Esclusiva intervista ad Andrea Ranocchia: il suo punto di vista sull’Inter
Elogia il lavoro della dirigenza, in particolare di Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin.
La squadra dell’Inter, reduce dal trionfale scudetto conquistato nell'ultimo derby contro il Milan, vive l'apice della stagione sotto la sapiente guida di Simone Inzaghi. Ad elogiarne la vittoria l'ormai in pensione ex capitano nerazzurro Andrea Ranocchia, il quale ha espresso tutta la sua gioia per questo risultato in una recente intervista.
Mentre i giocatori della Beneamata si preparano per la Champions League di ottobre, Andrea Ranocchia condivide i suoi ricordi con la redazione di sitiscommesse.com. Racconta chi lo ha sostenuto dentro e fuori dal campo, rievoca match indimenticabili e parla dei suoi idoli del calcio contemporaneo. Senza peli sulla lingua.
Un derby difficile da dimenticare
Nel corso dell’intervista, Ranocchia si dimostra ancora molto legato ai colori della maglia che ha indossato per undici anni e, interrogato sul secondo scudetto, esprime grande felicità, sottolineando di avere ancora molti amici nello staff.
Impossibile non rievocare la sconfitta nel derby del 2011, proprio l'anno del suo arrivo all'Inter. Una stagione singolare, marcata da una rocambolesca rimonta contro il Milan che si infrange nel derby, con i nerazzurri a due punti di svantaggio. Tuttavia, Andrea Ranocchia affronta la sconfitta con filosofia: “Purtroppo è finita male, ma nel calcio funziona così, non può andar sempre tutto bene.”
Il ruolo della dirigenza nella vittoria dell’Inter
Tornando al presente dell’Inter, Ranocchia elogia il lavoro della dirigenza, in particolare di Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin. La dirigenza nerazzurra, infatti, è stata capace di individuare e ingaggiare giocatori di talento a basso costo. Non è da tutti riuscire in questa impresa: “(...) con poco budget, trovare sempre ogni anno, dei giocatori di altissimo livello anche a parametro zero, come è successo negli ultimi anni, è difficilissimo.”
Ranocchia cita l'esempio dell’audace cambio di portiere avvenuto quest'anno, da André Onana a Yann Sommer: il primo, una certezza nella passata stagione, è stato sostituito dal secondo, che si è rivelato un acquisto di grande valore nonostante le iniziali incertezze. Menzione d'onore anche per l’attaccante Marcus Thuram, protagonista indiscusso dello scudetto, rivelazione inaspettata al suo primo anno all'Inter, anch’egli acquisito a parametro zero.
Simone Inzaghi, un allenatore generoso
Se lo staff è fondamentale per il successo di una squadra, il ruolo dell'allenatore è imprescindibile. L'ex difensore nerazzurro Andrea Ranocchia sottolinea che il trionfo dell'Inter è frutto delle doti di leadership di Simone Inzaghi, figura centrale in ogni aspetto, dagli allenamenti alle partite, e della sua empatia che gli permette di immedesimarsi nei suoi giocatori.
L'empatia è il vero valore aggiunto di Inzaghi, come sottolinea Ranocchia. Negli ultimi tre anni, il suo metodo si è basato sulla capacità di ascoltare e gestire i calciatori, dimostrando di sapersi mettere nei loro panni e comprendere le loro esigenze.
La piaga del calcio moderno
Chi segue il calcio da tempo riconosce come le cose siano cambiate: il rapporto tra tifosi e giocatori si è fatto più stretto grazie ai social media. Ognuno può raggiungere il proprio idolo con pochi clic, magari inviando un messaggio su Instagram e commentando i risultati delle partite. La pressione è alta e anche Ranocchia afferma di ricevere messaggi continuamente: “Prima in Italia si diceva che c’erano 60 milioni di allenatori, adesso ci sono 60 milioni di allenatori e 60 milioni di giornalisti”.
Secondo Ranocchia, la pressione incide sul carattere e sul temperamento dei giocatori in campo. Anche se non giustifica comportamenti scorretti come i commenti razzisti di Francesco Acerbi rivolti a Juan Jesus, Ranocchia ritiene che il problema sia più ampio e sistemico. Sostiene che si debba partire dall'educazione, che deve iniziare in casa e nelle scuole. FIGC e Lega Calcio stanno facendo molto, ma non è sufficiente se l'educazione non parte anche fuori dallo stadio.
Andrea Ranocchia, tra passato e futuro
Gigante in difesa, leader indiscusso e stratega sopraffino, Ranocchia ha conquistato il cuore non solo dei tifosi nerazzurri, ma di tutti gli appassionati di calcio. Cresciuto nel vivaio del Bastia, approda all'Inter in un momento leggendario, quello successivo al Triplete di Mourinho.
Qui indossa la fascia da capitano e diventa una colonna portante della squadra per diverse stagioni. Successivamente si trasferisce al Monza di Galliani e Berlusconi, dove purtroppo un brutto infortunio pone fine prematuramente alla sua carriera.
Dopo il ritiro dal calcio nel 2022, l'ex difensore nerazzurro Andrea Ranocchia ha intrapreso una nuova avventura, dedicandosi al mondo della ristorazione nella sua amata Umbria. Sebbene ormai lontano dai fasti di San Siro, la passione per l'Inter rimane forte, soprattutto in questo periodo di successi per la squadra.
Tuttavia, sembra che il legame con il calcio si proietti nel futuro attraverso suo figlio, che ha iniziato a giocare a calcio. "Da padre, l'importante è che sia contento, si diverta e faccia amicizia, perché deve essere così" afferma Ranocchia. Poi, se avrà la stoffa del padre, si vedrà tra qualche anno.