il progetto sociale

I detenuti del carcere di Opera a scuola per imparare a lavorare nei cantieri edili

Grazie al nuovo progetto in carcere per il reinserimento sociale dei condannati nove persone hanno già trovato un impiego

I detenuti del carcere di Opera a scuola per imparare a lavorare nei cantieri edili
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Inaugurato oggi nel carcere di Opera il laboratorio edile per i detenuti

OPERA - E' stato inaugurato oggi all’interno dell’Istituto carcerario di Opera il laboratorio della Scuola Edile per incrementare le opportunità di lavoro tra le persone detenute e favorire il loro reinserimento sociale.

Il Protocollo del progetto è stato firmato lo scorso anno dall’Amministrazione penitenziaria di Opera, Assimpredil Ance, FENEAL UIL, FILCA CISL, FILLEA CGIL, Esem-Cpt, Umana SpA e Fondazione Don Gino Rigoldi. Le attività di formazione edile intramuraria per la promozione di attività lavorative extramurarie da parte di persone in stato di detenzione si svolgeranno all’interno del laboratorio di 170 mq, stabile e appositamente attrezzato, che sarà gestito da ESEM-CPT.

Un progetto in carcere per il reinserimento sociale dei condannati

L’obiettivo della Scuola Edile è quello di sviluppare una attività formativa costante, partendo dalla figura del manovale, ma non escludendo di poter nel tempo innescare meccanismi di valorizzazione delle diverse competenze già presenti tra i carcerati interessati al lavoro nel settore delle costruzioni.

Le modalità di inserimento lavorativo verranno di volta in volta definite in base alle opportunità di lavoro secondo le esigenze delle aziende e le possibilità dei singoli detenuti, nell’ambito dei programmi di trattamento predisposti dalla Direzione dell’Istituto Penitenziario e sottoposti alla Magistratura di sorveglianza per l’approvazione.

Nel laboratorio verrano costruite delle casette in muratura che rappresenteranno i futuri cantieri edili

L’edificio dove si trova il laboratorio è stato ristrutturato e attrezzato da ESEM-CPT, che ne ha curato la parte funzionale e lo ha dotato dei materiali e attrezzature necessarie per il corso base di manovale. Gli alunni, infatti, realizzeranno delle piccole casette in muratura potendo in tal modo apprendere le modalità operative che poi serviranno in cantiere nella esecuzione delle opere. La Scuola Edile è stata realizzata per consentire un più mirato percorso di formazione ai detenuti, che potranno essere affiancati da tutor specializzati per l’accompagnamento motivazionale e personale oltre che da docenti di consolidata esperienza in cantiere.

"La prigione serve se rieduca", dice il sottosegretario alla Giustizia

“La detenzione – ha dichiarato Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia con deleghe al Trattamento dei detenuti, Provveditorati, Giustizia minorile e di comunità – serve se rieduca, altrimenti si riduce ad una parentesi fra un’azione criminale e l’altra. Per questo il Ministero della Giustizia favorisce ogni genere di percorso trattamentale che consenta ai reclusi di formarsi e lavorare.

I dati sui tassi di recidiva parlano chiaro: smette di delinquere soprattutto chi impara un mestiere, confrontandosi con la fatica dell’apprendimento e con le regole del mercato, quali il rispetto dei colleghi e la leale collaborazione. Per raggiungere l’obiettivo e, contemporaneamente, assolvere al dettato costituzionale in merito alla funzione rieducativa della pena è necessario il concorso di tutta la Comunità. L’esecuzione penale non è una questione privata fra condannato e amministrazione penitenziaria, ma si giova del contributo di aziende, associazioni ed enti di formazione che vi partecipano, collaborando al raggiungimento dei suoi fini. Ringrazio quanti hanno reso possibile l’inaugurazione di una Scuola edile all’interno del carcere di Opera e auspico che iniziative simili siano replicate anche presso altri Istituti del nostro Paese. Il lavoro e la formazione in carcere non sono un premio, ma un investimento per la sicurezza di tutti”.

La presidente del Consiglio Comunale di Milano Buscemi

"Questo progetto – ha spiegato Elena Buscemi, presidente del Consiglio Comunale di Milano – è un chiaro esempio di come pubblico e privato possano fare moltissimo insieme, anche in un ambito così complicato come quello dell'amministrazione penitenziaria e più in generale del sistema carceri. Oggi date una possibilità in più a chi sta scontando una pena e vuole farlo, come previsto dalla Repubblica e dalla Costituzione, attraverso la rieducazione, quindi lo studio, la formazione, il lavoro e la volontà di reinserirsi in società in maniera positiva e attiva. L'inclusione passa certamente da qui. Sono certa che in molti cercheranno di cogliere e replicare in altri ambiti lavorativi questa nuova opportunità".

Il direttore del carcere di Opera: "il lavoro umanizza e permette all’uomo di realizzarsi"

“Il lavoro – ha affermato Silvio Di Gregorio, Direttore Amministrazione Penitenziaria di Opera – è lo strumento principale non solo del trattamento penitenziario, ma anche per avere una vita dignitosa. Aggiungerei che il lavoro umanizza, cioè, permette all’uomo di realizzarsi e di completarsi come persona, perché lo mette in relazione alle altre quale soggetto che contribuisce al progresso materiale e sociale della propria comunità. In quest’ottica la collaborazione con Assimpredil ANCE, con le organizzazioni sindacali, con ESEM per la formazione professionale, e con Umana, offre una incredibile opportunità sia ai detenuti, che potranno mettere a disposizione le proprie competenze e ricevere una giusta retribuzione, sia alle imprese che potranno trovare quella manodopera qualificata e certificata che il mercato del lavoro oggi non riesce ad offrire.

Grazie a Gino Rigoldi, agli educatori e alla polizia penitenziaria

Ma aggiungerei anche il vantaggio per l’intera comunità che troverà finalmente quelle competenze necessarie a produrre reddito e benessere, sia in termini di aumento del pil che in termini di abbattimento della recidiva, dando piena attuazione al dettato costituzione di cui all’art 3, comma 2 Cost. Infine, ma non per ultimo, un profondo e sentito ringraziamento va a Don Gino Rigoldi perché è chi ci ha fatto incontrare, è lui che ci ha messo attorno a questo tavolo. Infine, è doveroso ringraziare gli educatori e la polizia penitenziaria della casa di reclusione di Milano opera perché senza il loro contributo, la loro competenza e la loro professionalità non saremmo in grado di offrire alla popolazione detenuta un così alto standard di iniziative trattamentali vere e finalizzate all’effettivo reinserimento sociale”.

La presidente Assimpredil: "Nove persone hanno già trovato un impiego"

“L’esperienza che abbiamo fatto e stiamo ancora gestendo, per l’inserimento delle prime 9 persone nelle nostre imprese – ha aggiunto Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance, Associazione delle imprese Edili e complementari delle Province di Milano, Lodi e Monza Brianza – ci ha insegnato, infatti, che è fondamentale accompagnare nella quotidianità il ritorno al lavoro del carcerato. Non è sufficiente occuparsi del solo lato organizzativo del lavoro, bisogna occuparsi anche dell’uomo e delle sue fragilità e difficoltà.

Io credo che ai nostri imprenditori, quelli che hanno accettato la sfida, vada riconosciuto il merito di aver messo il cuore nella accoglienza oltre che il tempo per gestire i tanti problemi che si sono presentati. È questo il volto del fare impresa sostenibilmente di cui parliamo tanto negli eventi, ma che in questi mesi ho potuto vedere concretizzato nelle azioni, a volte quasi da buon padre di famiglia, che i miei colleghi hanno fatto giorno dopo giorno, fuori dai riflettori ma dentro la determinazione di raggiungere l’obiettivo”.

Don Gino Rigoldi: "così ancora più semplice l'applicazione dell'articolo 21"

“Dare stabilità alla Scuola edile all'interno della Casa di Reclusione di Opera – ha concluso Gino Rigoldi, presidente Fondazione Don Gino Rigoldi – significa rendere ancora più semplice l'applicazione dell'articolo 21 per il lavoro esterno, la strada maestra per il reinserimento delle persone recluse, perché ci assicura che, appena concluso il corso, l'accesso al lavoro potrà avvenire immediatamente, senza tempi di attesa. Cercheremo di attivare quanti più cicli formativi possibili, confortati dai risultati positivi della sperimentazione già realizzata”.

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