"Il Comune voleva la mazzetta", autrice del commento su Facebook querelata
Il sindaco Pruiti replica alla donna: “C’è una chiara differenza tra l’espressione del pensiero, che difendiamo, e la diffamazione. Diffamare è reato".
"Il Comune voleva la mazzetta", autrice del commento su Facebook querelata.
"Il Comune voleva la mazzetta", autrice del commento su Facebook querelata
BUCCINASCO – “Utilizzare i social non autorizza ad accusare il Comune, gli amministratori e i dipendenti comunali di reati gravi come la corruzione o la concussione, senza alcun motivo o riscontro oggettivo. Abbiamo il dovere di tutelare l’istituzione e proseguiremo su questa strada ogni volta che lo riterremo necessario per difendere la nostra onorabilità”.
Le parole del sindaco Pruiti
Il sindaco Rino Pruiti replica alla cittadina che ha pubblicato su un gruppo Facebook un commento “lesivo – commenta il primo cittadino –. Un conto è la libertà di opinione e di poterla esprimere, diritto che difendiamo perché democratico. Un altro è violare la legge”. Il commento a cui si riferisce Pruiti, che ha deciso insieme alla sua Giunta di sporgere querela contro l’utente che l’ha pubblicato, era riferito al provvedimento di chiusura della palestra FitActive di via Mantegna che non aveva presentato i necessari documenti e autorizzazioni per poter aprire la struttura.
Il commento sotto il post incriminato
“Probabilmente il Comune voleva la mazzetta che magari non hanno dato, queste cose funzionano così purtroppo”. Un’accusa di corruzione che il Comune non intende lasciar correre: ai sensi dell’art. 595 del Codice penale, la Giunta ha approvato la decisione di denunciare l’autrice del commento.
La replica della donna
La donna ha poi pubblicato, questa mattina, un altro post che cita l’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, commentando: “Sia ben chiaro a tutti, esponenti del Pd compresi”.
Il sindaco ribadisce
Ma il sindaco ribadisce: “C’è una chiara differenza tra l’espressione del pensiero, che difendiamo, e la diffamazione. Diffamare è reato. Abbiamo deciso di procedere allo stesso modo anche in altri casi, come con l’utente che si nascondeva dietro il nickname Joe Fender che ci aveva accusato di affidare i lavori pubblici agli amici attraverso metodi mafiosi. La legge è uguale per tutti e noi abbiamo il dovere di difendere l’istituzione”.
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