Sfratto officina Area 51, "Ingiusto, qui togliamo i ragazzi dalla strada" FOTO
La via Crucis di Speria è finita davanti al Comune, con applausi e solidarietà anche dai passanti che hanno assistito alla protesta.
Sfratto officina Area 51, "Ingiusto, qui togliamo i ragazzi dalla strada".
Sfratto officina Area 51, "Ingiusto, qui togliamo i ragazzi dalla strada"
ROZZANO – Lo chiamano ‘o zi’, lo zio. Se lo incroci per strada e non lo conosci (ma se sei di Rozzano è impossibile non sapere chi è) incute un po’ timore, per quei tatuaggi anche sul viso, sulle sopracciglia, sulle guance, una pistola disegnata sul collo. I capelli rasati sui lati, gli occhi stretti e scuri. E invece ‘o zi’ parla di riscatto sociale, di possibilità, di aiuto, lo fa senza arroganza. L’apparenza inganna.
"Voglio solo fare del bene"
“Io so’ ingorante, ma non mi interessa”, continua a ripetere con la cadenza napoletana, lui che rivendica con orgoglio di essere di Secondigliano, “io voglio solo fare del bene alla mia città, a sti ragazzi”, e allunga il braccio a indicare una mezza dozzina di ragazzini, con il cappuccio sulla testa, che fanno andare le mani su pneumatici e calano la testa sul cofano aperto di una macchina. Hanno 15, 20 anni. Qualcuno più grande, altri anche più piccoli. Molti di questi ragazzi stavano in strada, a spacciare agli angoli delle vie. Lo racconta ‘o zi’, e li tratta come se fossero tutti suoi nipoti.
Non solo officina
Nell’officina di via Emilia al 16, l’Area 51, c’è un fornello: “Qua ci facciamo masterchef”, scherza lo zio, “così, per stare insieme, per ridere”. Spadellano, e riprendono tutto con il telefonino, in dirette Facebook seguitissime. Qui è tutto social, e non solo su Facebook e Instagram, ma nel vecchio concetto di stare insieme. Gennaro Speria ha 46 anni, la galera la conosce e non si vergogna a parlarne, anzi. Gli anni di carcere, racconta, sono serviti a fargli capire la direzione giusta e a indirizzare i giovani per non fargli commettere i suoi stessi errori. Anche perché Rozzano offre possibilità di spaccio a ogni angolo delle strade, quelle piccole con i nomi dei fiori e le direttrici trafficate.
Le guerre per la droga
“A Rozzano c’è uno spacciatore per ogni condominio”, dice qualcuno con amarezza. E le guerre per lo spaccio vanno in scena senza paura, sfrontate, dove fischiano anche le pallottole, come quei colpi sparati da un kalashnikov a inizio ottobre, a modo di avvertimento. Le indagini lampo dei carabinieri di Rozzano avevano fatto scattare le manette praticamente subito al primo dei responsabili, mettendo in luce uno scontro per il controllo delle piazze di spaccio rozzanesi che vede protagonisti albanesi e marocchini, ma non esclude gli italiani, anzi.
Un ritrovo importante per i ragazzi
In questo scenario, l’Area 51 di Speria è un luogo di ritrovo importante, dicono i ragazzi. Lo è anche per Genny, tanto da farsi tatuare il logo di quell’officina sul collo e sul sopracciglio. Venerdì Gennaro e i suoi ragazzi hanno dovuto lasciare l’Area 51, chiudere il cancello e riconsegnare le chiavi. Hanno pensato a una protesta scenografica, passando per le vie della città con Speria in testa al corteo, mentre portava in spalla una croce alta un paio di metri. “Chi ha fede”, ha inciso sul palo. Poi l’ha piazzata davanti al Comune, colpevole, secondo uno dei sostenitori di Speria, l’ex sindaco Massimo D’Avolio, di “non aver mosso un dito in questi mesi in cui si sapeva che avrebbe dovuto lasciare l’immobile. Anzi, ha dato un capannone, di proprietà del comune, lì vicino ad altre associazioni”.
D'Avolio e Macaluso al suo fianco
D’Avolio sosteneva Speria, così come Marco Macaluso (ex segretario del Pd di Rozzano) che ha parlato di periferie e riscatto sociale, facendo anche un appello “a chiunque abbia a cuore noi ragazzi di Rozzano di metterci un pezzetto del proprio in termini di volontà, di idee, di progettualità e impegno affinchè possa nascere una rete di persone che possano fare del bene”. Macaluso porta l’esempio di un’altra realtà sociale rozzanese, la cooperativa di Umberto Palomba, anche lui non è voluto mancare e portare solidarietà a Speria. Anche Palomba è conosciuto a Rozzano: pure lui il carcere l’ha visto e una volta uscito (dopo parecchi anni) ha deciso di aprire una cooperativa sociale, la Ugr, chiamata a occuparsi, con il conferimento delle commesse da parte dell’Amministrazione comunale, di lavori di pulizia, manutenzioni e giardinaggio su edifici comunali che ha consentito una crescita esponenziale, in pochi anni, del numero dei lavoratori (e dei lavori) all’interno della Cooperativa.
Costretti a lasciare il capannone
Tutti insieme, tutti uniti per dare solidarietà a Speria, costretto a lasciare il capannone (di proprietà di un avvocato milanese) in quanto risulta moroso nel pagamento dell’affitto dell’immobile. Ma Speria si difende: “Abbiamo avuto problemi, il socio che c'era se n'è andato via. Qui facciamo del bene alle famiglie, non siamo una grande azienda". Insomma, bisogna riconoscere il valore del progetto per il fondatore di Area 51.
Il sindaco Agogliati
Il sindaco Barbara Agogliati capisce “in parte, pur non condividendo le modalità, anche il gesto compiuto dal fondatore di Area 51 per portare alla ribalta queste situazioni. Capiamo anche il disagio vissuto dai ragazzi, le difficoltà economiche e sociali che purtroppo coinvolgono molti ragazzi della nostra città che cercano di costruirsi un futuro lontano dalla strada. Per sostenerli, stiamo lavorando a diversi progetti che offrano un’alternativa attraverso il lavoro e il recupero sociale. Ribadisco la mia volontà di affiancare in modo vigile l’attività che intendono portare avanti, disponibile a un confronto per condividere un progetto sociale nel rispetto delle regole e della legalità”.
La visita l'anno scorso
Lo scorso anno il sindaco, insieme all’assessore Stefano Apuzzo, era andato a trovare i ragazzi di Area 51 e l’assessore aveva anche dedicato parole di ringraziamento per l’iniziativa di recupero delle bici Ofo abbandonate in città che i giovani avevano radunato in officina. “Ora siamo noi a sentirci abbandonati”, dicono i ragazzi, che hanno seguito la via Crucis organizzata da Speria come protesta scenografica, ma senza clamore. Troppo ne aveva suscitato, due anni fa, il funerale di Ruben, il ragazzo di 24 anni morto in un incidente stradale. Clamore che aveva gettato Rozzano tra le polemiche, considerata una “Gomorra” per il corteo di motorini sovraffollati e macchine che avevano paralizzato la città. Una scena, immortalata in un video proprio da Speria, che a qualcuno aveva fatto ricordare le celebrazioni del funerale di Danielino nella serie tv Gomorra, ma i protagonisti si erano difesi spiegando che il gesto era solo una dimostrazione di affetto, e rispetto.
Una via Crucis verso il Comune
La via Crucis di Speria è finita davanti al Comune, con applausi e solidarietà anche dai passanti che hanno assistito alla protesta. “Grazie a Massimo (D’Avolio, ndr) abbiamo trovato un posto almeno per far dormire questi ragazzi per qualche giorno”, alza le spalle Speria, “ma la soluzione non è definitiva. Noi qui facciamo cel bene – continua a ripetere come un mantra -, facciamo del bene. Guarda qui” e gira lo schermo del telefono, dove ci sono le foto con Brumotti “che non è riuscito a esserci, spiega Speria”, per mostrare delle immagini in movimento: “Stiamo girando un video sul bullismo – dice soddisfatto – fatto da noi, ognuno si è messo a disposizione. Qui è una grande famiglia, a sti ragazzi insegno un mestiere, chi ha bisogno qua la porta l’ha sempre trovata aperta, ma solo per chi vuole mettere la testa a posto. Io combatto per i figli e detenuti di tutte le famiglie come me. C’è chi vuole infangarmi dandomi del camorrista, ma ognuno si prenderà le sue responsabilità. Io continuo a portare la mia croce. Come Gesù”.
Francesca Grillo
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