Può scattare un nuovo lockdown? Quali saranno gli indicatori di rischio.
Verranno presi in considerazione: monitoraggio, diagnostica, gestione dei contatti, stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari.

Può scattare un nuovo lockdown? Quali saranno gli indicatori di rischio.
Può scattare un nuovo lockdown? Quali saranno gli indicatori di rischio.
Da oggi, lunedì 18 maggio 2020, siamo entrati nel pieno della Fase 2. In estrema sintesi: sì a spostamenti interregionali senza autocertificazione, riapertura di negozi, bar, parrucchieri e chiese. Dal 25 maggio sarà la volta di palestre e piscine, dal 15 giugno teatri e cinema.
Ma se il virus dovesse rialzare la testa?
Il lockdown è solo un ricordo? Non esattamente. Se il virus dovesse rialzare la testa il Governo interverrà nuovamente, valutando la gravità della situazione, attraverso chiusure locali mirate a gestire i focolai territoriali oppure optando per chiusure regionali o per aree. Vi raccontiamo quali sono i parametri che verranno monitorati e in base ai quali si decreteranno nuove chiusure.
Quando può scattare di nuovo il lockdown
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il 30 aprile 2020 un decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l’evoluzione della situazione epidemiologica.
“Per classificare il rischio sanitario connesso al passaggio dalla fase 1 alla fase 2 sono stati individuati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati a livello nazionale, regionale e locale”.
Obiettivo: impedire il sovraccarico dei servizi sanitari. Per contenere sul nascere nuove espansioni del virus si potrà anche ricorrere a zone rosse circoscritte.
Tutte le Regioni dovranno fornire report accurati in relazione ai vari indicatori di allerta.
Ecco tutti gli indicatori di rischio
Gli indicatori sono di tre tipologie.
Prima tipologia: capacità di monitoraggio
La prima tipologia misura la capacità del sistema di sorvegliare l’andamento della pandemia.
Non c’è allerta e si può continuare con la Fase 2, se:
- Sono indicati in miglioramento almeno il 60% dei nuovi casi sintomatici (calcolati in relazione ai sintomatici censiti)
- Sono indicati in miglioramento almeno il 60% dei nuovi ricoverati in infettivologia o pneumologia.
- Sono indicati in miglioramento almeno il 60% dei nuovi ricoverati in terapia intensiva e rianimazione.
- Deve essere in miglioramento anche il 60% dei nuovi casi censiti per Comune di residenza sul totale dei casi censiti.
- Le regioni devono inoltre avere un miglioramento dei trend clinici nel 50% delle Rsa
- Se si riscontrano criticità nelle Rsa, non solo non si può superare la soglia del 30% di strutture in cui tali criticità si presentano ma per non “chiudere” tutto serve avere il trend in miglioramento.
Seconda tipologia: indicatori di processo
La seconda tipologia analizza la capacità di accertamento diagnostico da parte del sistema.
- Deve rimanere in diminuzione la percentuale dei tamponi positivi in rapporto ai tamponi complessivi.
- Altro paramento critico se passano più di 3 giorni di attesa media tra il manifestarsi dei sintomi e la diagnosi Covid/no-Covid.
- Le regioni devono avere numeri di personale adeguato per il contact-tracing.
- Le regioni devono avere numeri di personale adeguato per l’esecuzione di tamponi.
- Le regioni devono associare ai positivi un censimento idoneo dei contatti stretti.
Terza tipologia: indicatori di risultato
La terza tipologia considera l’andamento di due segni di buon contenimento che sono stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari.
Stabilità di trasmissione:
- Non si registra un aumento del numero di casi positivi riportati alla Protezione Civile.
- Il tasso di contagio R0 resta inferiore a 1.
- Non aumentano i casi settimanali registrati alla rete sentinella Covid.net né i casi giornalieri.
- Stabilità dei nuovi casi non associati a catene di infezione note (legato alla app Immuni)
- Gli accessi di pazienti con sintomi Covid non aumentano in più del 50% dei pronto soccorso.
Tenuta dei servizi sanitari:
- Deve essere occupato da pazienti Covid non più del 30% dei letti di terapia intensiva.
- Ddeve essere occupato da pazienti Covid non più del 40% dei letti in pneumologia od infettivologia.
Quando potrebbe scattare l’allarme?
La probabilità di un focolaio in una Regione, se non sono stati segnalati nuovi casi negli ultimi 5 giorni, è ritenuta bassa.
L’allarme è invece considerato più serio se viene accertato un aumento di trasmissione con Rt superiore a 1 (“R con t” è il parametro che indica l’indice di riproducibilità del virus in un dato momento in presenza di misure di contenimento), ma anche se vi sono segnali di sovraccarico dei servizi sanitari.
Il rischio è considerato ancor più grave se, oltre all’aumento dell’indice del contagio, si verificano nuovi focolai negli ultimi 7 giorni in Rsa, case di riposo, ospedali o altri luoghi con popolazioni vulnerabili.
Un focolaio si verifica quando si accertano due o più casi collegati tra loro o un aumento inatteso del numero di casi in un tempo ed in una località definiti. Quando parliamo invece di case di riposo, per non far scattare il lockdown almeno il 90% delle strutture residenziali deve essere Covid-free.
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