Commissione indagine della Prefettura, Comune di Corsico sotto la lente
Indagini che partono dal caso stocco, ma è presto per escludere un interesse sugli anni passati.
Commissione indagine della Prefettura, Comune di Corsico sotto la lente.
Commissione indagine della Prefettura, Comune di Corsico sotto la lente
CORSICO – Quando scoppiò il Caso Stocco qualcuno, soprattutto sui social, minimizzò, attaccò persino i giornali che ne riportavano i fatti, si impegnò a screditarli definendo tutto come una montatura, come spesso si fa quando si difendono gli amici. Eppure il caso portò a una commissione interna al Comune, all’arrivo di quella antimafia parlamentare, presieduta da Rosy Bindi, al coinvolgimento del Comitato di ordine e sicurezza pubblica, passando per la Dia e arrivando al Viminale.
Sotto la lente di ingrandimento
Ieri, in una nota stringata arrivata in serata, il Comune ha annunciato la presenza di una commissione di indagine della Prefettura di Milano che avrà il compito di svuotare archivi e cassetti e passare sotto la lente di ingrandimento ogni singolo atto. Si parla di indagini che ruotano tutte dal caso stocco, ma è ancora presto per escludere totalmente un interesse sugli anni passati.
Richiesta di atti vecchi
Voci di corridoio comunale dicono che gli ispettori stanno chiedendo atti anche vecchi, di passate amministrazioni, ma quello che è certo è che tutto è partito dalla vicenda stocco. Un patrocinio concesso per l’organizzazione della sagra del merluzzo di Mammola a un personaggio legato per parentele alle cosche della ‘ndrangheta radicate nel corsichese.
Il "Caso Stocco"
La vicenda risale a ottobre 2016, quando scoppia il caso appena i manifesti del Festival spuntano fuori per le strade di Corsico e vengono firmati da due ex assessori e dal sindaco. È il caos: un consiglio comunale di fuoco, proprio per parlare del caso stocco, finisce con la richiesta dell’allora consigliera Maria Ferrucci di chiamare i carabinieri per intervenire sulla presenza di un folto e insolito pubblico che riempie il Consiglio. Volano minacce, qualcuno del pubblico si mette alle spalle dei consiglieri di opposizione, altri fischiano gli interventi. Quando Ferrucci dice che Corsico è un territorio “fortemente penetrato dalla ‘ndrangheta” si alza un urlo da stadio per contestarla. Roberto Masiero (lista civica) chiede un intervento del presidente del consiglio comunale Vincenzo Cirulli: è una bolgia.
I risvolti della vicenda
La questione non finisce, il tema è caldo e il sindaco organizza una fiaccolata in nome della legalità a cui partecipano tutti i sindaci della zona e tanta gente. Ma non basta. Errante viene chiamato dalla presidente della commissione antimafia Rosy Bindi che chiede spiegazioni. Il sindaco si proclama innocente, all’oscuro di tutto, anche se il suo nome è su quel manifesto. “Anche l’inconsapevolezza va dimostrata”, gli risponde la Bindi che paventa il rischio commissariamento. I due assessori vanno fatti fuori. E così fa il sindaco, togliendo dalla Giunta Maurizio Mannino (Forza Italia) e Giacomo Di Capua (allora leghista, ora forzista). Se Mannino si è definitivamente allontanato dalla politica, Di Capua governa ancora, da dietro le quinte, le strategie dei suoi consiglieri fedeli che spesso palesano comportamenti ostili al sindaco, segnali di “indipendenza” neanche troppo velati. La storia inizia a fine giugno, quando Mannino consegna all'ufficio Suap il volantino che pubblicizza la sagra. I controlli, di rito, danno luce verde: via libera all’organizzazione. Prima ancora di chiedere il patrocinio, si parla del Festival con uno scambio di email. Una di queste missive arriva direttamente da un dirigente che ritiene inopportuno che vengano citati i due assessori e il sindaco sotto il manifesto, anche perché si tratta pur sempre di una festa privata. Sì, due assessori, perché Di Capua si inserisce nell’organizzazione, sfilando all’ufficio competente, il Suap (a cui faceva riferimento l’ex vicesindaco Flavia Perrotta che si è frettolosamente dimessa pochi giorni dopo il caso stocco) l’organizzazione. Di Capua ci vuole essere. I manifesti vengono appesi in città e qualcuno inizia a farsi delle domande. Domande che vengono riproposte in consiglio, poi in commissione antimafia.
Prefettura, Dda, Viminale, Commissione
La Prefettura decide di vederci chiaro, si chiede alle forze dell’ordine di stilare una relazione, una fotografia della situazione amministrativa a Corsico (amministrativa, perché rilievi penali non erano stati riscontrati). Risultato: la relazione evidenzia “criticità”. Gli occhi sono tutti puntati su Corsico, anche quelli del capo della Dda Alessandra Dolci che suggerisce un accesso ispettivo per fare luce su tutto. La vicenda arriva al Viminale e questa volta a mettersi in mezzo è il ministro degli Interni Matteo Salvini che firma la delega alla Prefettura per istituire la commissione di indagine.
Il lavoro degli ispettori
Durerà tre mesi e sarà prorogabile per altri tre mesi. Gli ispettori dovranno fare luce su quello che spaventa di più: la possibilità di infiltrazioni mafiose all'interno della macchina comunale (e torna lo spettro del commissariamento) e l’eventuale condizionamento degli amministratori (inclusi anche tecnici e dirigenti) e loro rapporti con la criminalità organizzata che a Corsico si chiama ‘ndrangheta.
Francesca Grillo
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