diario di viaggio

Il Giornale dei Navigli in trasferta: quel viaggio atteso da due anni | Giorno 1

Sono le 5 del mattino di venerdì 5 agosto e stranamente mi sento quasi riposato dopo essermi alzato 3,30 del mattino di giovedì 4...

Il Giornale dei Navigli in trasferta: quel viaggio atteso da due anni | Giorno 1
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La diretta, o quasi, da Il Giornale dei Navigli in trasferta: quel viaggio atteso da due anni | Giorno 1

Il Giornale dei Navigli in trasferta

LOS ANGELES - Non poteva che essere così. Per un matrimonio che doveva celebrarsi nel maggio 2020, rimandato più e più volte causa pandemia, ha fatto seguito un viaggio di nozze programmato, poi spostato, annullato, riprogrammato e cancellato nuovamente, e infine ridefinito per questo mese di agosto. Ma ora ci siamo, finalmente.

Vi scrivo dalla camera del nostro primo hotel in cui siamo arrivati qualche ora fa a Los Angeles. Sono le 5 del mattino di venerdì 5 agosto e stranamente mi sento quasi riposato dopo essermi alzato 3,30 del mattino di giovedì 4, aver volato con scalo Londra per quasi tutto il giorno ed essere approdato, quasi per magia (così vedo un po’ il fuso orario), nel primo pomeriggio di venerdì in aeroporto. Peccato che per me fosse quasi mezzanotte...

Note di viaggio

Giusto un paio di annotazioni dal viaggio, altro non posso raccontare per ora: Milano (Malpensa) ha un sistema di controllo bagagli davvero efficiente rispetto a viaggi precedenti: non si devono tirare fuori liquidi e apparecchiature elettroniche dal proprio bagaglio a mano. La scansione avviene mantenendo tutto internamente e, solo in poche occasioni, chiedono di aprire per ulteriori controlli.

Scalo a Londra

La sorpresa è stata arrivati a Londra, per lo scalo prima di prendere il volo per Malpensa: per quanto fossimo già nell’area controllata e solo in transito lì si ricomincia da capo. Se infatti del controllo passaporti, già effettuato a Milano, ne hanno tenuto conto, così non si può dire per il bagaglio. E qui si rasenta l’assurdo in quanto a regole senza alcun senso.

Ok, togliamo le apparecchiature elettroniche dallo zaino, ok, i liquidi (max 10 a testa sotto i 100 ml) devono essere rigorosamente in un sacchetto trasparente 20x20 cm che deve essere chiuso sigillato, altrimenti chissà cosa succede (secondo loro). Facciamo tutto diligentemente (anzi no, in realtà io dimentico bellamente di togliere il pc dallo zaino, ma quello è stato l’ultimo dei problemi) e due bagagli su due vengono messi “nell’imbuto” dei controlli approfonditi.

A quel punto viene il bello: degli addetti alla sicurezza (che chiaramente fanno il loro lavoro, voglio sottolinearlo) tirano fuori tutto ciò che è presente nel bagaglio per ispezionare anche (probabilmente) se gli accostamenti cromatici sono di loro gradimento. Non parliamo di quando hanno dovuto analizzare una bomboletta per l’asma. Chissà quale arma chimica o esplosivo pensavano di trovare. Vabbè, vediamo il lato positivo: avevamo 2 ore e mezzo di scalo a Londra, diciamo che ci hanno aiutato a far passare il tempo...

Il viaggio nel tempo e l'arrivo a Los Angeles

Con Londra ho abbandonato ufficialmente ogni rimasuglio di “milanese imbruttito” che è in me e, dopo 11 ore di volo snelle, in cui ho passato il tempo principalmente a mangiare ogni schifezza mi venisse offerta, con tanti ringraziamenti da chi produce il maalox, e iniziare a vedere film per poi svenire in mille pisolini a metà di ognuno di essi (le sole due ore di sonno della notte precedente cominciavano a urlare vendetta non poco).

Siamo arrivati a Los Angeles, un po’ in anticipo secondo quanto ha bofonchiato il comandante in uno di quei messaggi incomprensibili tipici dell’aereo, c’era casino agli sbarchi, in più un aereo ha perso carburante in una piazzola di stallo, risultato: un’ora fermi sulla pista di atterraggio.

Altri controlli, altre camminate, altre file interminabili prima dell’interrogatorio al controllo passaporti e poi l’odissea per arrivare al parcheggio delle auto a noleggio, dove ci hanno rifilato un macchinone con cui ho dovuto familiarizzare un attimino prima di mettermi in moto. Raggiunto l’hotel, chiaramente ormai verso l’ora di cena (ma per noi le 5 del mattino) c’è stato solo il tempo (e la forza) per due passi, due di numero, e dirci... buonanotte.

A domani (o quando ne avrò voglia, sono in viaggio di nozze, del resto)

Andrea Demarchi

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