L’impronta ecologica della tecnologia

L’impronta ecologica della tecnologia
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La nostra quotidianità è sempre più digitalizzata e tecnologica, tanto che oggi sarebbe abbastanza difficile immaginare un mondo senza i computer e senza Internet. Come tutte le attività umane anche quelle legate alla tecnologia hanno un impatto sull’ambiente. Vediamo quale è l’impronta ecologica della tecnologia e come fare per ridurla.

La riduzione dei consumi passa da un utilizzo sempre più responsabile dei dispositivi di qualsiasi tipo. Una crescente attenzione è rivolta anche all’uso delle app, come quelle per i pagamenti dei siti di e-commerce, ma anche di servizi d’uso quotidiano come social network, piattaforme streaming e tante altre forme di intrattenimento, tra i quali spiccano per popolarità i casinò online e i migliori siti per giocare a poker.

Impronta ecologica: cos’è

Iniziamo con il definire il concetto di impronta ecologica, che negli ultimi anni ha acquisito un’importante sempre maggiore e ne avrà ancora di più nel prossimo futuro. Si tratta di un indicatore che valuta il consumo di risorse naturali in rapporto alla capacità del pianeta di rigenerarle.

L’“ecological footprint” o “environmental footprint” prende in considerazione l’area di territorio e di mare necessaria a rigenerare le risorse che vengono consumate da una determinata popolazione umana e che sono necessarie per assorbirne i rifiuti. In questo modo è possibile comparare le conseguenze di vari stili di vita – più o meno ecologici – e anche calcolare se le attività umane possono essere assorbite dal nostro pianeta o meno.

L’impronta ecologica può essere anche individuale, comparando il livello di consumo di risorse di un individuo con la quantità di territorio disponibile pro-capite, per capire se si tratta di un’attività sostenibile o no. In relazione ai beni di consumo (grano, riso, verdure, carni) l’impronta ecologica confronta la produzione in chilogrammi con gli ettari di terreno impiegati per la coltivazione o l’allevamento.

L’impronta ecologica può essere valutata anche dal punto di vista energetico, considerando l’emissione di diossido di carbonio, espresso in tonnellate, e quindi calcolando la quantità di terreno destinato a foresta è necessario per assorbire le tonnellate di CO2 prodotte da una determinata attività.

Il merito di un indicatore come l’impronta ecologica è quello di aver ribaltato l’impostazione di tutti gli indicatori precedenti: l’obiettivo non è più capire quante persone possono essere sostenibili su un territorio, ma quanto territorio è necessario per sostenere una data popolazione.

L’impronta ecologica dell’ICT

Tutti i dispositivi che sono necessari nel settore dell’Information and Communication Technology (ICT), dai computer agli smartphone, dai router ai server, hanno un consumo di energia, quindi un impatto sull’ambiente. In particolare, gli effetti si possono dividere in tre categorie:

  • quelli che contribuiscono al riscaldamento globale;
  • quelli che aumentano il livello di inquinamento;
  • quelli che impoveriscono le risorse limitate del pianeta (come alcuni metalli come il litio).

Realizzare un dispositivo elettronico di uso comune richiede una grande quantità di combustibili fossili in tutto il processo produttivo, il consumo di minerali (spesso rari e di difficile estrazione), il consumo di acqua e di energia, ma anche la produzione di rifiuti, alcuni dei quali anche tossici.

Una volta prodotto, il device viene trasportato per lunghissime distanze dal luogo di produzione a quello dove avverrà la vendita al cliente finale. Dato che oggi la produzione è delocalizzata nei Paesi dove la manodopera costa meno come quelli del sudest asiatico, il prodotto finito fa un viaggio di migliaia di chilometri via nave, una delle modalità di trasporto più inquinanti. In più è richiesta una grande quantità di imballaggi che devono poi essere smaltiti.

Dopo che è stato venduto al cliente finale, il computer o lo smartphone richiede dell’energia per funzionare per tutta la sua vita utile. Deve essere ricaricato – nel caso dei moderni smartphone praticamente tutti i giorni – oppure deve essere collegato alla rete elettrica nel caso di un PC desktop.

Oltre al consumo di energia “locale”, cioè per il funzionamento del device stesso, le attività di un utente medio richiedono anche il consumo di energia delocalizzato in un’altra parte del mondo. Pensiamo ad esempio ai data center, cioè agli edifici in cui sono presenti i server delle principali società dell’ICT.

Quando scriviamo un’e-mail, inviamo una foto o la carichiamo su un social network, stiamo usufruendo di uno spazio virtuale a cui corrisponde un determinato server “fisico” su cui quei dati vengono immagazzinati. Tutto questo ha ovviamente un impatto ambientale sia per il consumo di territorio e risorse per la realizzazione del data center, sia – e soprattutto – per il consumo energetico che ne deriva.

Ma non è finita, perché un dispositivo elettronico aumenta la propria impronta ecologica anche quando non viene più utilizzato, cioè alla fine del suo ciclo di vita. In questo momento, infatti, deve essere smaltito e le materie prime utilizzate devono essere il più possibile riutilizzare e non disperse nell’ambiente.

Come ridurre l’impatto della tecnologia sull’ambiente

Ma se la tecnologia ha un impatto così grande sull’ambiente, possiamo fare qualcosa per limitarlo? In realtà sì, e in questo senso le nostre scelte diventano fondamentali per ridurre l’impronta ecologica delle nostre attività informatiche.

Possiamo scegliere dispositivi a basso consumo di energia e ridurre gli sprechi di energia quando non utilizziamo il device. Ma possiamo anche cercare di tenere più a lungo possibile lo stesso dispositivo, evitando la sostituzione quando è ancora perfettamente funzionante. Il settore dell’ICT è quello in cui l’obsolescenza è più elevata, ma se non abbiamo una specifica esigenza, reale e non indotta, possiamo rimandare l’acquisto di un nuovo telefono o computer.

Conclusione

Come abbiamo visto l’impatto ambientale delle attività tecnologiche è molto superiore a quello che comunemente si può pensare: per questo è opportuno avere un approccio più responsabile e in generale più consapevole nell’utilizzo della tecnologia.

 

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