Marianna Guzzetti alla scoperta della libertà

Un viaggio nelle nuove generazioni pronte a "riconquistare quello che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità".

Marianna Guzzetti alla scoperta della libertà
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Marianna Guzzetti alla scoperta della libertà.

Marianna Guzzetti alla scoperta della libertà

Marianna non ci sta a vivere una realtà dove tutto è tristemente preconfezionato, sente l'urgenza di cercare, domandare, scoprire la fonte di tutte le libertà. libertà che tanto ama. Il lavoro che fa con le diverse fragilità e per Marianna una continua provocazione, non vuole vivere in quel dare tutto per scontato, socialmente organizzato. Marianna non conosce ancora il suo Dio ma non ha mai smesso di cercarlo nelle diverse culture. Cerca la libertà di dipendere da qualcosa e qualcuno che possa riempirle il suo cuore. Decide di lasciarsi vivere da quello che lei definisce un uomo, uomo speciale, un santo. Marianna vuole conoscerlo e così decide di camminare, dove lui ha camminato, guardare dove lui ha guardato...

Marianna racconta Marianna...

Inizio con il dire che ho 30 anni. Quando ero adolescente ho frequentato il Liceo scientifico, ma sentivo che non era quello che mi piaceva fare e dopo un periodo di crisi ho scelto di cambiare scuola e anche di lavorare mentre studiavo. Così ho fatto i miei primi lavoretti (call center, cassiera, commessa in un negozio di scarpe) e mi sono avvicinata alle materie umanistiche come la pedagogia e la psicologia, che poco conoscevo, e mi sono diplomata. Da fuori si poteva dire “fuori tempo”, ma se non mi fossi persa e se non fossi andata in crisi non avrei incontrato quei temi che fanno parte della mia ricerca di tutti i giorni. Dopo il diploma ho scelto di continuare a studiare e mi sono laureata in Scienze dell’educazione in Bicocca.

Cosa ricordi di quegli anni?

Questi tre anni sono stati per me fondamentali, perché mi hanno fatto conoscere un sacco di belle persone, dei futuri amici e dei professori fuori dal comune che mi hanno avvicinata al teatro e alla scrittura, come mai nessuno aveva fatto. Mi ricordo che in quegli anni scrivevo tantissime poesie. Soprattutto alla fine delle mie storie d’amore. Scrivere mi aiutava a tirar fuori le mie emozioni e anche a rendere eterni alcuni momenti che ho vissuto, ma anche a liberare la creatività e l’improvvisazione. Ho iniziato poi a lavorare nel campo dell’educazione facendo numerose esperienze: educatrice in una scuola elementare, educatrice a domicilio con bambini e persone adulte con disabilità, centri estivi, educatrice nei progetti di housing. Tutte queste esperienze mi hanno arricchita e permesso di incontrare persone dalle storie davvero difficili e sono felice di aver dato un po’ di me a loro e un po’ di loro a me.

Come realizzi oggi nel tuo lavoro quel dare un po' di te?

Attualmente coordino progetti di housing e residenzialità presso la cooperativa Cascina Biblioteca. Quello che non vorrei mai perdere nel mio lavoro di tutti i giorni, e che cerco, è uno sguardo sincero all’altro, alla sua storia, alla sua unicità, cercando di aiutarlo-ad-aiutarsi a tirare fuori il meglio di sé. Non mi è sempre facile mantenere vivo quello sguardo, quando mi devo districare tra imprevisti e procedure da seguire, ma ciclicamente ho bisogno di ricordarmi perché ho scelto di fare questo questo lavoro, cosa mi ha spinto. Il bisogno di contatto con l’umano, il bisogno di essere utile al mondo, rivedere nell’altro me e risanare alcune ferite, il bisogno di ricerca. E per questa ricerca mi sono messa in cammino, un cammino che è fatto di ascolto e di conoscenza di quello che ho dentro, del mio mondo per poter stare meglio con me e di conseguenza con gli altri.

Sbaglio o questa ricerca si chiama desiderio di cambiamento ?

Sì, è così. Cambiamento. Si parla tanto di cambiamento e per tanto tempo l’ho cercato con forza, per poi capire che non cambio se non mi accetto, nel mio bene e nel mio male, con le mie paure. Come si fa a cambiare il mondo se non si parte da sé? Cambiare il mondo è un po’ il sogno di ogni educatore. E allora, io son partita, circa due settimane fa, per fare il mio primo cammino da sola in una terra magica: l’Umbria. Ho percorso più di 100 km a piedi, da Citerna ad Assisi, sulla Via di Francesco. Le strade ripercorrevano i luoghi in cui ha vissuto un santo che trovo davvero affascinante e “umano”, un uomo nato ricco e dedito alle feste, che dopo essere stato in guerra capisce che non é quello il senso della vita e lascia tutto ciò che è contorno e ornamento, costruzione, per fare una vita povera nella fratellanza e nell’amore. É stato incredibile camminare sotto il sole di settembre, con la fatica e il sudore, sentendo la vicinanza della natura e di quell’uomo che aveva cercato di trovare la bellezza in ogni cosa e di provare a costruire la pace tra gli esseri umani. In questo cammino ho incontrato occhi e storie, ma soprattutto ho avuto il privilegio di stare con me e starci prevalentemente bene. Ho parlato alle mie gambe e al mio corpo, ho rivisto quello che mi portavo dentro e mi sono usciti alcuni nodi da sciogliere, come il chiedere scusa a mia madre per le incomprensioni, ho sentito con me le mie persone care e mi sono affidata alla bellezza e alla natura che mi circondava.

Momenti di sconforto?

Ho anche pensato qualche volta “chi me l’ha fatto fare”, ma solo nei momenti più duri, ho temuto di non farcela, ma cercando di ascoltare come stava il mio corpo ho deciso anche di fermarmi quando necessario. Eh sì, a volte bisogna sapersi fermare per potercela fare, non correre. E così, il 14 settembre, sui miei passi solitari, sotto il sole rovente, con due vesciche, le lacrime e il naso che colava ho raggiunto la bellissima Assisi. La gioia è stata impagabile e ha ricoperto tutti gli acciacchi, i pentimenti e i dolori del cammino. Ho sentito una profonda gratitudine per essere viva e un senso di pura libertà. Qui aggiungo questa parola, che mi piace tanto e che continuo a inseguire nella calda speranza di poterlo essere sempre “libertà”. Dopo “ricerca”, “improvvisazione”, “cambiamento” arriva lei, la più alta e la più importante: Libertà. Si è felici se si è liberi dentro.

Marianna ha incontrato e si lascia incontrare da altri umani, stringendo nuove amicizie. Ha camminato con "sorella madre terra, sorella luna e le stelle" e si lascia abbracciare dalla commovente natura dell'Umbria e dal volto amico di Francesco. Marianna nel suo raccontarci è un fiume in piena che porta con se un sorriso pieno di luce e la baldanza dei suoi trenta anni. Credo che Francesco l'affascinate uomo e santo, abbia fatto la sua parte, in quanto a Marianna non credo proprio che lo perderà di vista. È già partita una dipendenza ideale ....che sia questa la libertà?

CronistaINLibertà
a cura di Renato Caporale

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