Industria petrolchimica o biodiesel? Le differenze tra carburanti tradizionali e alternativi

I carburanti alternativi possono rappresentare davvero il futuro?

Industria petrolchimica o biodiesel? Le differenze tra carburanti tradizionali e alternativi
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Industria petrolchimica o biodiesel? Le differenze tra carburanti tradizionali e alternativi.

Industria petrolchimica o biodiesel? Le differenze tra carburanti tradizionali e alternativi

I carburanti alternativi possono rappresentare davvero il futuro? Di certo essi vengono presi in considerazione con la massima attenzione quando si pensa a come contrastare l’inquinamento delle città e combattere i cambiamenti climatici. Lo sviluppo di carburanti alternativi (alternativi rispetto ai combustibili fossili attuali, ovviamente) viene ritenuto il passaggio fondamentale per mettere in atto a livello globale la decarbonizzazione del trasporto, in reazione alle necessità palesate dalla COP21 di Parigi. E non si tratta solo dei trasporti su ruota, ma anche di quelli aerei e navali. È bene sapere che le strategie di decarbonizzazione relative all’utilizzo e alla produzione dei carburanti per autotrazione differiscono almeno in parte da quella per la produzione di energia elettrica e per la produzione dei combustibili per il riscaldamento domestico: una premessa doverosa per fare chiarezza ed evitare confusione.

Guida ai carburanti alternativi

Il principale impegno della direttiva che riguarda i carburanti alternativi è quello di agevolare la diffusione di infrastrutture che a loro volta contribuiscano a promuovere la ricarica di carburanti alternativi. Ma quali sono di preciso quasi carburanti? Si parla del gas naturale liquefatto (indicato con la sigla GNL), del gas naturale compresso (indicato con la sigla GNC), del gas di petrolio liquefatto (indicato con la sigla GPL) dell’idrogeno e di tutto l’insieme dei biocombustibili. Quest’ultimo, in particolare, comprende il biocherosene, il biodiesel, gli oli vegetali puri, il dimetiletere, i bioalcoli superiori, il bioetanolo, il biometanolo e il biometano. Per estensione, poi, si dovrebbe citare anche l’energia elettrica che viene ottenuta da fonti rinnovabili e che a sua volta può essere utilizzata nei trasporti per i motori elettrici.

I vantaggi offerti dai biocarburanti

I biocarburanti possono essere prodotti da biomasse che, a loro volta, provengono da coltivazioni energetiche effettuate in terreni non marginali che non possono essere sfruttati per le produzioni alimentari o da rifiuti organici di varie attività. Se è vero che questi carburanti ecologici non consentono la completa eliminazione del particolato e dell’ossido di azoto, è altrettanto vero che offrono comunque benefici di non poco conto: in primis perché sono rinnovabili, e inoltre perché favoriscono un calo della produzione di anidride carbonica. È evidente, dunque, che i carburanti alternativi hanno un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto a quelli tradizionali: il biobutanolo si presenta come alternativo rispetto al diesel e alla benzina, mentre il DME è un valido sostituto del diesel. E ancora, meritano di essere menzionati il GTL, il FAME, il bioetanolo e il biometano.

Il biodiesel

Sono 4 le tipologie di biocarburanti che i possono impiegare per i treni e per i veicoli che sono alimentati da motori diesel: si tratta del DME, del GTL, dell’HVO e del FAME. Quest’ultimo è l’estere metilico di grassi e oli naturali (FAME è, appunto, la sigla di Fatty Acid Methyl Ester): lo si può miscelare con il diesel ricavato dai combustibili fossili. A Marghera l’Eni ha dato vita a una bioraffineria in cui vengono impiegati grassi animali e oli vegetali che rappresenta il primo caso a livello globale di sfruttamento della tecnologia Ecofining per la trasformazione in bioraffineria di una raffineria tradizionale.

Come si ottengono i biocarburanti

Il dimetiletere, indicato con la sigla DME, viene ricavato dal GTL o comunque da metanolo sintetizzato a partire dal gas di sintesi che proviene dalle biomasse. Il GTL, invece, è rappresentato da paraffine che derivano da reazioni tra gas di sintesi che vengono prodotti tramite la gassificazione di biomasse. Infine per arrivare all’HVO è necessario procedere all’idrogenazione di grassi e oli naturali. La materia prima può essere l’olio di palma, ma è previsto anche l’impiego di oli non alimentari: per esempio gli oli da coltivazioni energetiche come le alghe, gli oli esausti e gli oli di scarto che provengono dalle industrie. Senza entrare in dettagli troppo tecnici, è comunque importante mettere in evidenza la necessità di un reattore di idrodeossigenazione e di un reattore di idrocracking. Per migliorare le proprietà del diesel a freddo c’è bisogno proprio dell’isomerizzazione, mentre grazie all’idrocracking si ha la possibilità di produrre tra l’altro il jet fuel.

Biocarburanti: trattamento, movimentazione, benefici

Movimentare grandi quantità con pompe industriali come quelle di Debem è uno degli impegni principali dell’industria del settore. Per il momento a livello europeo i biocarburanti costituiscono poco più del 4% del mercato complessivo. Un vantaggio considerevole ha a che fare con il fatto che per il loro sviluppo essi non impongono la progettazione o la costruzione di particolari infrastrutture. Inoltre i biocarburanti possono essere usati puri apportando delle modifiche minime ai motori o, in alternativa, essere miscelati con i combustibili fossili. Quali sono quelli da valutare per l’avvenire? In poche parole, i carburanti che si ricavano dalle biomasse che non sono usate per l’alimentazione (sia essa animale o umana), dal momento che non conducono alla deforestazione.

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