Lombardi Civici Europeisti: "Tamponi: pochissimi quelli effettuati, bisogna cambiare marcia"

I consiglieri regionali Strada e Carretta esprimono perplessità sulla strategia di Regione Lombardia all’interno dell’emergenza coronavirus.

Lombardi Civici Europeisti: "Tamponi: pochissimi quelli effettuati, bisogna cambiare marcia"
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Lombardi Civici Europeisti: "Tamponi: pochissimi quelli effettuati, bisogna cambiare marcia"

MILANO – “A oltre due mesi dal paziente 1 di Codogno si fatica parecchio a comprendere come si stia muovendo la Regione sulla gestione dei test sierologici e dei tamponi oro-faringei. Ieri sono stati effettuati solamente 5.053 tamponi oro-faringei e, dopo 2 giorni dall’avvio della campagna, sono stati eseguiti solamente 7.528 test sierologici. Pochissimi”.

I reagenti ai tamponi ci sono o non ci sono?

Elisabetta Strada e Niccolò Carretta, consiglieri regionali Lombardi Civici Europeisti, esprimono perplessità sulla strategia di Regione Lombardia all’interno dell’emergenza coronavirus. “Mancano i reagenti ai tamponi, dicono. Ma, nel contempo, ieri sera il capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borelli ha dichiarato che non ci sono problemi sui tamponi e si sa anche che il San Raffaele e Multimedica vorrebbero effettuarli a pagamento, dunque viene da dire che i reagenti a disposizione ci sono”, ancora dai Lombardi Civici Europeisti.

I test effettuati sono pochissimi anche nella bergamasca

“Bergamo e la sua provincia – aggiunge Niccolò Carretta –  rappresentano il territorio più colpito in termini di decessi al mondo e di contagi relativi alla popolazione. I test sierologici sono sul campo da più settimane e, dopo annunci roboanti, nella bergamasca i test effettuati sono pochissimi. Non si trova riscontro di nessun piano d’azione concreto e funzionante e chiedo spiegazioni sul perché, all’interno di questo, non vengano attivate anche le strutture private, che sono pronte con i propri laboratori per eseguire decine di migliaia di test al giorno. Il 4 maggio si avvicina ed è doveroso non perdere più tempo”.

L'incongruenza procedurale per i pazienti presunti covid domiciliari

“Per quanto riguarda le tempistiche inoltre – evidenzia Elisabetta Strada – vediamo un’altra incomprensibile e folle incongruenza procedurale per i pazienti domiciliari presunti covid. Da un lato il ritardo assoluto con cui la Regione ha iniziato a fare i test rispetto alle altre Regioni, dall'altro, l’effettuazione del test sierologico, se accerta la presenza di eventuali anticorpi, richiede l’effettuazione, successiva, del tampone oro-faringeo che accerta la malattia in corso e la contagiosità. Purtroppo questo avverrebbe dopo due settimane di distanza, post quarantena. Quindi il paziente, dopo il test sierologico positivo, dovrebbe continuare a stare in quarantena, anche se non più contagioso, in attesa del tampone, per inciso supplicato per settimane durante la malattia, che, se positivo, comporterebbe a sua volta un’ulteriore quarantena, dalle due alle quattro settimane.

"Il 4 maggio si avvicina ed è doveroso non perdere più tempo”

Il tampone, se necessario, va effettuato subito dopo il test, per sapere se il paziente è ancora contagioso: le persone, se sane, devono poter ritornare subito al lavoro dal 4 maggio per far fronte alla crisi economica, non possono certo attendere che la Regione si organizzi con i tamponi. Il test è su base volontaria, con queste tempistiche si disincentivano le persone a farlo. Lo abbiamo detto più volte. Se la Regione non è in grado di fare tamponi a tutti con tempi accettabili, che autorizzi più laboratori o li mandi ad analizzare in altre Regioni. A questo argomento è dedicato il Question Time che illustrerò in Aula il prossimo 4 maggio”.

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