Ndrangheta infiltrata negli appalti, un altro colpo alle cosche VIDEO
Le Fiamme Gialle hanno sequestrato un patrimonio di 212 milioni di euro scoprendo interessi degli imprenditori anche per affari al Nord.
Ndrangheta infiltrata negli appalti, un altro colpo alle cosche.
Ndrangheta infiltrata negli appalti, un altro colpo alle cosche
Le mani della ‘ndrangheta erano arrivate da Reggio Calabria al Nord, messe sulle commesse per la realizzazione di grandi opere pubbliche. Tra queste, il VI lotto della Salerno-Reggio Calabria e dell’Alta Velocità Milano-Genova. Ieri, una maxi operazione che ha visto coinvolti i militari della guardia di Finanza reggini, con l’ausilio dei Nuclei di Polizia Economico Finanziaria di Milano e della Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato all’esecuzione di due provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale: un imponente sequestro di beni, per il valore di 212 milioni di euro, costituito da imprese commerciali, beni mobili e immobili e conti corrente.
212 milioni di euro di beni sequestrati
Tutto riconducibile a Domenico Gallo, 62enne originario di Bovalino (Reggio Calabria), imprenditore nel settore edile, e Gianluca Scali, 46 anni, di Roccella Jonica (sempre Reggio Calabria), che lavora nel settore inerti e calcestruzzo. Un provvedimento che fa seguito al sequestro disposto al patrimonio della famiglia Bagalà (Giuseppe, Francesco, Luigi e un altro Francesco), gruppo di imprenditori che avevano le mani negli appalti pubblici: a loro, il Tribunale aveva già fatto sequestrare 115 milioni di euro. Famiglie che facevano affari grazie alla vicinanza con la cosca dei Piromalli di Gioia Tauro.
I legami con la criminalità organizzata
Gallo e Scali, imputati per associazione mafiosa, lavoravano a stretto contatto con i Bagalà e controllavano le commesse di calcestruzzo imponendo proprie forniture per lavori di natura edile. Un gruppo che si ingrandiva grazie a parentele e legami stretti, come quello con Antonio Scimone, che era finito insieme a Gallo nelle carte delle inchieste relative a intestazioni fittizie di società e reati di riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Scimone, a sua volta, faceva affari con Antonio Barbaro (della cosca dei Nigri di Platì), con Bruno Nirta (degli Scalzone di San Luca) e con i Bagalà: insieme lavoravano per agevolare gli affari della ‘ndrangheta, costituendo (attraverso Scimone) società all’estero per riciclare denaro.
Gallo, inoltre, era finito più volte sotto la lente degli inquirenti che indagavano su frodi pubbliche e truffe ai danni di enti pubblici. In ultimo, Gallo è gravemente indiziato di essere stato il promotore e organizzatore di un’associazione a delinquere costituita allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione (si parla di corruzione) finalizzati a consentire l’acquisizione, anche in capo a società a lui riconducibili, di commesse per la realizzazione di grandi opere pubbliche (tra cui il VI lotto della Salerno-Reggio Calabria e l’Alta Velocità Milano-Genova.
L'indagine
Torniamo all’indagine di ieri: la Dda ha esaminato l’evidente sproporzione tra il reddito dei due indagati e l’effettivo patrimonio e, in più, il ruolo di imprenditore mafioso che Scali ricopriva, reso ancora più forte dai legami di famiglia con la cosca degli Ursino (di Gioiosa Jonica, Reggio Calabria) che avevano un’impresa individuale responsabile di aver “inquinato il settore di mercato alterandone la concorrenza”, dicono gli inquirenti. Quattordici le imprese sequestrate a Gallo e Scali, più 69 immobili e 36 veicoli, una villa di pregio, terreni, 12 orologi di lusso, conti e altri soldi per un valore complessivo di 212 milioni di euro.
Un colpo importante alla criminalità organizzata che ha tenuto conto anche delle conseguenze delle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti che, di fatto, ha prodotto l’estromissione dal mercato di numerose aziende con la conseguente perdita di posti di lavoro. Un’operazione che si aggiunge alle altre messe a segno dalle Fiamme Gialle reggine, capaci, solo nell’ultimo anno, di sottrarre alla ‘ndrangheta circa 566 milioni di euro.
Francesca Grillo
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