L'arcivescovo Delpini alla Rimaflow Non vi offro soluzioni, ma sostegno FOTO
L’Arcivescovo Mario Delpini ha voluto portare un saluto e soprattutto sostegno agli operai che occupano la fabbrica recuperata RiMaflow.
L'arcivescovo Delpini alla Rimaflow Non vi offro soluzioni, ma sostegno.
L'arcivescovo Delpini alla Rimaflow Non vi offro soluzioni, ma sostegno
TREZZANO SUL NAVIGLIO – “Una presenza che legittima le nostre lotte”. I lavoratori della Ri-maflow hanno accolto così la visita dell’arcivescovo Mario Delpini che ha voluto portare un saluto e soprattutto sostegno agli operai che occupano la fabbrica recuperata Maflow di via Boccaccio, organizzando spazi per reinventarsi dopo la perdita del lavoro.
Le parole dell'arcivescovo
Delpini alla Rimaflow si è rivolto ai lavoratori, con il cuore in mano:
“Non posso offrirvi soluzioni, ma sostegno. A volte ci sentiamo impotenti, vittime di qualcosa di più grande, di ingiusto. Viene voglia di abbattersi, scoraggiarsi, rassegnarci. Voi non lo avete fatto. Noi, come Chiesa, siamo vicini a ogni situazione di preoccupazione e difficoltà. In ogni persona c’è del bene e il desiderio legittimo di felicità che merita di essere ascoltato. Non dobbiamo condannarci alla rassegnazione, non dobbiamo essere vittime. Alcune battaglie saranno perse, altre vinte, ma non dobbiamo mai smettere di avere stima nell’umanità. Non posso garantirvi soluzioni, ma voglio darvi un motivo, la fede, per sperare”.
Speranza e dignità
Anche i sacerdoti di Trezzano hanno voluto dare il sostegno ai lavoratori, schierati al loro fianco nella lotta che da anni portano avanti per dare nuova vita alla crisi che li ha colpiti. “Speranza e dignità, sono le parole che vi devono accompagnare. Il lavoro è il pane quotidiano, noi vi siamo sempre stati vicini e saremo vicini anche ai lavoratori che protestano delle cooperative, costretti a sfruttamenti continui”, hanno detto i sacerdoti, riferendosi alla recente battaglia dei lavoratori della Pam, a pochi metri dalla RImaflow.
I lavoratori di Rimaflow
I lavoratori hanno sottolineato le lunghe battaglie, nella consapevolezza “dell’illegittimità a entrare qua dentro, ma abbandonare questi capannoni, dove abbiamo passato la vita, significava commettere un peccato mortale. In ogni singolo luogo di questa fabbrica c’è un pezzo della nostra vita, del sudore”. Poi, i lavoratori hanno fatto fare un giro all’arcivescovo tra gli spazi recuperati della fabbrica, dove ora lavora una cooperativa con venti persone e settanta artigiani, oltre a un’associazione di addestramento cani, un magazzino e una rimessa dei camper.
"Abbiamo bisogno di aiuto e sostegno"
“Noi vogliamo regolarizzarci – hanno assicurato i lavoratori – ma abbiamo bisogno di aiuto e sostegno”. Delpini ha girato tra i laboratori artigianali e artistici, la ciclofficina, le stanze dove le lavoratrici creano opere con materiali di riciclo e metalli (hanno donato una croce di carta e un presepe intagliato nel legno all’arcivescovo). Gli hanno mostrato l’officina dove rigenerano pc e li donano alle scuole e gli hanno fatto assaggiare granita e pizza preparate con i prodotti delle “terre libere” confiscate.
Francesca Grillo