Le chiusure che penalizzano i ragazzi disabili: niente terapia in acqua
La storia di Cristiano che seguiva la Tma, Terapia Multisistemica in Acqua. Con la chiusura delle piscine non può più fare lezione.
Le chiusure che penalizzano i ragazzi disabili: niente terapia in acqua.
Le chiusure che penalizzano i ragazzi disabili: niente terapia in acqua
CORSICO – La preoccupazione per la chiusura delle piscine non investe solo gli amanti del nuoto, i gestori e i lavoratori impiegati negli impianti. All’angolo, ci sono anche decine di famiglie con bambini e ragazzi disabili che seguivano la Tma, Terapia Multisistemica in Acqua che utilizza l’acqua come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, capace di spingere chi soffre di disturbi della comunicazione, relazione, autismo e disturbi generalizzati dello sviluppo, a una relazione significativa, come spiegano gli specialisti.
La lettera al Premier Conte
Penalizzati dalla chiusura delle piscine sono quindi tanti bambini e ragazzi che aspettano tutta la settimana per seguire il corso con il proprio educatore, “ormai un punto di riferimento, come Ivan – racconta Roberta Caporale, mamma di Cristiano, 14 anni –. Cristiano non vedeva l’ora di andare a fare il corso e ora che hanno chiuso le strutture è difficile dirgli che non potrà fare lezione”. Roberta ha scritto una missiva indirizzata al premier Giuseppe Conte per chiedere di rivedere la decisione della chiusura totale delle piscine e consentire ai ragazzi disabili, seguendo tutte le normative di sicurezza, di continuare a frequentare la Tma.
La storia di Cristiano
“Cristiano quando è in acqua è un’altra persona, si sente libero, capace di esprimersi, di lasciarsi andare – racconta Roberta – i limiti che sente di avere rispetto ai coetanei in acqua spariscono. Un senso di libertà e comunicazione che non riesce ad avere con altre attività”. Insomma, la Tma è utile e importante per tantissimi ragazzi, come spiega anche Emanuele Ciocia, responsabile Tma Lombardia che ha cercato, insieme agli altri professionisti che promuovono la terapia del metodo Caputo-Ippolito, di trovare durante il primo lockdown soluzioni alternative per i ragazzi, come passeggiate e attività all’aria aperta, molto più difficili da applicare ora, con le temperature più rigide.
Sulla vicenda anche il sindaco Ventura
Sulla questione è intervenuto anche il sindaco Stefano Ventura che ha contattato la mamma: “Comprendo difficoltà ed esigenze delle famiglie – commenta il primo cittadino –, stiamo cercando possibili soluzioni, tenendo conto di un periodo molto critico e provando a coinvolgere anche i gestori delle piscine del territorio – Cristiano frequentava la struttura comunale, gestita da privato, del parco Giorgella, ndr –. È necessario prima di tutto garantire le massime condizioni di sicurezza per tutti”. Ma con l’ultimo decreto che dispone misure ancora più stringenti la possibilità di riaprire le piscine, anche solo in parte e una volta a settimana, risulta complesso. Le famiglie, tuttavia, ci sperano.
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