L'ANALISI

Cronache da Milano Sud

Milano Sud è cambiata, eppure non si è tradita.

Cronache da Milano Sud
Pubblicato:

Ci sono quartieri che non si limitano a vivere: raccontano. Milano Sud, con i suoi Navigli, è uno di quelli. Qui il passato non è un capitolo chiuso, ma un dialogo aperto che si mescola alla vita di oggi, tra locali pieni, biciclette che sfrecciano e anziani che ricordano “com’era prima”.

Camminare lungo l’Alzaia Naviglio Grande, specie nelle prime ore del mattino, è un’esperienza che ha qualcosa di cinematografico. Le saracinesche ancora abbassate, l’odore di caffè che arriva dalle torrefazioni storiche, l’acqua che scorre lenta come un prologo. E in fondo, il fascino è proprio questo: la sensazione che, anche se la città cambia a una velocità vertiginosa, qui ci sia sempre un pezzo che resiste. Un po’ come quando, per spezzare la routine, si decide di cercare un diversivo e lo si trova in un passatempo insolito, magari provando Slotsgem Italy, mentre fuori piove e i Navigli si tingono di grigio.

Leggende tra le acque

Si racconta che, secoli fa, lungo questi canali girassero più che barche e chiatte. C’erano storie di ladri fantasma che svanivano tra le nebbie, di amori proibiti che trovavano rifugio sulle rive isolate, di mercanti che si arricchivano (o rovinavano) in una notte.

Il Naviglio Grande, inaugurato nel 1272, è stato la prima grande arteria d’acqua a collegare Milano con il Ticino e quindi con il mare. Non serviva solo a trasportare merci: portava idee, lingue, sapori nuovi. Era una porta aperta sul mondo, e ogni approdo diventava il punto di partenza di un racconto.

Il quartiere che non dorme mai

Oggi i Navigli sono il cuore pulsante della movida milanese, ma ridurli a questo sarebbe un torto. Qui convivono osterie centenarie e gallerie d’arte contemporanea, botteghe di liutai e laboratori di moda, cortili dove l’eco di un grammofono sembra ancora possibile.

Lungo via Vigevano e Ripa di Porta Ticinese, i muri parlano con i murales, mentre nelle corti interne si custodiscono memorie di feste di paese e panni stesi. E poi c’è la Darsena, rinata dopo anni di abbandono: oggi è uno specchio d’acqua vivissimo, dove si organizzano mercatini, eventi culturali e regate in miniatura.

Personaggi da cronaca e romanzo

I Navigli hanno dato i natali o l’ispirazione a scrittori, pittori, registi. Qui Carlo Porta trovava spunti per i suoi versi in dialetto, qui Lucio Dalla amava perdersi a passeggiare, qui il giovane Alda Merini cresceva e scriveva versi che sapevano di fiume e di nebbia.

C’erano anche figure meno poetiche ma altrettanto memorabili: il “barcaiolo filosofo” che citava Seneca mentre trasportava casse di vino, o la “sciura del Naviglio Pavese” che vendeva fiori rari e sosteneva di parlare con i gatti della riva.

Curiosità nascoste

Pochi sanno che, fino agli anni ’70, lungo il Naviglio Pavese attraccavano barche cariche di sabbia proveniente dal Po, scaricata a mano da operai che spesso cantavano per mantenere il ritmo. O che in certi tratti del Naviglio Grande, se si guarda con attenzione nelle giornate limpide, si intravedono ancora i resti dei vecchi pontili in legno.

E poi c’è la leggenda della “sposa in bianco” che, secondo alcuni, si aggirerebbe ancora nei pressi del ponte di via Scodellino nelle notti di novembre: una donna lasciata all’altare che si gettò nelle acque e riemerge, dicono, per ricordare il suo dolore.

Un presente che dialoga col passato

Milano Sud è cambiata, eppure non si è tradita. I Navigli restano un luogo di incontro, di scambio, di contrasti: tra la calma dell’acqua e il via vai della gente, tra la memoria e la frenesia. Forse è per questo che continuano ad affascinare: non sono mai solo sfondo, ma protagonisti silenziosi di storie che si scrivono ogni giorno.

E chi si ferma ad ascoltarle, magari seduto con un bicchiere di rosso al tramonto, sa che queste cronache non finiscono qui. Perché finché i Navigli scorreranno, continueranno a raccontare.