Telefono in cella nascosto da un detenuto: indagini della polizia penitenziaria
Si è giustificato raccontando che lo utilizzava per chiamare la famiglia.
Telefono in cella nascosto da un detenuto: indagini della polizia penitenziaria
Telefono in cella nascosto da un detenuto: indagini della polizia penitenziaria
OPERA – Un telefono nascosto nel bagno di una cella, all’interno del carcere di Opera.
Il ritrovamento
È stato trovato grazie al lavoro e alle investigazioni della polizia penitenziaria che ha controllato i movimenti del giovane, italiano, che aveva occultato il mini telefono insieme a una sim e a due caricabatterie rudimentali. In più, aveva nascosto tre batterie dentro una radio, sempre all’interno della cella. Scoperto il nascondiglio dagli agenti, si è giustificato raccontando che lo utilizzava per chiamare la famiglia.
Alfonso Greco
“Dopo una attività info investigativa durata diversi giorni, il personale di polizia penitenziaria nella serata di domenica 7 novembre ha effettuato una perquisizione che ha prodotto fruttuosi risultati – racconta Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria –: è stato rinvenuto e sequestrato un apparecchio telefonico che era nascosto in una cella del 1° reparto detentivo, appartenente a un detenuto classificato nella media sicurezza. Il tutto è stato immediatamente sottoposto a sequestro e messo a disposizione della competente Autorità Giudiziaria. Da una recente norma, in Italia è reato possedere un telefonino all’interno del carcere da parte di un detenuto ed è punibile anche chi cerca di introdurlo dall’esterno, mentre in passato tale comportamento era considerato soltanto un illecito disciplinare. L’inasprimento della pena – prosegue il segretario regionale – è dato proprio dal crescente flusso di telefoni rinvenuti negli ultimi anni all’interno degli Istituti penitenziari”.
Donato Capece
Il segretario generale del Sappe Donato Capece ricorda che “la polizia penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari e alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista per l'ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle sezioni detentive. Inoltre – conclude Capece – è urgente e non più differibile trovare soluzioni al personale di polizia penitenziaria che lavora, sotto organico e con mille difficoltà, nel carcere di Opera e nonostante tutto garantisce al meglio i compiti di sicurezza.