Oggi è la Giornata mondiale del gatto nero: sfortuna o superstizione?
Viaggio nel mondo alla ricerca di superstizioni e storie legate a questo felino.
Oggi è la Giornata mondiale del gatto nero: sfortuna o superstizione?
Oggi è la Giornata mondiale del gatto nero: sfortuna o superstizione?
Il gatto nero porta sfortuna? Solo in alcune tradizioni che ormai, per fortuna, sono lontani ricordi di epoche passate, anche se alcuni ci credono ancora. A mettere in luce come viene considerato il particolare felino nelle altre culture, ci ha pensato l’app di lingue Babbel. In Francia, per esempio, possedere un gatto nero è ritenuta una vera disgrazia, tanto che, secondo una ricerca spagnola, su mille gatti abbandonati oltre il 70% sono neri.
Superstizione ancora viva
Un altro studio ha svelato che su Facebook e Instagram le foto dei gatti neri ottengono pochi mi piace e apprezzamenti e per questo sui social, popolati di immagini di gattini, mancano proprio quelle che immortalano i gatti neri. I francesi amanti invece di questi felini hanno dato il via a una campagna di sensibilizzazione chiamata #perlenoire (“per il nero”).
In Svezia e Germania
Passiamo alla Svezia, dove il gatto nero si chiama svarta katten. Quando attraversa la strada, l’unico modo per scongiurare il cattivo auspicio che alcuni svedesi pensano che cadrà sulle loro teste per aver visto l’esemplare, è di sputare tre volte dietro la spalla sinistra. Lo schwarze Katze è il felino scuro in Germania. Qui, si associa il piccolo quattro zampe alla sventura solo se attraversa la strada da sinistra a destra. Se invece capita il contrario, è buon segno (forse perché nel Giudizio Universale i buoni saranno schierati a destra?).
In Gran Bretagna, Spagna e Brasile
Ma in Gran Bretagna è tutto l’opposto (forse perché seguono la stessa diversità che hanno alla guida?). Invece la Spagna ha alle spalle una brutta tradizione: el gato negro (così si chiama qui) veniva bruciato in occasione della notte di San Juan, nel Medioevo. Una associazione ambientalista ha voluto spazzare via questa vecchia tradizione, anche solo nei richiami simbolici: ha chiesto, e ottenuto, l’eliminazione delle immagini del gato negro che i cittadini hanno sempre utilizzato come simbolo del demonio durante le celebrazioni della festa di San Giovanni. Anche in Brasile il gatto nero viene considerato come portatore di sventura, a meno che non cammini verso una persona: in questo caso le porta fortuna. In più, la tradizione brasiliana afferma che chi vuole fare male a un felino avrà sette anni di disgrazie.
Le origini della superstizione
Oggi si celebra la Giornata mondiale del gatto nero che mette in luce come vecchie e inutili superstizioni siano ancora radicate a distanza di secoli, da quando nel Medioevo la “piccola pantera” era associata a fattucchiere e stregoneria. Ma anche in tempi più recenti, quando nell’Ottocento, narra la leggenda, il mantello scuro si confondeva con il buio e spesso i cavalli che conducevano le carrozze inciampavano sui felini provocando incidenti. Alla fine del 19esimo secolo il gatto nero è invece diventato simbolo del decadentismo, grazie ad Alexandre Steinlen che ha realizzato la celebre illustrazione in stile Art Nouveau dell’insegna del locale francese Chat Noir, frequentato da poeti e scrittori del decadentismo.
La Giornata mondiale del gatto nero
Insomma, paese che vai, cultura (e credenze) che trovi. Eppure ci sono segni particolari che distinguono i felini neri da tutti gli altri esemplari. Per esempio, il pelo, morbido, vellutato e lucido, ma anche gli occhi di tre tonalità (e solo tre): giallo, verde e copper cop, una sfumatura rara ambrata. Esiste poi una vera e propria rarità: il nero puro, una razza a pelo corto di origine Birmana e Thailandese, caratterizzata dal pelo completamente scuro, senza sfumature. Con le ciglia lunghe e gli occhi profondi e pungenti come una spilla, i gatti neri di certo non sanno che alcuni li considerano portatori di sfortuna. E per il carattere docile che hanno (i gatti neri sono tra i più amorevoli, come dicono alcuni studi) gli importerebbe poco comunque: un “frrfrr” di fusa rumorose, un “impasto” con le zampette o una “testata” affettuosa in cerca di coccole non la negherebbero neanche ai superstiziosi.
FG
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