Corsico incontra il Procuratore capo Gratteri: “Un segnale contro le mafie”.
Corsico incontra il Procuratore capo Gratteri: “Un segnale contro le mafie”
CORSICO – La risposta della città (e oltre) si è sentita tutta. Non solo perché avere presente a un evento il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha suscitato interesse, ma per “dare un segnale alla mafia. Con questo teatro pieno, noi stiamo dando un segnale fortissimo. Che continueremo a combattere contro ogni tipo di mafia”, ha sottolineato il sindaco Stefano Martino Ventura.
La serata
Insieme a Gratteri, al Teatro Verdi per l’incontro dal titolo “Non chiamateli eroi”, c’era lo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, il cronista Cesare Giuzzi e il generale Iacopo Mannucci Benincasa, comandante provinciale dei carabinieri.
L'esperienza in Calabria del generale Benincasa
È stato il militare a fare il punto sull’evoluzione dei sistemi della ‘ndrangheta, raccontando della sua lunga esperienza in territori ostili come l’Aspromonte, al fianco del procuratore calabrese. La presentazione del libro è stata lo spunto per raccontare di mafia, dei territori del Sud Milano, di Corsico, della penetrazione lenta e incontrollata che le criminalità organizzate hanno fatto registrare qui.
Tanti gli interventi
“La mafia ha goduto per lungo tempo e per una colpevole sottovalutazione del mondo imprenditoriale e politico di terreno fertile – ha evidenziato Gratteri –, tanto da aprire loro porte e diventare così complici della malavita”.
La mafia va combattuta con “coscienza e conoscenza – ha aggiunto Nicaso –, perché solo informandosi si sa cosa si ha di fronte”. Dello stesso parere anche Gianluca Vitali, presidente della Commissione antimafia di Corsico, e Monica Forte, presidente di quella regionale. Entrambi hanno sottolineato l’importanza “della rete, della conoscenza delle nuove forme di mafia, dei settori in cui lavorano, delle continue penetrazioni che tentano in diversi ambiti”. “La mafia è cambiata, muta le sue prospettive – ha concluso Gratteri – con nuove strategie. Siamo noi a dover mantenere sempre alta l’attenzione e la difesa”.
Le tre parole chiave: Educazione, consapevolezza, conoscenza
Educazione, consapevolezza, conoscenza: sono le tre parole chiave che sintetizzano la serata organizzata dall’Amministrazione comunale il 5 dicembre.
Il sindaco Ventura: la consapevolezza è la prima arma per combattere la ‘ndrangheta
"La partecipazione – ha detto alla fine della serata il sindaco Stefano Martino Ventura, ringraziando gli oltre 250 partecipanti – è un messaggio semplice e potente. Vuol dire, cioè, che ci sono molte persone che non sono disposte a cedere al sopruso e alla prepotenza delle mafie. Accanto a chi combatte la criminalità in prima linea, noi tutti dobbiamo fare la nostra parte.
Dobbiamo uscire di qui stasera promuovendo consapevolezza in ogni luogo: al lavoro, a scuola, in famiglia. Perché la consapevolezza – ha precisato il primo cittadino di Corsico – è la prima arma per combattere la ‘ndrangheta sul nostro territorio. Noi siamo tutti dei semi e dobbiamo diffondere il valore del rispetto degli altri e delle regole. Un valore che ci permetterà di vincere la battaglia contro le mafie".
Ha aperto la serata il presidente della Commissione antimafia di Corsico Vitali
In apertura, il presidente della Commissione antimafia di Corsico, Gianluca Vitali ha evidenziato il perché della serata a Corsico. Subito dopo, la presidente della Commissione antimafia regionale Monica Forte ha spiegato l’impegno, suo e dell’istituzione che rappresenta, nel contrasto alla criminalità organizzata in Lombardia. Evidenziando l’importanza della conoscenza e dell’educazione, cominciando dalle scuole.
L'intervento del Procuratore capo Gratteri
"Abbiamo seguito l’evoluzione della ‘ndrangheta dal periodo dei sequestri – ha detto il procuratore Gratteri – fino a oggi. È radicata al nord, dove offre manodopera a basso costo, si occupa dello smaltimento dei rifiuti con ribassi anche del 40%, compra ristoranti, alberghi, supermercati. Ma solo i capi mafia sono ricchi. E spesso non finiscono in carcere. Gli altri sono solo dei garzoni e sono loro a essere incriminati. Le mafie – ha proseguito il magistrato – offrono servizi. Non sono né di destra né di sinistra, ma puntano sul cavallo che ritengono vincente, offrendo anche pacchetti di voti".
Lo storico Antonio Nicaso ha parlato della capacità relazionale delle mafie
Sulla capacità relazionale delle mafie si è soffermato lo storico Antonio Nicaso. "Siamo ormai nella terza fase – ha spiegato ieri sera – cioè quella simbiotica con il tessuto imprenditoriale e politico. Hanno bisogno di essere legittimate e, nel momento in cui vengono aperti dei varchi, loro entrano e controllano tutto. Ecco perché è fondamentale la prevenzione, partendo dalle scuole". L’importante è acquisire le competenze e le conoscenze necessarie per riconoscere il volto delle organizzazioni criminali che oggi, a differenza del passato, uccidono molto meno.
Il generale Benincasa: nel nord attenzione all'anello di congiunzione tra economia illegale e quella legale
"Nel milanese – ha detto il generale Iacopo Mannucci Benincasa – ci troviamo a che fare con individui che dismettono l’uniforme del soldato ‘ndranghetista per assumere quella dell’uomo d’affari. Che incute meno timore e fa abbassare la guardia. Tanto da diventare anello di congiunzione tra l’economia illegale e quella legale".
"Gli ‘ndranghetisti operano in totale spregio al mercato della libera concorrenza"
Spesso gli ‘ndranghetisti si confondono tra gli altri e incidono fortemente sulla qualità della vita dei territori. «Perché con i soldi provenienti dalla vendita di cocaina – ha detto Nicola Gratteri – fanno saltare le regole del mercato. Corrompono, acquistano e vendono beni a prezzi stracciati. Usano materiale scadente. Operano in totale spregio al mercato della libera concorrenza".
"Le mafie non incidono solo sul capitale economico ma anche su quello sociale, culturale e simbolico"
Le mafie, però, non incidono solo sul capitale economico, ma anche su quello sociale, culturale e simbolico, ha precisato Antonio Nicaso. "Posseggono notevoli capacità di adattamento. Riproducono, in altri territori, il modello organizzativo della terra d’origine. Hanno bisogno di costruire relazioni con imprenditori, professionisti, politici. Inoltre, possono contare su vere e proprie intelligence, che permettono loro di carpire informazioni ed eludere le indagini". Ma non sono particolarmente intelligenti.
"Non hanno rampolli – ha precisato Nicaso – diventati geni della finanza. Studiano sicuramente di più rispetto ai padri e ai nonni. Spesso, però, prendono titoli di studio sempre con il sistema della corruzione. Vi è qualche eccezione, ma molto rara. Si avvalgono, piuttosto, di professionisti che hanno elevate competenze finanziarie".