Marta si racconta: "Vorrò stare sempre dalla parte di chi (apparentemente) perde"

Un viaggio nelle nuove generazioni pronte a "riconquistare quello che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità".

Marta si racconta: "Vorrò stare sempre dalla parte di chi (apparentemente) perde"
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Marta si racconta: "Vorrò stare sempre dalla parte di chi (apparentemente) perde".

Marta si racconta: "Vorrò stare sempre dalla parte di chi (apparentemente) perde"

Dopo Letizia, Serena, Xenia, Mariele, Sara, è la volta di Marta. Questa è la nuova generazione, che noi adulti ci perdiamo per distrazione e presunzione. Gente di Carattere che ama e desidera il cambiamento di un pezzo di mondo e lo fa entrando in azione.

Marta Caporale racconta Marta: ieri e oggi?

Ho frequentato il liceo delle scienze sociali diplomandomi nel 2010. Ho una laurea triennale in Psicologia conseguita all'Università Bicocca di Milano e un Master in INTERVENTI EDUCATIVI E RIABILITATIVI ASSISTITI CON GLI ANIMALI conquistato all'UNICAT. Ho lavorato tre anni come educatrice domiciliare e imparato tanto anche dai diversi campi di animazione nei Balcani che ho svolto. Ora lavoro nel maneggio di un’azienda agricola in provincia di Milano, ci occupiamo dei cavalli, dei bambini, dello sport, del marketing, dei rapporti con i genitori, dei progetti scolastici... ma soprattutto organizziamo attività in campagna e lezioni di equitazione per tantissimi bambini, ragazzi e adulti disabili del territorio: attività studiate con cura e strettamente individualizzate. Il futuro a volte mi spaventa, ma una cosa la so: io vorrò stare sempre dalla parte di chi perde.

Marta, c'è un mondo passato fatto di sogni e desideri; cosa è rimasto e cosa è fuggito via col tempo?

Sono fortunata e i miei sogni del passato sono sempre stati molto poco ambiziosi e forse troppo romantici: lavorare con gli animali, sentirmi utile a una causa, sentirmi amata. A occhio e croce mi sembra di poter dire che ora ci sono, sono dove volevo essere! I sogni sono ancora gli stessi e allo stesso tempo si sono moltiplicati. Quello che ho perso (credo) è l'ingenuità di pensare che basti la loro realizzazione perché tutto il mio mondo sia come vorrei.

Punto e a capo. Oggi a ventinove anni nella realtà di questo mondo, cosa ti sta più stretto?

Il sistema che abbiamo attorno mi sta stretto e sento che mi costringe. Sento che l'ansia che a volte mi assale e mi spinge a non essere serena non viene da dentro ma da fuori: da una società troppo complessa e aggressiva, da politici insulsi, da ingiustizie sociali. Cresciamo in un mondo esigente e codardo, che ci trasforma come persone. Vorrei che fossimo più liberi, che avessimo più possibilità e più tempo per sperimentare, imparare, per pensare.

Quali sono i punti fissi della tua vita?

La mia famiglia e il mio compagno prima di tutto. Penso che davvero siano la chiave per non avere troppa paura del futuro: sono davvero fortunata in questo perché ho una famiglia solida che mi ha trasmesso valori importanti e una persona a fianco che crede profondamente in me. E poi l'ironia, la mia voglia di ridere, di divertirmi e di essere felice. Non sempre riesco ad evitare di essere scontrosa, ma più spesso cerco di alleggerire le situazioni e di farmi una risata.

Il lavoro che fai, quanto realizza l'immaginario dei tuoi ventinove anni?

Fortunatamente, moltissimo! Ho deciso che avrei voluto lavorare con cavalli e ragazzi disabili durante l'estate del primo liceo. Da matti! Speravo di poter aiutare qualcuno che avesse bisogno di uno sguardo amico, sognavo di non avere muri intorno e di potermi emozionare ogni giorno e senza annoiarmi, così ho continuato ad applicarmi perché ciò avvenisse e, quasi ciecamente, forse con troppa decisione e di sicuro con fatica, sono riuscita a guadagnarmi il mestiere che volevo.

Certo... mi aspettavo tutt'altro, pensavo sarebbe stato semplice, credevo che la scuola mi avrebbe aiutata, che lo Stato mi avrebbe riconosciuta. Che ingenua! In realtà faccio un lavoro molto duro, che quasi non esiste, ma che mi permette di far parte di un mondo positivo, aperto, REALE.

Marta: domanda e ti sarà dato!

Se dovessi chiedere per me, non saprei nemmeno da dove cominciare con i desideri, materiali e no! Allora esprimo un desiderio più grosso e chiedo una rivoluzione del sistema scolastico e se possibile anche l'abolizione di fascismo e razzismo... dite che è troppo?

Tu, i cavalli e i diversamente abili... cosa vi unisce?

Immodestamente risponderei una sensibilità elevata e uno sguardo aperto. I cavalli (come tanti altri animali) sono in grado di decifrare le nostre intenzioni dai nostri gesti, di cogliere la nostra essenza da come ci muoviamo più che da quello che diciamo. Anche a me piace guardare oltre e andare più a fondo a ciò che è facile da comprendere. Tanti dei miei adorati cavallerizzi hanno lo stesso dono speciale di riuscire a leggere il mondo in uno sguardo e di vivere le emozioni per quelle che sono, anche se, a volte, non le sanno interpretare.

Le nostre passioni comuni sono lo stare all'aperto, lo sport, le passeggiate in campagna, le risate, l'affetto e le carezze reciproche, la sensazione di essere a casa anche quando si è fuori, di avere degli amici, di essere aspettati e di essere capaci e competenti. Sembra banale, ma è di questo che abbiamo bisogno io e i miei ragazzi: i cavalli lo sentono e rendono tutto quasi magico, perché sanno che noi li rispettiamo davvero, che siamo i loro compagni. Per qualcuno comunque persino le cose più banali diventano complesse, perché il mondo dei forti vuole così. Io credo invece che noi "deboli" dovremmo allearci e lottare per stare insieme a fare quello che ci piace, per crescere e diventare grandi nel modo che più ci meritiamo e comunque sempre senza barriere di nessun genere.

L’incontro è con Marta, Marta Caporale: ebbene sì, è mia figlia. È parte di quella generazione che vive il suo tempo, pieno di scelte in libertà, all’interno delle quali si realizza il compito di ogni genitore: indicare la strada, amare il suo destino, desiderare il meglio per la sua vita. Qual è il meglio? Mi viene in mente il “figliol prodigo” dove le parti si sono nel tempo invertite; eccomi come il “padre prodigo” che desidera fortemente essere abbracciato, riabbracciato oltre ogni limite, per quanto può l’umano: per il resto la misericordia di Dio farà il resto. Vivere l’umano è il primo punto di partenza da cui nessuno può sottrarsi per la scoperta del meglio. Scopro Marta, decisa e diretta nel desiderio di essere umile protagonista della costruzione di un mondo migliore. Che sia questo già il meglio?

CronistaINLibertà
a cura di Renato Caporale

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