilio li ha convinti a far parte della squadra di calcio a undici: un progetto di inclusione ma anche di educazione alle regole, attraverso lo sport. “Non è facile, eh”, alza le spalle, ma lo dice con il sorriso, perché “le soddisfazioni sono tante. Ed è emozione pura”. Perché fai il volontario? “Perché la vita mi ha dato tanto. Sono un uomo fortunato. E ho pensato che chi ha avuto tanto deve in qualche molto renderla, condividerla questa fortuna”.

La nomina di Don Rigoldi

È la voglia di darsi da fare, di provare ad aiutare chi è in difficoltà a spingere i tanti volontari che lavorano in Villa Amantea che stamattina ha raggiunto un traguardo speciale: la nomina a presidente onorario di Don Gino Rigoldi. È stato lui a sottolineare il grande impegno dei volontari e le importanti attività dell’associazione che, negli anni, ha continuato a seguire la sua eterna vocazione: stare al fianco dei deboli, degli ultimi.

Don Gino

“Le cose che facciamo e che faremo sono bellissime. Cose che hanno a che fare con la crescita dei giovani – ha detto don Gino Rigoldi alla cerimonia di questa mattina –. Bisogna contrastare il pensiero di chi si oppone alla cura dei giovani. Bisogna avere la capacità della compassione, non della pietà, ma della partecipazione con il cuore alla sofferenza degli ultimi. Questa associazione è piena di cose belle. Le donne che ne fanno parte, poi, portano una spinta unica di creatività e intraprendenza”. Don Gino ha sottolineato anche la necessità di “vivere una vita di giustizia e solidarietà. È un piacere essere qui con chi costruisce cose belle”. E in ultimo, ha parlato di “capacità di indignarsi. In un Paese dove c’è mafia e corruzione, c’è chi se la prende ancora con gli stranieri. Bisogna indignarsi, ma anche rimboccarsi le maniche e contrastare questo pensiero negativo”.

Rino Pruiti e Fabio Bottero

La pensano così anche i due sindaci che hanno da subito sostenuto i progetti di Villa Amantea, Rino Pruiti di Buccinasco e Fabio Bottero di Trezzano: “Viviamo in un’epoca che fa paura. Non nascondo la mia preoccupazione – ha detto Pruiti –. Percorsi di inclusione come quelli proposti da Villa Amantea sono fondamentali e la presenza di Don Gino sarà un valore aggiunto. A Buccinasco abbiamo messo a disposizione la parte della villetta confiscata – alla famiglia Papalia in via Nearco, ndr – per ospitare i giovani profughi. I ragazzi imparano l’italiano, studiano per prendere la patente, imparano un mestiere, partecipano alle iniziative promosse dalle associazioni cittadine e dal Comune. Un progetto dal valore sociale enorme”. Dello stesso parere Bottero, che ha messo a disposizione, così come Buccinasco, un immobile confiscato alla mafia, convertito da covo dei clan a bene sociale: “I progetti di Villa Amantea li condividiamo con grande convinzione perché crediamo che il modello del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati sia vincente per come proposto sul nostro territorio. In questi anni sono state offerte reali opportunità di crescita e integrazione”.

La cerimonia

A ospitare la cerimonia, l’Istituto Comprensivo Franceschi, il cui dirigente scolastico, Vittorio Ciocca, ha voluto invitare la classe terza delle medie e il suo gruppo docenti per spiegare il progetto ambizioso che vede la scuola al fianco di Villa Amantea: un percorso di studio dell’italiano gratuito per i NAI (nuovi arrivati in Italia): “Sono emozionato e orgoglioso di partecipare a questa iniziativa. La nostra scuola – ha commentato Ciocca – ha assunto da tempo il concetto di inclusione e di tutela delle difficoltà, con progetti a sostegno di chi soffre”. L’importanza delle attività di Villa Amantea è stata evidenziata anche dal senatore Franco Mirabelli che ha inoltre sottolineato come “restituire i beni confiscati alla criminalità organizzata debba essere, come in questo caso, un percorso di rinascita e sostegno dei deboli. Un modello che funziona e che deve continuare su questa strada”.

I racconti

Dopo la presentazione, a cui hanno partecipato anche don Franco e don Paolo delle parrocchie di Trezzano, Patrizia Ricciardi, presidente di Villa Amantea, e la bravissima mamma Abi, mediatrice culturale e artista che realizza abiti e accessori di moda unici con le coloratissime stoffe africane, i ragazzi ospitati da Villa Amantea hanno preparato un aperitivo con piatti tipici curati nell’aspetto e nella presentazione. Espressione dell’inclinazione di molti di questi ragazzi che sognano di diventare grandi chef in Italia. Alcuni ci riescono, grazie a imprenditori e ristoratori che ci credono (Dongiò a Milano, per esempio) e che danno una possibilità a questi giovani di dimostrare quanto valgono.

Le storie

“In cucina sono bravissimi – dicono i volontari di Villa Amantea –, grande impegno e motivazione. Purtroppo, però, sono tante le porte che si trovano davanti chiuse. Soprattutto negli ultimi tempi, il senso di razzismo si avverte ancora di più. C’è resistenza, ingiustificata. Per trovare una casa non basta neanche la certezza di un contratto a tempo indeterminato oppure la garanzia che diamo come associazione. Sono tempi difficili, dove tutto si è esasperato e le porte in faccia sono sempre di più”. Ma i volontari non si scoraggiano e la forza viene dai sorrisi di quei ragazzi a cui se chiedete cosa è successo nella loro vita si chiudono in un silenzio assordante. “Te ne racconto un pezzettino, ok?”, rispondono quando gli si chiede cosa si sono lasciati alle spalle. E parlano di guerre, malattie, morte. Parlano al passato ma guardano al futuro, con gli occhi velati da chi ha visto il peggio, ma pieni della speranza dei diciottenni. “Veniamo coinvolti nella loro vita, diventiamo una grande famiglia – dicono due volontarie, Gavina e Maurizia –, a Natale eravamo tutti insieme, anche con i giovani ormai diventati adulti. Stare insieme a loro è una ricchezza. Sono loro che aiutano noi, alla fine”.

Francesca Grillo

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