Ikaros e Denicar per il futuro dei giovani

Domani, sabato 1 dicembre, l'Open Day alla Fondazione Ikaros dalle 10 alle 13.

Ikaros e Denicar per il futuro dei giovani
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Ikaros e Denicar per il futuro dei giovani.

Ikaros e Denicar per il futuro dei giovani

«Quando Francesco mi ha detto che avrebbe avuto il piacere di ospitare tutte le classi dell’Istituto del corso di Meccanica, ho pensato che non ci eravamo capiti. E invece era forte la sua volontà di creare qualcosa di nuovo, di originale, che avrebbe cambiato il modo di insegnare la meccanica». Emanuele Pratelli, Coordinatore di Sede di Buccinasco per Fondazione Ikaros, racconta come è nata la collaborazione con Denicar, officina e concessionaria FCA e Opel. Un sodalizio che non sarebbe mai potuto diventare realtà se la scuola di Buccinasco fosse stata dotata di un laboratorio interno: «Probabilmente avessimo avuto un nostro laboratorio interno non ci saremmo dovuti impegnare a cercare qualcosa di interessante fuori. Siamo riusciti a prendere un nostro punto di debolezza e a crearne uno di forza», continua il Coordinatore.

Meccanici diventano docenti

Entrare all’interno dell’officina e osservare come gli studenti si concentrino, apprendano e si mettano a disposizione dei meccanici dell’azienda che, in quelle ore, diventano dei veri e propri insegnanti dimostra come con un po’ di organizzazione, una pianificazione, un progetto interessante, un’idea funzionale e un pizzico di follia tutto può concretizzarsi. «Non è stato facile convincere i meccanici a diventare dei docenti. Perché fare il docente è un ruolo complicato. Per la classe quinta abbiamo individuato un tutor, mentre per le altre classi tutti i meccanici di Denicar diventano professori. Ci sembrava giusto mettere in contatto da subito con la realtà i ragazzi. C’è chi è portato e chi no, chi ha piacere a spiegarti le cose e chi invece si deve sforzare, sta agli studenti prendere il buono da ognuno dei formatori» racconta Francesco Prainito, Responsabile Post-Vendita di Denicar, l’altro lato della medaglia, colui che insieme ad Emanuele Pratelli ha dato vita a questa unione che ha come unico obiettivo quello di insegnare una professione ai ragazzi attraverso un percorso lavorativo vero, reale e concreto non «simulato, come spesso accade all’interno dei laboratori delle scuole».

L'intervista

Francesco Prainito, il volto di Denicar che ha portato a compimento questo progetto, aveva già fatto qualcosa di simile, anche se con meno risorse e in condizioni sicuramente meno agevoli e più precarie, in Brasile, quando riuscì a realizzare una scuola in cui i ragazzi potevano studiare e apprendere un lavoro. Un progetto che aveva come scopo quello di insegnare un mestiere ai piccoli brasiliani e a toglierli dalle strade, dalla povertà e da un mondo, quello della illegalità, che non doveva appartenergli.

Com’è nata questa collaborazione?

È nata inizialmente con un processo di alternanza scuola-lavoro. Abbiamo ospitato dei ragazzi di Fondazione Ikaros, sia nella parte meccanica, sia nella nostra amministrazione. Oggi contiamo sette ragazzi che sono entrati in Denicar dopo un regolare percorso, prima con gli stage, di sette settimane, poi con un apprendistato e infine con un contratto a tempo indeterminato. L’esperienza che abbiamo maturato è stata positiva perché i ragazzi che ci sono stati proposti sono sempre risultati molto capaci, educati e ben disposti al lavoro, apprendendo molto rapidamente quali sono le caratteristiche del mondo dell’automotive. Il nostro modus operandi coi ragazzi passa prima attraverso un periodo di osservazione e teoria, poi attraverso dei primi approcci pratici di montaggio e smontaggio, le operazioni di base, con la presenza di un tutor a cui può chiedere e poi piano piano si acquisisce un po’ di indipendenza.

La scuola è cominciata a metà settembre, come sta andando questo percorso?

In questo momento è come se stessimo realizzando un puzzle. Ad ogni lezione i ragazzi acquisiscono un pezzetto di lavoro. Piano piano vengono applicate e imparate delle piccole tessere che andranno a completare quel puzzle che è diverso dalla logicità del laboratorio standard, ma vanno incontro alla vita vissuta di un’officina che lavora quotidianamente con clienti sempre e giustamente esigenti che vogliono solo il risultato finale. I ragazzi devono imparare ad acquisire delle competenze di problem solving che altrimenti in un laboratorio scolastico non apprenderebbero, e questo è un vantaggio competitivo considerevole una volta entrati ufficialmente nel mondo del lavoro. Per la quinta classe stiamo sviluppando una parte che non sia solo operativa ma anche di collaudo e di diagnostica, una parte fondamentale del nostro lavoro. Ovviamente, sempre affiancati dai nostri tutor che creano degli inconvenienti sul mezzo così che lo studente possa applicarsi a risolvere il problema.

La scelta dei tutor come è avvenuta?

Per la quinta classe, per la diagnostica, è stata scelta una persona che di fatto riveste la figura di docente all’interno di Fondazione Ikaros. Mentre per quanto riguarda le altre classi e quindi la parte di meccanica, tutta l’officina collabora nell’insegnamento. È stata una scelta ponderata, ma difficile, perché secondo noi era corretto mostrare ai ragazzi come a volte ci si trova di fronte una persona disponibile e un’altra volta può capitare che ci siano professionisti che non sono predisposti all’insegnamento nonostante siano degli eccellenti maestri nel proprio lavoro. Questa secondo noi era una visione che potesse rispecchiare il progetto della collaborazione tra le due realtà.

Avete dovuto dare delle regole rigide agli studenti?

Certo, abbiamo dovuto dare delle regole ferree, ma non perché abbiamo voluto essere severi ma semplicemente perché dovevamo mostrare come ci si comporta in un’azienda. Ad esempio, l’uso del cellulare. Lo smartphone viene lasciato all’ingresso dell’officina in un apposito spazio e ripreso alla fine della lezione. Un’altra cosa fondamentale per Denicar era l’attenzione e il rispetto per il cliente e quindi ogni cosa che è presente sulla vettura, dalle monetine a un fazzoletto, va assolutamente lasciata all’interno della stessa. Sarebbe gravissimo se questo non accadesse, ma fino a questo momento è andato tutto molto bene anche dal punto di vista comportamentale.

Quali sono i punti di forza di questa collaborazione con la scuola?

Principalmente offriamo la realtà della meccanica di oggi. I ragazzi imparano davvero come si lavora, perché come ci siamo detti in laboratorio è tutto un po’ finto. E poi tutta la strumentazione. Tutti gli attrezzi a disposizione degli studenti per lavorare al meglio. E poi il metodo lavorativo, è la base per lavorare bene. Ci sono delle procedure da seguire, degli schemi ma poi bisogno anche essere propositivi, consigliando al cliente se ci sono degli interventi da fare. Questa è sicuramente una dote che il ragazzo in laboratorio non potrebbe apprendere. Per tornare sull’aggiornamento che forniamo, in alcune scuole si parla ancora di spinterogeno, ma non si usa più - a meno di auto d’epoca - e quindi in un corso che deve formare meccanici al giorno d’oggi, che senso ha?

Se da un lato il lavoro diventa l’oggetto cardine della collaborazione, dall’altra non devono mai mancare le idee, gli obiettivi e la presenza dell’Istituto che, oltre a consolidare una collaborazione aziendale, riesce, grazie a questa nuova avventura, a creare un percorso didattico ben preciso e ripetibile in maniera vincente. È per questo che Emanuele Pratelli, Coordinatore di Sede di Buccinasco per Fondazione Ikaros ci tiene a precisare come con questa visione d’insieme tra la scuola e il concessionario milanese sia una possibilità importante per la crescita professionale dei ragazzi, che si troveranno in una situazione di vantaggio quando usciranno dalla scuola.

Quali sono le principali differenze tra l’alternanza scuola lavoro a questa collaborazione?

Dalla seconda classe in poi Denicar, di fatto, è il nostro laboratorio motoristico, che per noi è una materia. C’è una grossa differenza tra l’azienda dove vado a fare lo stage, come concetto, a una materia didattica come fosse l’italiano o la matematica. Non cambia nulla nel processo scolastico.

Gli obiettivi per la scuola quali sono?

Sicuramente quello di garantire ai ragazzi una formazione aggiornata, che solitamente la scuola non può permettersi di fornire agli studenti per tutta una serie di motivi. Ad esempio un laboratorio scolastico è molto difficile che possa possedere al suo interno tutta la strumentazione necessaria per insegnare ai ragazzi le tecniche e i metodi per lavorare. Cosa che in Denicar invece è possibile vista la grande quantità e qualità di attrezzature di cui l’azienda è fornita. E poi in azienda vedi qualcosa di reale, non è più una formazione simulata ma si acquisiscono competenze vere e direttamente nel mondo del lavoro che fortificano gli studenti. Il laboratorio è sempre visto come un giochino, com questa nostra decisione il laboratorio è una vera officina e quindi un vero lavoro.

Come pensi possano aver reagito i tuoi studenti a questa opportunità?

Conoscendo i miei studenti, a primo impatto, ho pensato che non sarebbe stato semplice. Ma so benissimo, da Coordinatore di Sede, che prima di tutto devo essere convinto io della proposta e secondo me, seconda la scuola e Denicar, la proposta didattica era di qualità per il corso di meccanica, anche perché rappresenta un unicum. È difficile che uno studente davanti a una proposta seria, professionale e bella si metta di traverso. Ovviamente capitano degli atteggiamenti di superficialità, è normale, ma la risposta dei ragazzi è stata ottima.

Attualmente il corso di meccanica è un fior all’occhiello per l’Istituto.

Sì, sicuramente questa collaborazione ci pone in vantaggio su molte scuola, ma il tutto è nato perché eravamo in difetto. Noi abbiamo un grosso limite, che è quello di non avere internamente un nostro laboratorio e quindi abbiamo deciso di appoggiarci a un laboratorio esterno e da qui è nata questa grande occasione con Denicar. Probabilmente avessimo avuto un nostro laboratorio interno non ci saremmo dovuti impegnare a cercare qualcosa di interessante fuori. Siamo riusciti a prendere un nostro punto di debolezza e a crearne uno di forza. In alcune scuole il livello di preparazione è molto alto, ma questa join venture pone i ragazzi davanti a una crescita professionale ancor prima di entrare nel mondo del lavoro e quindi in una situazione di vantaggio quando usciranno dalla scuola.

Quali sono i prossimi obiettivi che volete conseguire?

Sicuramente questo anno zero servirà a vedere se questo modello è un modello sostenibile e funzionante per la scuola e per l’azienda e quindi poi verificare se è possibile aprire questa possibilità ad altre realtà del settore. Così facendo creiamo un percorso didattico stabile e funzionale per gli studenti e un modello di business per le aziende che crescono direttamente in sede le future risorse. Non tutte, ovviamente, avranno questa possibilità di assunzione, ma di certo tutte acquisiranno delle capacità spendibili in altre aziende.

C’è stato un momento in cui pensavi realmente che questa collaborazione potesse non andare a compimento?

Io ho avuto un momento di sbandamento quando Francesco mi ha detto quello che voleva fare. Portare tutte le classi da lui. Non ci credevo, sono rimasto basito. Ho pensato che forse non era a conoscenza della mole di lavoro che avrebbe richiesto e invece è andato tutto alla grande. Non è tutto spiegabile con una convenienza. Denicar ha interesse nello sviluppare nuovi professionisti e noi di Fondazione Ikaros abbiamo apprezzato e preso al volo questa opportunità per migliorare come scuola e per creare dei professionisti migliori e più competitivi.

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