la triste ricorrenza

La memoria di Zibido san Giacomo a 80 anni dal mitragliamento della corriera di Badile

Il Comune ricorderà con i cittadini, sabato 1 febbraio alle ore 11, le vittime del 30 gennaio 1945 con il posizionamento di una targa e la piantumazione di un ulivo

La memoria di Zibido san Giacomo a 80 anni dal mitragliamento della corriera di Badile
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In occasione degli 80 anni dal mitragliamento della corriera di Badile a Zibido san Giacomo due appuntamenti per fare memoria: il posizionamento di una targa e la piantumazione di un ulivo.

Zibido san Giacomo a 80 anni dal mitragliamento della corriera di Badile

ZIBIDO SAN GIACOMO - Erano impiegati, operai, casalinghe, un avvocato, un mugnaio e un sarto, alcuni studenti, tra cui giovani laureande in chimica, e ferrovieri, manovali, contabili, un’insegnante di matematica. Con l’unica colpa di viaggiare sull’autocorriera Milano-Pavia, colpita dagli aerei alleati lungo la Statale dei Giovi a Badile il 30 gennaio 1945. Settantotto le vittime. Perché bombe e proiettili non sono mai intelligenti.

Le parole della sindaca Belloli

A 80 anni dal mitragliamento di Badile e dall’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, il Comune di Zibido San Giacomo celebra la “Giornata della memoria” insieme ai cittadini con due appuntamenti in programma sabato 1 febbraio.

"La memoria – dichiara la sindaca Sonia Belloli – sia testimonianza quotidiana, perché ogni guerra coinvolge sempre vittime innocenti. Per questo, abbiamo deciso di ricordare le persone uccise a Badile nell’ultimo gelido inverno della Seconda guerra mondiale, quando gli alleati cercavano di indebolire la disperata resistenza della Repubblica sociale e dei nazisti con bombardamenti che non risparmiavano scuole, monumenti, ospedali e mezzi di trasporto, come l’autocorriera su cui viaggiavano pendolari, studenti e casalinghe. La guerra è stata ed è purtroppo ancora anche questo. In serata, l’evento pensato per celebrare la “Giornata della memoria” e commemorare le vittime della Shoah".

Gli appuntamenti di sabato 1 febbraio

Alle ore 11 si svolgerà la cerimonia nella piazzetta in via Vittorio Veneto, dove sarà posizionata una targa in memoria della strage di Badile e verrà piantato un ulivo quale simbolo di pace in ricordo delle vittime di tutte le guerre. "Abbiamo deciso di fare memoria – spiega l’assessore alla cultura, Giovanni Navicello – di un evento che riguarda il nostro territorio, il mitragliamento dell’autocorriera Milano-Pavia fatto da aerei alleati di ritorno da azioni di bombardamento. Tra passeggeri e passanti, sono state uccise 78 persone e molte altre sono rimaste ferite. Sulla targa commemorativa – prosegue l’assessore – ci sarà un QR code, scansionando il quale si potrà leggere per intero la ricostruzione degli eventi e vedere la video-testimonianza della signora Vittoria Messina, gentilmente concessa dai familiari, che quel giorno era sulla corriera".

Alla cerimonia sono attesi i familiari della sopravvissuta. In serata, alle ore 21 si terrà il primo spettacolo a ingresso libero della rassegna teatrale in Corte San Pietro: il Circolo Fratellanza e Pace presenta “Mary Berg. Storia di una ragazza di Varsavia” (in via XXV Aprile). Un evento che unisce memoria e musica, con un viaggio intenso e commovente nelle pagine del diario di Mary, una delle rarissime sopravvissute al massacro nazista nel ghetto di Varsavia. "In un’epoca che sta perdendo la memoria – aggiunge l’assessore Navicello – la nuova Resistenza sta nel non dimenticare. A distanza di ottant'anni, ricordiamo insieme alla nostra comunità la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che avvenne il 27 gennaio del 1945: quel giorno, le prime testimonianze di chi era sopravvissuto e quanto scoperto dai soldati sovietici che per primi entrarono nel campo rivelarono al mondo l’orrore del genocidio nazista".

La storia del mitragliamento della corriera di Badile

Il 30 gennaio 1945, l’autocorriera identificata dal numero 10045-940PV era partita alle ore 6.50 da Milano a pieno carico. Quella mattina erano stipati tra i centocinquanta e i duecento passeggeri, per la gran parte operai che si recavano al lavoro, studenti milanesi diretti all’Università di Pavia, casalinghe, oltre a due autisti e un bigliettaio. Alle otto circa, l’autista vide, sessanta metri davanti a sé, fermarsi improvvisamente un camioncino e le persone a bordo, insieme a due ciclisti di passaggio, correre verso i bordi della strada, in direzione dei rifugi antischegge. Il conducente comprese la situazione e, fermata la corriera, aprì le porte, avvisando a voce alta del pericolo imminente.

Giornali e testimoni descrissero con parole di sgomento la tragica scena di devastazione e di sangue che si poté vedere alla fine del mitragliamento: nell’interno, tra i sedili squarciati dalle raffiche degli esplosivi, tra membra strappate, sangue, ossa e brandelli di carne umana, pochi morti erano ancora riconoscibili, la maggior parte di essi era sfigurata, amputata, dilaniata. Per terra si vedevano vari pacchi e cartelle di libri, a rammentare come quello fosse stato l’ultimo viaggio anche per un gruppo di giovani universitari, studenti alla Facoltà di Chimica a Pavia, che figureranno sul Corriere del giorno dopo, in un necrologio collettivo voluto dai loro amici e compagni di studi.

Avevano trovato la morte non solo coloro che non erano riusciti a scendere in tempo dall’autocorriera, ma anche alcuni di quelli che si erano gettati nei fossati ai margini della strada, e le vittime si conteranno non solo fra i passeggeri, ma anche fra la gente che transitava proprio in quel momento sulla strada; alcuni corpi furono trovati solo in seguito, perché occultati dalla neve dei campi nei quali queste persone avevano cercato la fuga.

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