Perché nessuno tornerebbe alla vita prima di Internet?
La domanda è legittima, ma forse la risposta non è così scontata.
Dai Millennials in su la domanda è lecita: torneremmo mai alla vita prima di Internet? Per i ragazzi appartenenti alla Generazione Z, invece, la questione non si pone perché per chi è nato a ridosso del nuovo millennio la vita l’ha sempre vissuta in modalità online: non ha provato stupore per le comunicazioni ad alto tasso di connettività perché di fatto è un nativo digitale e, a differenza di chi ha vissuto la propria adolescenza tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, probabilmente quel tempo in cui Internet non c’era lo ha vissuto solo nei racconti. Un tempo, quello senza internet, che appare sempre più lontano, soprattutto ora che il Metaverso e la realtà virtuale stanno scrivendo una nuova pagina di storia delle tecnologie. Che si faccia parte della Gen Z o della Generazione Y, quella dei Millennials, tuttavia, l’idea di condurre la propria vita senza social, e-commerce e quotidiani online non è tra le opzioni e spesso anche un momentaneo blackout che compromette la rete rappresenta una bella noia. Perché dunque non potremmo mai tornare alla vita prima di Internet? Semplicemente perché la connettività ha cambiato profondamente il modo in cui concepiamo la quotidianità e le relazioni umane. In che modo? Scopriamolo insieme.
Il lavoro
Tra i settori in cui la rete ha portato i cambiamenti più evidenti c’è quello del lavoro. Formule sempre più flessibili e mansioni svolte da remoto grazie alla connessione di casa non solo hanno permesso di mantenere l’operatività durante i giorni più difficili del lockdown indetto a causa della pandemia, ma hanno instaurato nuove pratiche e nuove modalità organizzative che hanno segnato un cambio di passo: sono sempre più numerose le categorie professionali che, abbandonato lo schema basato sulle ore lavorative, procedono per obiettivi. In quest’ottica lo smartworking ha annullato le distanze, consentendo ai lavoratori di accedere a un mercato sempre più ampio e di respiro internazionale. Ma c’è di più: l’avvento della rete ha fatto nascere tante nuove professioni legate proprio alle telecomunicazioni e alla connettività.
Il mondo dei mass media
Grazie alla rete l’informazione corre sempre più veloce, tanto che viviamo costantemente immersi in un flusso di notizie che si snoda tra computer, tablet e smartphone. Le news sono ormai concepite per essere fruite “real time”, in tempo reale, per seguire il ritmo scandito dai siti web che colmano il vuoto tra un’edizione e l’altra dei notiziari. Sulla scia di questo format dinamico, il linguaggio dell’informazione è gradualmente cambiato: hanno assunto una sempre maggiore importanza i canali all-news, mentre i quotidiani sono approdati al digitale. Il senso di questa nuova dimensione informativa si riassume in due parole: velocità e capillarità.
Le nuove frontiere del gaming
La Rete Internet ha di fatto moltiplicato anche il potenziale del settore videoludico: per chi ha amato le prime console e gli home computer e ha trascorso interi pomeriggi a sfidarsi con gli amici a colpi di joystick, le piattaforme di nuova concezione e la possibilità di partecipare a sessioni di gioco che coinvolgono tanti concorrenti collegati da remoto hanno rappresentato una vera e propria svolta. Ma c’è di più: la rete ha portato cambiamenti importanti anche per i casinò certificati dalla legge italiana che, grazie al potere della connettività e alla conseguente possibilità di rendere fruibili gare e match in tempo reale, offrono esperienze sempre più immersive e coinvolgenti e hanno aperto la strada al riconoscimento dei videogame come eSport a tutti gli effetti: su questo si è espresso anche il CIO, Comitato Olimpico Internazionale.
I Social Network
La Generazione Z di sicuro non ricorda che prima di Instagram, di Facebook e di Whatsapp le comunicazioni digitali avvenivano attraverso le chat-room ed MsN, il tutto rigorosamente per mezzo del PC di casa. All’alba del 2000 se eri un adolescente fortunato e disponevi già di un cellulare potevi scambiare costosi SMS con amici e compagni di scuola. Di quel tempo scandito da squillini e ricariche telefoniche oggi non c’è più traccia. L’instant messaging schizza alla velocità della luce sullo schermo dello smartphone, mentre le videochiamate su Skype hanno dimostrato in più di un’occasione di poter abbattere le distanze.
Si può tornare indietro?
La domanda è legittima, ma forse la risposta non è così scontata. Se la maggior parte di noi oggi non riuscirebbe a sopravvivere un giorno senza appoggiarsi a Internet per svolgere anche le attività più semplici, esiste una fetta di popolazione che, invece, tornerebbe volentieri alla vita prima della rete. L’identikit del “nostalgico analogico” coincide con il profilo di chi si trasferirebbe in campagna per sfuggire ai ritmi frenetici della città, per condurre uno stile di vita semplice in stile country e rinunciare alle tentazioni della tecnologia: questo approccio, ben più di una semplice suggestione, incarna il modello di vita ideale del movimento Cottagecore, sposato in tutto e per tutto da chi tornerebbe volentieri indietro.
Che ci piaccia o no, l’innovazione tecnologica che ha portato Internet nelle nostre vite non accenna ad arrestarsi e ora che il Metaverso sta conquistando terreno nella quotidianità la domanda da porsi non è se ci piacerebbe tornare alla dimensione analogica, ma se abbia davvero senso? Ora che interi settori della vita collettiva sono stati rivoluzionati dalla connettività e dalla possibilità di effettuare sempre più operazioni da remoto, un ritorno alle origini potrebbe essere difficile. Lavoro, comunicazioni, informazione, intrattenimento: tutto oggi corre veloce e ha assunto una forma nuova che con il mondo di prima non ha quasi più niente in comune.