Pregliasco su Covid-19 e situazione attuale: non possiamo abbassare la guardia

"Dobbiamo imparare a convivere con il virus, ma è necessaria una presa di coscienza da parte di tutti i cittadini".

Pregliasco su Covid-19 e situazione attuale: non possiamo abbassare la guardia
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Pregliasco su Covid-19 e situazione attuale: non possiamo abbassare la guardia.

Pregliasco su Covid-19 e situazione attuale: non possiamo abbassare la guardia

“I dati dimostrano chiaramente che siamo in un trend non positivo – esordisce il professor Fabrizio Pregliasco, 60 anni, milanese noto e apprezzato virologo, ricercatore presso il dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università di Milano, nonché direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi e già direttore sanitario della sacra famiglia di Cesano Boscone, riguardo la situazione Covid-19 – E’ una situazione non piacevole che necessita di una presa di coscienza da parte di tutti i cittadini affinché collaborino meglio continuando a lavarsi le mani, rispettare il distanziamento e indossare la mascherina nei luoghi affollati”.

Lei è in prima linea dall’inizio della pandemia Covid-19, ma non sembra preoccupato dai nuovi contagi

Continuo a vedere il bicchiere mezzo pieno. In Lombardia, come nel resto del Paese, oggi, abbiamo la capacità di individuare tempestivamente soggetti contagiati e  nuovi focolai. Cosa che invece non era avvenuta all’inizio – nel periodo tra dicembre e gennaio scorsi – quando nessuno conosceva ancora questo virus,  a Malpensa arrivavano 20 mila persone alla settimana dalla Cina,  mancavano i test e non si pensava che il Covid-19 potesse avere quella violenza che poi purtroppo ha dimostrato. L’aumento dei casi in questo periodo era atteso, ma questa è una fase meno invasiva, meno acuta; adesso sono meno preoccupato perché  abbiamo maggiori informazioni scientifiche e  competenze tecniche per fronteggiare la diffusione del virus. L’epidemia è rallentata e il tasso di mortalità sta attorno all’1%, però, la collaborazione dei cittadini è indispensabile.

Sulla riapertura delle scuole regna il caos. Ogni giorno c’è una polemica…

La scuola deve riaprire, sarà uno stress test importante perché coinvolgerà milioni di insegnanti e di studenti, ma deve ripartire. Anch’io ho sperimentato con i miei studenti belle lezioni attraverso i supporti digitali, ma è indispensabile tornare anche alla formazione  attiva. Ognuno dovrà fare la sua parte, dallo Stato al personale scolastico, dalle famiglie agli studenti.

Lei è favorevole al distanziamento e all’uso delle mascherine per i ragazzi maggiori di sei anni?

Certamente, le precauzioni sono sempre le stesse e sono fondamentali per garantire la migliore sicurezza possibile. Certo, non sarà facile, i problemi saranno all’ordine del giorno: non tutti i nuovi banchi saranno disponibili con l’apertura delle scuole, non sarà facile rivoluzionare la giornata per i genitori che al mattino dovessero avere il bambino con la febbre e quindi tenerlo a casa… Sarà un po’ come tornare a vivere i primi giorni post lockdown, quando siamo tornati timidamente a frequentare i locali e i luoghi pubblici. Serviranno  attenzione, prudenza e rispetto delle solite misure.

I consigli sono sempre gli stessi?

Sì. Non c’è ancora una scienza esatta, ma i suggerimenti sono sempre quelli: lavare le mani, distanziamento e mascherine. Mi spiace che in questo periodo estivo le mascherine non siano diventate un fattore di moda, non dico che si deve prendere il sole con la mascherina, ma occorre indossarla nei luoghi pubblici e dove ci sono affollamenti. Basta un po’ di responsabilità, di prudenza.

Prudenza che non c’è stata quando è stato deciso di riaprire le discoteche…

Le discoteche e i luoghi di divertimento sono a rischio assembramenti e quì il virus si diffonde più facilmente. Anche per questo motivo i contagi oggi stanno interessando soprattutto i giovani. La riapertura è stato un rischio, un tentativo un po’ maldestro.

Dove si registrano oggi i maggiori focolai?

Le origini sono diverse. I principali li abbiamo trovati nelle attività agricole intensive, nei macelli e nei centri di spedizione; poi nei luoghi dove vi sono condizioni sociali degradate come nei centri di accoglienza. Il 40% dei contagi registrati nel mese di agosto arrivano da chi è andato in vacanza all’estero. La Lombardia, però, non è più la locomotiva dei contagi e forse oggi è la regione che individua prima i focolai e li gestisce meglio.

Però nei tamponi negli aeroporti di Malpensa, Linate e Orio siamo stati battuti da Fiumicino e da molti altri scali… Non siamo più la regione guida?

Controllare tutti gli arrivi di Malpensa, Linate e Orio è una missione complicata, ma devo ammettere che su questo fronte c’è stato un po’ di affanno, ma adesso il sistema sanitario è organizzato bene anche per dare risposte efficaci  a questa esigenza.

In autunno ci sarà la temuta seconda ondata del Covid-19?

Dovremo combattere con la stagione influenzale, ma la seconda ondata dell’epidemia, forse, non ci sarà, a patto che continueremo a stare attenti e ad osservare tutte le precauzioni, anche facendo il vaccino antinfluenzale che non risolverà il problema del Covid-19, ma ci farà capire meglio e prima le due diverse sintomatologie.

Terminato il lockdown sono esplose le polemiche sulla gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia. Polemiche che continuano ancora oggi. Qual è il suo giudizio?

E’ stato un tsunami imprevisto, inatteso e violento. L’epicentro dell’epidemia si è registrato proprio in Lombardia, ma il nostro sistema sanitario ha retto bene. Mi è spiaciuto sentire polemiche così aspre e mettere continuamente in risalto gli errori: allora le decisioni sono state prese basandosi sulle informazioni disponibili. E’ stato devastante vedere morire così tanta gente. Adesso, però, il virus è più noto, abbiamo imparato a conoscerlo, sappiamo come comportarci e dobbiamo conviverci sino a quando non ci sarà un vaccino.

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