Covid? Ma sì, l'importante è... essere positivi!

Questo concetto della vita da vivere da positivo mi ha sempre dato fastidio...

Covid? Ma sì, l'importante è... essere positivi!
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Covid? Ma sì, l'importante è... essere positivi!

Covid? Ma sì, l'importante è... essere positivi!

CORSICO - Mi sembra uno ieri "ormai lontano" quando, in qualunque sfigata circostanza, confidavi a un conoscente la tua pena e ti sentivi rispondere: dai, bisogna essere positivi. Ecco, c'è da ridere: oggi l'umanità non sembra più interessata a vivere la vita da "positivi".

La vita da "positivo"

Certo sono due cose diverse, e allora cosa bisogna augurarsi oggi? Ti auguro di vivere la vita da vaccinato, tamponato, mascherato?  Questo concetto della vita da vivere da positivo mi ha sempre dato fastidio e ancora di più quando mi veniva affibbiata (ancora adesso accade), la nomea di essere uno “positivo per carattere”, del tipo "beato te".

Con il cacchio, scritto con tre "zzz" che sono positivo (ad oggi in tutti i sensi), quando incontro uomini con due
facce, quando leggo nella politica vissuta a tavolino dai "nullatenenti" di visione sociale, culturale, economica, quando intorno a te non senti altro che il lamento dei ricchi e nessuno ascolta il silenzio dei poveri e dei disperati.

Considerazioni sui "felici ignoranti"

Ecco, qui viene fuori il temperamento, che non lascia equivoci di sorta: non allontano nessuno, mi lascio allontanare dai felici ignoranti che parlano e sparlano senza dire nulla, niente, zero! Quanti pensieri nascono nella mia mente e quante considerazioni per i "felici ignoranti". Una su tutte: non si possono abbandonare, è gente rimasta sola. Occorre fare loro compagnia, non hanno amici ma solo "forzati movimenti di labbra che formano il sorriso
quotidiano di cui si nutrono" offerti loro da opportunistiche convenienze.

Il benessere materiale si allontana sempre più

Amici e nemici tutti, che leggete, ditemi se non siete d'accordo. Non sono tempi facili da affrontare: c'è una pandemia generale che ci costringe in una realtà dove il benessere materiale accertato si allontana sempre più da ciascuno di noi (quello spirituale in qualcuno ancora regge...) è dura, per molti sino alla morte, per altri con ferite inguaribili che lasciano lividi da tutte le parti, dentro e fuori il nostro corpo.

Il nostro popolo, in questi tempi da ogni generazione presente, ha nella scienza una grande fiducia, ma noi nel frattempo che facciamo? Io cosa posso fare oltre che seguire le regole e i regolamenti che, mai come di questi tempi, ci hanno invasi, al punto che occorre darsi una regola per ricordarle tutte?

Rieducarsi al senso della vita e al suo significato ultimo

Sorrido al pensiero che forse più che regole è necessario rieducarsi al senso della vita e al suo significato ultimo. Un sorriso che nasce dal cuore, anche senza muovere le labbra alla scoperta di criteri ideali con cui giudicare ogni circostanza, con cui affrontare la vita quotidiana e i suoi continui capovolgimenti di fronte, in cui l'Imprevisto continua a vincere su ogni programma.

Affrontare la vita senza manuale d'uso

Non siamo più capaci di dare senso alle cose che ci accadono, di affrontarle senza manuale d'uso, cercando un senso, una via d'uscita che vada oltre il lamento, "giustiziando” un Dio sempre più confinato in cielo o il sistema sanitario, o
ancora il Governo di turno, con annessi e connessi. Imparare i criteri con cui affrontare la vita e ogni accadimento è qualcosa che abbiamo perso di vista prima della pandemia, prima e prima ancora... E, a proposito di "connessi", forse è necessario ripensare che esiste un tempo in cui si è nati da una vita donata per un tempo da vivere che conduce al terminal e non sappiamo né il giorno e neppure l'ora. Mamma mia che brutto pensare a
questo... ma questa è la realtà.

Chi di speranze vive di certezze muore

Vi lascio e mi lascio con un pensiero: Chi di speranze vive di certezze muore. Speranza in chi? Attenti a non sbagliare indirizzo! Mi scappa un sorriso pensando all'Arca di Noè: caspita, questa pandemia ha preso tutti gli umani escludendo per buona parte il mondo animale (bene così). Non è che forse che gli umani, scesi dall'arca, si siano dimenticati di essere stati salvati? Contento per il mondo animale, resta aperta la domanda. Ciao e alla
prossima.

renato.comunicazione@gmail.com

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