Messaggio di fine anno
Pagina bianca. Tante, troppe cose che ballano nella mia testa e una difficoltà immensa nel provare a fare sintesi...
Messaggio di fine anno.
Messaggio di fine anno
CORSICO - (nota: questo articolo è stato scritto per l'ultimo numero dell'edizione cartacea del 2021, in data 15 dicembre).
Pagina bianca. Tante, troppe cose che ballano nella mia testa e una difficoltà immensa nel provare a fare sintesi. Ci rinuncio. Butterò giù questo mio saluto di fine anno (il giornale cartaceo con questo numero si “ferma” fino al prossimo 7 gennaio, mentre vi aspettiamo ogni giorno su giornaledeinavigli.it e primadituttomilano.it) in stile flusso di coscienza.
Bene,
2021 archiviato, o quasi. Abbiamo detto addio al 2020 con sollievo, pensando che l’anno successivo non potesse che essere migliore e, grazie ai vaccini, di lì a pochi mesi avremmo detto addio alla pandemia e tutto ciò che ha gravitato attorno ad essa.
Male,
il 2021 ci vede ancora in trincea in questa battaglia. Il virus non se ne è andato, ha sfornato nuove varianti per sopravvivere al nostro contrattacco e la singola puntura, poi la seconda e in questi giorni la terza, ci proteggono, ma non come tutti avremmo sperato. No, aspè, così sembra quasi che sia un no vax e che non abbia fiducia nella scienza. Chiariamo il concetto: il vaccino serve, possibilmente tre dosi e al più presto. Rispetto ad un anno fa abbiamo un decimo dei morti al giorno e, chi tra i vaccinati si ammala, nella stragrande maggioranza dei casi si spara una settimana con febbre, tosse e nulla più.
Sì, ma cavoli, solo io mi ero illuso che col vaccino sarebbe sparito tutto?
Lo so, sono un ottimista e tendo a raccontarmi quello che non sarebbe comunque potuto accadere in così breve tempo.
Eppure questa estate abbiamo vissuto, forse assaporato anche troppo, quella bella sensazione di avere sì un virus tra di noi, ma non forte al punto tale da rompere i maroni alle nostre vite. Ci siamo in fretta abituati ad abbassare la guardia, in casa, tra amici, parenti. Ora riprendere a “mascherarsi” sempre, a stare distanziati, a negarci gli abbracci, ancora una volta, non è roba facile. Dopo quasi due anni di privazioni.
Penso solo a due mesi fa, o poco più. Finalmente siamo riusciti a sposarci (la prima data ufficiale diceva 29 maggio 2020, poi una serie di rimandi e siamo arrivati a questo primo ottobre 2021). Baci, abbracci, mascherine giusto nei momenti clou (con mio beneplacito alla cosa, che sono il rompipalle di famiglia riguardo le precauzioni da osservare, ma in forze di un’incidenza del virus allora ridicola). In generale è stata solo festa, gioia, pochi pensieri se non una felicità immensa. E, già solo per questo, il 2021 per me è stato migliore rispetto al 2020.
Ma forse è proprio per questa ragione che vivere questo contrasto di “sentiment” nell’arco di due mesi è stato ancora più duro da digerire.
Oggi la realtà è una sola: siamo tutti quanti stanchi di “rinunciare”, a qualcosa o a qualcuno. Non ne possiamo più, davvero. Forse è anche per questo che la tensione si è fatta sempre più alta tra pro e no vax (sempre in minor numero, fortunatamente). Non voglio tornare troppo sull’argomento, ma credo che mai come nel periodo del Natale, un periodo legato a gioia, amore, “volemose bene”, il regalo più grande che ognuno di noi possa fare a sé ed al proprio “prossimo” sia quello di compiere questo (si spera) ultimo sforzo e, per il bene di tutta la comunità, mettersi nel massimo della protezione possibile, nelle varie forme. E avvicinarsi alla fine di questo incubo.
Che poi, incubo lo è senz’altro, non ci sono dubbi. Ma...
Ma fermiamoci un attimo a pensare a chi si avvicinerà al Natale in un campo improvvisato, al freddo, ammassato al confine con l’Europa che ha finto per troppo tempo di “non vedere” la situazione. Oppure nel nord della Francia, dove altri migranti cercano la fortuna nel gelido canale verso una “terra promessa” chiamato Regno Unito. Pensiamo a chi passerà il Natale in coda, in Italia, per un pasto caldo a qualche mensa (le file sono sempre più lunghe). Io non riesco ad avvicinarmi al Natale senza guardare a tutto questo. Mi fa rabbia, mi sento impotente (e anche molto stupido per le mie paturnie personali che diventano una briciola rispetto a quello che stanno vivendo queste persone).
C’è qualcosa di profondamente ingiusto in questo mondo, ed è compito di ognuno di noi non per- mettere a noi stessi e a nessuno di voltare le spalle. Sarebbe disumano, contro natura.
Buone feste!
Andrea Demarchi