Una telefonata al giorno per i detenuti: il progetto di legge
La proposta del senatore Franco Mirabelli: una chiamata al giorno invece dell'attuale telefonata a settimana. E voi cosa ne pensate?
Una telefonata al giorno per i detenuti: il progetto di legge.
Una telefonata al giorno per i detenuti: il progetto di legge
MILANO – Una telefonata al giorno per i detenuti comuni. È quello che chiede il senatore Franco Mirabelli (Pd) attraverso un progetto di disegno di legge presentato in sinergia con la senatrice Riccardi e con i senatori Cucca e Grasso, “ma, in realtà nasce da una proposta che viene dai ragazzi della Nave e a loro va dato atto”, spiega Mirabelli.
Le parole del senatore Mirabelli
“Qualche mese fa con alcuni altri parlamentari siamo stati invitati ad un incontro a San Vittore con le persone detenute del reparto chiamato “la nave”, quello amministrato dall’azienda sociosanitaria territoriale degli ospedali San Carlo e San Paolo- racconta Mirabelli –. Abbiamo ascoltato per due ore richieste e testimonianze sulla condizione carceraria. In particolare, ci hanno raccontato dell’assurdità di un regolamento penitenziario che consente ai detenuti solo una telefonata a settimana della durata di dieci minuti, senza alcuna registrazione e, giustamente solo verso pochi numeri autorizzati. Non ci sono ragioni, con questi limiti, per non consentire la possibilità di avere più contatti con le famiglie – ancora il senatore –. Certamente, poter salutare i figli la mattina prima che vadano a scuola o avere notizie quotidiane della salute dei propri genitori anziani e malati, aiuterebbe ad alleviare le sofferenze di persone detenute e loro famigliari”.
Il Progetto di legge
Per questo, “abbiamo presentato un progetto di legge per consentire ai detenuti comuni di poter telefonare ai propri affetti una volta al giorno. È una proposta di umanità che aiuterebbe a migliorare la vita in carcere”. “Secondo quanto stabilito da numerosa giurisprudenza costituzionale, infatti, eventuali limitazioni all’esercizio dei diritti possono essere imposti solo se risultano essere strettamente necessari all’esigenze di ordine e sicurezza correlate allo stato detentivo. In caso contrario acquisterebbero “unicamente un valore afflittivo supplementare rispetto alla privazione della libertà personale”, come tale incompatibile con la finalità rieducativa sancita dall’articolo 27 della Costituzione”, si legge nella proposta. E prosegue: “Nel riconoscere l'importanza del diritto soggettivo all'affettività delle persone detenute, il presente disegno di legge modifica l'articolo 39 del citato regolamento e prevede che le stesse possano essere autorizzate alla corrispondenza telefonica una volta al giorno per una durata massima di venti minuti, superando così quelle che appaiono ingiustificate restrizioni alla possibilità di mantenere relazioni affettive”.
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