Sequestro di persona, il piano dei fermati per estorcere denaro

Gli approfondimenti sono partiti da Cornaredo, a seguito di una maxi truffa informatica.

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Sequestro di persona, il piano dei fermati per estorcere denaro.

Sequestro di persona, il piano dei fermati per estorcere denaro

MILANO – I fermati sono residenti tra la provincia di Verona, quella di Reggio Emilia, Napoli, Svizzera, Modena e Bergamo.

I nomi

Undici persone in totale: Laura Brioccia, 30 anni, di Colognola ai Colli (Verona), Giulio Brioccia, 40 anni, di San Martino Buona Albergo (Verona), Salvatore Guzzo, 47 anni, di Reggio Emilia, Antonio Cerqua, 56 anni, anche lui di Reggio Emilia, Giovanni Pezzella, 45 anni, di Napoli, Diego Frigerio, 38 anni, residente in Svizzera, Giuseppe Lausi, 43 anni di Casoria (Napoli), Giovanni Rinaldi, 50 anni, di Napoli, Luigi Fasano, 50 anni, Luigi Petrone, 47 anni, anche loro di Napoli, Nicola Bezzini, 41 anni, di Bergamo. Di questi, Guzzo e Cerqua sono accusati anche di rapina aggravata, insieme a Abdelali Ahedan, 42 anni, marocchino residente a Castelfranco Emilia (Modena), Salvatore Di Dato, 49 anni, di Napoli, Pio Attanasio, 42 anni, di San Giorgio a Cremano (Napoli) e Vincenzo Durante, 27 anni, anche lui di San Giorgio a Cremano.

Le indagini

La banda è stata fermata prima che potesse mettere in atto un sequestro di persona ai fini di estorsione. La vittima era un imprenditore di Bologna attivo nel settore informatico che aveva a disposizione capitali ingenti. A quelli mirava la banda che aveva pianificato tutto nel minimo dettaglio. A scoprire il piano ci hanno pensato i carabinieri della Compagnia di Corsico, unitamente al Nucleo Investigativo di Bologna. Le indagini serrate che hanno portato ai provvedimenti di fermo sono state condotte dalla stazione dei carabinieri di Cornaredo, guidata dal comandante Luca Tiraboschi. Gli approfondimenti sono partiti proprio da Cornaredo, a seguito di una maxi truffa informatica.

L'idea del sequestro

La pianificazione del rapimento era stata messa in atto in seguito al sequestro preventivo di diversi conti correnti intestati a società fittizie ma riconducibili, grazie a indagini approfondite, ai fermati. Oltre 3 milioni di euro sequestrati, ritenuti provento di attività illecite come truffe informatiche ma anche di depositi effettuati da terzi che “investivano” soldi nelle attività sporche di riciclaggio di tre componenti della banda. Gli effettivi titolari dei soldi investiti nei conti illeciti hanno chiesto la restituzione del patrimonio, ma, essendo sotto sequestro, i tre gestori dei fondi si sono trovati a dover rispondere alle richieste senza possbilità di accontentarle. Da qui, l’idea del sequestro: rapire un imprenditore che aveva ampia disponibilità economica e chiedere come riscatto il trasferimento di soldi dai suoi conti correnti (anche lui gestiva il patrimonio per terze persone e anche lui con metodologie non lecite) con una richiesta che andava da un milione e mezzo a circa 5 milioni di euro. I tre debitori hanno prima pensato di scappare, poi hanno pianificato il rapimento.

La dinamica

Inizialmente doveva avvenire a Bologna: la vittima sarebbe stata prelevata da casa e condotta in un magazzino, ma proprio la mancanza di questo spazio ha convinto la banda a spostare il rapimento a Milano, dove si era reso disponibile un capannone in zona Dergano. I tre, per completare il piano, hanno deciso di rivolgersi a un altro gruppo che, sotto compenso di circa 200mila euro, avrebbe dato supporto logistico, organizzativo e materiale nell’operazione. Senza esclusione di colpi: il progetto era di minacciare, anche con la violenza fisica, il sequestrato, in modo che potesse fornire i codici di accesso dei propri conti per il trasferimento delle somme richieste. Il denaro sarebbe poi finito in conti correnti protetti e non rintracciabili.

FG

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