Facce da P: l’appuntamento settimanale con tre P…apà

Tre papà, tre blogger o content creator, che dir si voglia. Li incontriamo nuovamente (e virtualmente, per ovvie ragioni) in questa (quasi) nuova avventura.

Facce da P: l’appuntamento settimanale con tre P…apà
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Facce da P: l’appuntamento settimanale con tre P…apà.

Facce da P: l’appuntamento settimanale con tre P…apà

Li abbiamo lasciati quasi un anno fa, quando con due di loro avevamo parlato della loro esperienza di papà raccontata anche sui loro social. Ora li incontriamo nuovamente (e virtualmente, per ovvie ragioni) in questa (quasi) nuova avventura.

Facce da P.: chi sono?

Sono Beppe, Marco e Francesco. Tre papà, tre blogger o content creator, che dir si voglia. Era stata molto apprezzata quella lunga chiacchierata riguardo il ruolo di padre ai giorni nostri, cercando di superare il concetto di “mammo”. Tutti eravamo ancora ignari dell’anno che avremmo dovuto forzatamente “abbracciare”.

Dopo una prima stagione in cui i tre papà hanno raccontato semplicemente - o difficilmente, visto il doversi reinventare causa pandemia anche nel ruolo di genitori - il loro semplice “essere papà”, in questa seconda stagione Facce da P ha voluto allargare il menu, continuando a portare la propria esperienza genitoriale ma trattando anche di altre tematiche: disabilità, volontariato, attualità, sport, adozioni, omofobia. Ma anche comicità, quella sempre, e salute.

Lo sbarco su Youtube

Il format è sbarcato su Youtube dove a cadenza settimanale c’è una nuova puntata, rigorosamente in diretta (Facebook e Youtube), visibile poi sul canale per chi non può seguirla online. Un bar virtuale, per usare un termine già caro ai tre, dove poter parlare con semplicità ma al tempo stesso rigore riguardo gli argomenti affrontati, grazie anche ai numerosi ospiti che si avvicendano ogni settimana. Qualche nome? Marco Berry, Sergio Parisse, Maurizia Cacciatori, Melita Toniolo, Claudio Lauretta e tanti altri. Un format snello, agile, con picchi di “ironia e romanticismo”, come ci raccontano.

Ma scopriamo dalla loro stessa voce (su carta) i segreti di Facce da P.

In questa seconda edizione avete ospiti famosi. Ma quale è il vostro segreto?

Il nostro segreto è che crediamo nel nostro progetto e nelle persone e non abbiamo timore a proporci. Sappiamo chi siamo, siamo consapevoli di quello che facciamo e non abbiamo nessun timore a confrontarci con chiunque. Ci siamo sempre rapportati con naturalezza e spontaneità a prescindere da chi fosse l’ospite, e questo credo che abbia contribuito a renderci credibili sia con loro che con il nostro pubblico.

Siete molto “fluidi” nelle vostre dirette, complimenti! Talento innato o frutto di altre esperienze?

Più che di talento direi che per poter riuscire a fare bene un programma simile servono tre ingredienti, l’uno imprescindibile dall’altro: avere qualcosa da dire, saperlo fare bene, e continuare ad imparare qualcosa di nuovo ad ogni puntata. Poi ovviamente le nostre esperienze personali legate al teatro, all'animazione turistica e al saper parlare in pubblico hanno aiutato!

La prima edizione era incentrata sul vostro essere P… padri, tra le altre P che mi vengono in mente. Avete allargato le tematiche trattate ora. Come è nata questa parziale trasformazione?

La trasformazione è stata figlia della necessità di trattare in maniera più libera e aperta gli argomenti che ci trovavamo ad affrontare. Abbiamo sentito il bisogno di essere Francesco, Marco e Beppe invece de “I papà di…”, cosa forzata anche dal fatto che la nostra fan base iniziale era costituita inizialmente da chi seguiva i nostri percorsi “solisti” e ci conosceva e riconosceva solo in quella veste.

Chi è il vostro pubblico? A chi vi rivolgete?

Per quanto parlando del mondo social possa suonare come una bestemmia, non credo che abbiamo un target preciso. Trattando temi così diversi fra loro non abbiamo uno specifico pubblico di nicchia. Diciamo che chiunque può trovare almeno una puntata di Facce da P su misura per lui o lei.

Ma le vostre pagine “individuali” procedono, giusto? Raccontatemi un po’ cosa altro state combinando.

BEPPE LAMBERTO

Facce da P
Sui social sono nato come un papà separato che viaggiava con la propria figlia piccola (blog Papà Travel Experience) nei pochi momenti in cui riuscivamo a stare insieme. Col passare del tempo poi le mie esperienze si sono allargate: ho pubblicato due libri, ed oltre a raccontare di viaggi con bambini, genitorialità e separazione ho iniziato a trattare altri temi quali la crescita personale ed il cambiamento.
Così, ampliando i contenuti, mi sembrava logico cambiare anche il nome scritto sul contenitore. Da “Papà Travel Experience” a “Beppe Lamberto”, che ovviamente contiene ancora tutto ciò che è travel e separazione. È stata una scelta sofferta, ma alla fine anche la via più corretta per rimanere coerente con me stesso.

FRANCESCO CANNADORO

FRANCESCO CANNADORO
Io sono un content creator sull’argomento disabilità e genitorialità. Sono presente su Instagram e su Facebook (e da pochissimo su TIK TOK ma con poche aspettative e pretese). Uno dei primi (se non il primo) a trattare l’argomento disabilità in tono leggero e non pietistico. Questo nuovo tipo di narrazione (che ormai ha preso piede e di questo ne sono felice) permette alle persone di entrare in contatto con un mondo al quale probabilmente non si sarebbero mai avvicinate se non fossero state attirate da una risata.
“Una risata li seppellirà” è diventato “una risata li sensibilizzerà”. C’è una frase che riassume il mio intero percorso: “La disabilità fa schifo. Ma la tua vita, nonostante la disabilità, fa schifo solo nella misura in cui tu glielo consenti.

MARCO FAGNANI

Facce da P
Il percorso di Giorni da Papà è nato da poco ma sono molto felice di quello che si sta costruendo intorno a questo progetto. Nata come pagina Instagram ora ha il suo sito di riferimento e la mia speranza è quella di unire la normale vita di un papà, creando possibilità di dibattito e confronto , al teatro.
La creazione di laboratori teatrali dedicati ai papà e ai figli, e allargati poi anche alle mamme, sono per me una sfida ma anche un fantastico segno che il teatro può essere davvero una bella via per la comunicazione figli/genitori.

In un periodo di bar chiusi voi definite il vostro spazio un “bar virtuale”? Cosa fare una volta che torneremo in zona bianca? Avete altri progetti in serbo?

Quando tutta questa faccenda finirà, credo che cercheremo il modo di far diventare Facce da P un progetto live, come era nei nostri piani. Incontrare dal vivo e bere una birra con quegli ospiti straordinari che abbiamo avuto il piacere e l’onore di conoscere in questa meravigliosa avventura, e poter guardare negli occhi tutte le persone che solitamente ci seguono da dietro uno schermo sarebbe bellissimo.

Social network nell’occhio del ciclone. Quale è il vostro punto di vista a riguardo?

Non demonizziamo i social, purché ognuno non perda mai la consapevolezza del fatto che la vita, quella vera, è da un’altra parte. Il social è un mezzo e il mezzo, se usato male, può creare grossi danni; ma se usato correttamente può dare la possibilità di incontrare persone e storie che (forse), senza social, non avremmo mai incontrato.
La curiosità, per chi non ha mai avuto modo di “incontrarli”, credo sia ormai ad un buon livello compreso tra “l’altissimo” e “l’estremo”. Appuntamento quindi sulla pagina Facebook “Facce da P” (https://www.facebook.com/talkshowfaccedap) o sul canale Youtube omonimo. Trovarli è semplicissimo: basta digitare, come avrete ormai capito, “Facce da P”.
Andrea Demarchi

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