Il ministero spiega con quale criterio sono state decise le zone rosse

Pur non citando Cirio e Fontana, l'impressione è stata che Brusaferro e Rezza si riferissero per buona parte della conferenza stampa a loro.

Il ministero spiega con quale criterio sono state decise le zone rosse
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Il ministero spiega con quale criterio sono state decise le zone rosse

Il ministero spiega con quale criterio sono state decise le zone rosse

Conferenza stampa alle 16 di oggi, giovedì 5 novembre 2020, per illustrare gli indicatori che hanno portato alla definizione delle tre aree di rischio previste nell’ordinanza del 4 novembre 2020, legata al Dpcm 3 novembre 2020.

Con quale criterio sono state decise le zone rosse?

Presenti il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, che hanno illustrato gli indicatori che hanno portato all’ordinanza.

Piemonte e Lombardia mai citate direttamente

Una materia delicata, dato che in particolare i governatori di Piemonte e Lombardia, Alberto Cirio e Attilio Fontana, hanno entrambi contestato la decisione del Governo: se il primo ha dichiarato di non aver capito, dopo una notte insonne, perché la sua regione fosse diventata “rossa”, il secondo ha addirittura accusato il Ministro Speranza di aver utilizzato dati vecchi e ormai superati.  Ma di entrambe le regioni, durante la diretta non è stato fatto alcun cenno, non si sa se volontariamente, ma è possibile, presumibilmente per non coinvolgere i due tecnici in una polemica prettamente politica. Riguardo alla Lombardia, i relatori hanno solo parlato della gravità della situazione utilizzando il termine “evidente”, ma ad ogni modo, anche se non citati esplicitamente, Fontana e Cirio sono parsi come i destinatari principali di molte parti della conferenza stampa, in cui è stato ribadito più volte che tutte le scelte fatte sulla base delle previsioni di rischio erano ben note ai presidenti di tutte le regioni.

“Analisi dei rischi e misure di contenimento già note da 24 settimane”

“E’ molto importante fare chiarezza per capire i processi  basati su indicatori oggettivi – ha dichiarato il Direttore Generale Gianni Rezza – Tutto è migliorabile, certo, ma le i fattori e gli indicatori che poi portano a scelte anche dolorose, vanno letti in modo completo”. Sono molti i fattori utilizzati per analizzare il fenomeneno pandemico. Tra tutti, ovviamente, spicca per “fama” l’ormai noto Rt che indica quanto l’infezione “corra” tra la popolazione. Ma in totale sono 21 gli indicatori che, messi insieme, descrivono la situazione generale e delineano anche le misure da attuare per contrastare l’espansione dei contagi.

Silvio Brusaferro

“Gli indicatori si possono dividere in macro-categorie – ha spiegato Il Presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro – Ci sono quelli di processo che descrivono quanto il sistema riesca a fornire informazioni e dati completi utili per l’analisi del fenomeno. Se una regione, per esempio, non riesce a fornire informazioni complete sui contagiati, sulla rete di contatti, se salta questo strumento perché ci sono troppi contagi, allora questo indicatore è sintomo di un alto rischio. E di questo si deve tenere conto per definire le azioni da prendere. Poi ci sono gli indicatori di esito, come Rt, che ci dice quanto il virus può infettare”.

Lo strano caso di Campania e Calabria

Ovviamente a tenere banco nell’ambito della conferenza stampa è stato anche il caso di due regioni in particolare, la Campania e la Calabria. Per molti, infatti, l’aver inserito la Campania in zona gialla è stata una scelta criticabile. Mentre la decisione di definire la Calabria come zona rossa è risultata una sorpresa inaspettata. “Si deve sempre fare riferimento agli indicatori di processo che, tra le altre cose, descrivono la capacità di resilienza del sistema sanitario – ha continuato Rezza – Se una regione non riesce a compilare i dati dei cari segnalati, come la Valle d’Aosta, si tende a sottostimare e l’Rt che si rileva non è affidabile. E occorre intervenire in fretta. Perché l’Rt è predittivo del fenomeno, indica il trend delle settimane successive. Sulla Lombardia tutti sappiamo che la situazione sia particolarmente critica. Per quanto riguarda la Calabria la situazione è molto delicata: l’Rt è molto alto e questo ci dice che nelle prossime settimane i casi aumenteranno molto. E c’è anche una sofferenza del sistema sanitario. Se l’indice di occupazione dei posti letti e delle terapie intensive è sopra il 50 per cento, e magari non si riescono a contenere focolari, e poi non si può più tracciare, allora il rischio è molto alto“.

Per la Campania il caso è ovviamente diverso.

“In Campania l’indice Rt è più basso che in altre regioni – ha chiarito – Ci sono molti casi, come in tutta Italia, perché la trasmissione è aumentata nelle scorse settimane. Ma poi si è stabilizzata anche se su numeri alti, ma non sta crescendo in moto netto. C’è sofferenza. Ma forse gli interventi adottati con ordinanze regionali, oltre a quelle nazionali, potrebbero aver avuto un effetto sulla trasmissione”. Di fronte alle dichiarazioni di alcuni presidenti di regioni, davanti alla sorpresa di alcune fasce di popolazione, il punto di vista della Cabina di regia è molto chiara. “La definizione dei rischi e la strategia di contenimento sono due aspetti studiati e condivisi con tutti gli Enti coinvolti – ha affermato Brusaferro – Dall’inizio della pandemia abbiamo agito per fasi. Prima abbiamo modellato la curva, poi siamo entrati in un momento decrescente. Ora siamo qui in fase di rimodulazione per controllare la curva e riportarla a una velocità controllabile per affrontare i prossimi mesi. Ci sono diversi strumenti che aiutano a definire le strategie per affrontare il rischio: prima di tutto la Cabina di regia che si avvale dell’Istituto superiore di Sanità per elaborare la valutazione del rischio settimanale. Questo ci indica come si “viaggia”: il flusso di indicatori e di analisi, però, è iniziato 24 settimane fa ed è sempre stato condiviso. Anche perché nella Cabina ci sono tre rappresentanti della conferenza Stato regioni. A partire dal 4 maggio questi indicatori era ben noto che a ottobre ci sarebbe stato un passaggio di fase”.

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