Il messaggio di Genny: "Bisogna pensare sempre ai più deboli"
Gennaro Speria ogni giorno raccoglie rimanenze e donazioni di supermercati e negozi per offrirle a Rozzano a chi ha bisogno.
Il messaggio di Genny: "Bisogna pensare sempre ai più deboli".
Il messaggio di Genny: "Bisogna pensare sempre ai più deboli"
ROZZANO – Ogni giorno Gennaro Speria si fa il giro dei supermercati, del Pane Quotidiano, di panifici, commercianti, gente che generosamente gli dà bancali e casse di roba da mangiare. Lui carica tutto, con fatica, porta il cibo nella nuova Area 51, un punto di riferimento ormai non solo per i quartieri di Rozzano, e prepara i pacchi.
400 famiglie aiutate
Ogni giorno, circa 400 famiglie si rivolgono allo “zio” Genny, un ragazzo che non nasconde il passato fatto di inciampi, una gioventù di sbagli, di delinquenza tra spaccio e furti. “Tutto nella vita insegna qualcosa, anche gli errori. Anzi, soprattutto quelli”, dice Genny, con gli occhi di chi ne ha viste tante, che ha “sofferto il dolore più forte. Quando è morto mio padre, è cambiato tutto”.
La "nuova vita" di Genny
Speria ha deciso di cambiare vita, di dedicarla agli altri, di “lasciare il segno”, sorride. Lo cerca di fare con determinazione e la forza di andare avanti che trasmette a chi ogni giorno “arriva qui, in officina, con gli occhi gonfi di lacrime. Io gli metto in mano un sacchetto di roba da mangiare, li faccio ridere, e dico loro che bisogna resistere, che non bisogna mollare”. E detto da uno che si è fatto da Rozzano a Roma a piedi, con in spalla una croce da quasi 50 chili, per incontrare Papa Francesco, è un messaggio importante.
Aiuto anche agli anziani e negli ospedali
Per Gennaro la cosa più importante è vedere la gente “felice. Magari all’inizio si vergogna di chiedere da mangiare, ma poi vedono che sono alla mano, mi conoscono, capiscono che sono un uomo semplice, genuino. Ormai sono un punto di riferimento anche solo per una parola di conforto”. Gennaro non aiuta solo chi ha bisogno, le famiglie che non riescono a mettere il pane a tavola tutte le sere, gli anziani che timidamente e con grande dignità chiedono un pacco di biscotti. Speria in questi giorni è in giro a portare anche tramezzini e dolci negli ospedali, per chi sta lavorando duramente per fronteggiare questa battaglia di dolore. Tutto il giorno impegnato a consegnare il cibo a chi ha bisogno, tutti i giorni.
"La mia forza è vedere che gli altri sono contenti"
“La fatica? – risponde – Non esiste. La mia forza è vedere che gli altri sono contenti. Il periodo è brutto, c’è tanta sofferenza. Io ascolto tutti, con un occhio rivolto alla mia croce”. Quella che si è costruito e ha portato davanti al Papa. “Ho voluto portare la croce io per tutti, è come se mi fossi caricato di tutta la sofferenza degli altri per portarla davanti al Santo Padre. Voglio che la gente capisca che c’è sempre una via di uscita e che bisogna lottare per cambiare, in meglio, e raggiungere i propri obiettivi. E bisogna sempre tenere presente gli altri”.
"Ora è il mio turno”
Per Genny l’esperienza della sua personale via crucis lo ha avvicinato ancora di più al desiderio di fare del bene agli altri, ai più deboli, ai più fragili. “Durante il cammino un sacco di gente mi ha aiutato, dandomi da mangiare quando avevo fame – ricorda –. Ora è il mio turno”. E così Genny continua ogni giorno nella sua opera di misericordia, con umiltà ma grande forza che riesce a trasmettere agli altri, soprattutto ora che le persone hanno paura di quello che succederà. “Il mio desiderio più grande è essere in grado di lasciare qualcosa – sorride –, riuscire a essere ricordato come una persona che ha portato un messaggio di speranza e di volontà, di cuore e di bene per i più deboli. Cambiare si può. A volte si deve: è necessario, per vivere. O sopravvivere”.
FG