Emergenza femminicidio: l'ennesimo caso (allucinante) da Torino

Il marito con una doppia famiglia: vive con l'amante e torna solo per picchiare la moglie.

Emergenza femminicidio: l'ennesimo caso (allucinante) da Torino
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Emergenza femminicidio: l'ennesimo caso (allucinante) da Torino.

Emergenza femminicidio: l'ennesimo caso (allucinante) da Torino

Sei femminicidi in sette giorni. Una statistica ferale, terribile, quella restituita dalle cronache dell’ultimo periodo: il caso della 38enne violentata e uccisa nel Bresciano è forse quello che maggiormente ha lasciato il segno nell’immaginario collettivo, ma è un vero e proprio bollettino di guerra quello che passa per l’Alto Adige, il Trapanese, Genova, la Sardegna e infine Biella.

Prevenzione: la vera sfida

Il tema della violenza contro le donne resta purtroppo di stretta attualità e catalizza inevitabilmente anche il dibattito politico. Anche perché fra le tante, troppe, storie con epilogo tragico, l’attenzione deve concentrarsi invece sugli altrettanto innumerevoli episodi di violenza sui quali si può tentare di arrivare prima.

Emergenza femminicidio: caso allucinante da Torino

Un caso in particolare, seppur con un soffertissimo lieto fine, ci è rimasto impresso per la sua tragicità. Una vicenda che arriva dalla provincia di Torino e che contiene tanti e tali elementi aberranti che la rendono, purtroppo, un esempio emblematico. Immaginate una donna, una mamma, che solo dopo un calvario lungo sei anni riesce a trovare il coraggio per denunciare: botte, minacce, umiliazioni, tutto questo malgrado la presenza di una bimba, frutto dell’unione della coppia.

La moglie chiusa a chiave

La cosa più allucinante è che il marito, poco dopo la nascita della bimba, ha cominciato ad avere una doppia famiglia, prendendo un altro appartamento in affitto, spostando lì la residenza, dove stare con l’amante. Assente per crescere la piccola, assente per mantenerla, tornava a casa solo per picchiare la moglie (forte anche delle tecniche apprese nel suo passato di praticante di arti marziali), che teneva segregata in casa, chiusa a chiave.

Sette ricoveri in in sei anni

Dal 2011 al 2017 sono stati sette i ricoveri in Pronto Soccorso della donna con ferite decisamente importanti. Ogni volta i medici riscontravano traumi, ematomi, lesioni al costato, alla schiena, contusioni al viso (la donna porta ancora adesso i segni dei pugni e degli schiaffi ricevuti) fino ad arrivare ad un caso limite, con una prognosi di un mese per trauma alla faccia e frattura del naso. Ogni volta la donna, ha sempre negato di essere stata picchiata.

Picchiata fino a farla svenire

E’ stata l’ultima aggressione a convincerla della pericolosità del marito, dal quale si stava finalmente separando: approfittando del fatto che la donna si trovava da sola in casa e con la scusa di andare a riprendersi alcuni indumenti, l’uomo l’ha aggredita così violentemente da farle perdere i sensi. Per poi lasciarla lì, e andarsene via. Quando si è ripresa, era sola in casa, a terra, in preda al dolore e ad una copiosa perdita di sangue dalla testa. E’ stata una Volante della Polizia a raccogliere la sua lunga, dettagliata e soffertissima denuncia.

Condanna e risarcimento

La bestia è stata condannata a 2 anni e 4 mesi senza condizionale e a un risarcimento di 15 mila euro. Decisamente troppo poco. Oggi la donna sta cercando di ricostruirsi una vita normale con la figlioletta. Nei momenti di maggiori tensioni, dopo la denuncia, ha usufruito del cosiddetto “letto segreto” per essere al riparo dall’ex marito e si è rivolta al Centro Antiviolenza.

daniele.pirola@netweek.it

Da NuovaPeriferia.it

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