riflessioni

Delinquenza minorile… ma per favore!

Datemi la mano e non mollatemi. Se non siete disposti a darmi questo, lasciatemi andare.

Delinquenza minorile… ma per favore!
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Non chiamatemi delinquente, sono solo figlio di una generazione senza principi e fine se non Il benessere materiale... Nulla più da raccomandare e da raccomandarsi. Così, mentre la politica, le istituzioni di ogni ordine e grado, arrancano sulla questione scottante che il mondo degli adulti chiama delinquenza minorile, si cercano soluzioni e nuove regole e iniziative.

"Delinquenza"? Boh

Senza volere accettare che le nuove generazioni, nascano, crescano e vivano senza più riferimenti ideali. Senza più quel padre e quella madre impegnati a loro volta nell'affermazione di sé. La delinquenza minorile (delinquenza? boh) è in continua crescita, come i dati nazionali confermano, in una situazione che si avvicina pericolosamente a una vera e propria emergenza. I dati nazionali comprendono in modo forte anche quanto accade nel nostro territorio. Parliamo dei nostri comuni a sud di Milano dove non di meno esiste questo "scandalizzarsi" della crescita di atti vandalici in ogni forma, dove sono protagonisti i nostri giovani. Di cosa ci scandalizziamo? I servizi sociali del nostro territorio vivono da impotenti situazioni da cui è impossibile districarsi.

"Sono quello che mi avete lasciato in eredità"

Il passo è breve, aumentano i cosiddetti “messi alla prova” prima del carcere minorile. Messi alla prova? Alla prova con chi? Chi si occuperà di loro? Saranno nuove regole da seguire? Non prendiamoci in giro, non prendiamo per il c..o la questione e almeno non ripetiamo la tiritera di sempre: "ai miei tempi..." I tempi sono diversi? E allora? E poi in quei “nostri tempi" abbiamo fatto di tutto per non fare mancare nulla ai nostri giovani: abbiamo mal-creato ambiti alternativi all'oratorio, alla sezione di partito o di luoghi di aggregazione. Strutture e nuove strutture, messi a disposizione, come campi di calcetto e giardini attrezzati con ogni bene. Frequentazione quasi zero. Poi il grande tempo dei luoghi "autogestiti": il primo grande fallimento ideologico.

Mi fermo un momento e mi domando: “Renato, da dove hai iniziato questo scrivere e perché? Non chiamatemi delinquente o teppista o baby gang. Non scandalizzatevi di come sono e di cosa faccio. Sono quello che mi avete lasciato in eredità, la vostra sete di potere, di possesso, di mancanza di scopo. Avete goduto dei miei risultati a scuola, mi avete chiamato il migliore dei figli. A me cosa serve? Un padre, una madre, una famiglia, magari unita degli esempi da seguire. Datemi la mano e non mollatemi. Se non siete disposti a darmi questo, lasciatemi andare.

Buone vacanze a tutti coloro che sono stati lasciati andare.

renato.comunicazione@gmail.com

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