Stop al bullismo "Ragazzi, non siete soli"
L’argomento dell'incontro di giovedì sera all'auditorium Fagnana era il bullismo, in ogni sua forma, inclusa la pericolosa modalità che si chiama cyber.
Stop al bullismo "Ragazzi, non siete soli".
Stop al bullismo "Ragazzi, non siete soli"
BUCCINASCO – Sullo schermo c'è una ragazzina che piange: ha mandato delle foto intime al fidanzato e sono girate per tutta la scuola. Non sa cosa fare, è disperata. Non sa come uscire dal cerchio degli insulti, delle prese in giro. Una corda che si fa sempre più stretta intorno al collo, che la strozza, incapace di vedere una via di uscita all’angoscia. Alla fine prende coraggio, trova la forza, in sè stessa. Non può cambiare ciò che è stato ma può vivere lo stesso. L’importante, si dice, è imparare dai propri errori.
La sera dedicata al bullismo
Gli alunni della prima media di Buccinasco hanno guardato il video in silenzio, lo stesso che hanno osservato quando hanno parlato gli esperti. L’argomento dell'incontro di giovedì sera all'auditorium Fagnana era il bullismo, in ogni sua forma, inclusa la pericolosa modalità che si chiama cyber: significa che invece delle spinte, le prese in giro e l’umiliazione passano veloci dagli schermi dei pc e dei telefoni.
Il bullismo 2.0 ma non solo
Non hanno ancora Facebook, troppo piccoli, ma gli studenti sanno già cosa significa avere a che fare con i bulli. Se non sono capitati loro, sotto il tiro dei bulli, ci è finito qualcuno che conoscono. In ogni modo, il fenomeno (e che brutto chiamarlo così) è presente, vivo, attuale. Drammatico. I relatori hanno illustrato le caratteristiche: deve essere ripetuto nel tempo, deve essere un comportamento intenzionale con la volontà di ferire e la vittima non riesce a uscirne. Sul tavolo degli esperti c’era la psicologa Cristina Quarta, il collega e psicoterapeuta Nicola Iannaccone, ideatore del progetto “Stop al bullismo”, la dirigente scolastica Antonella Lacapra, il consigliere regionale Carlo Borghetti. Con loro anche il sindaco Rino Pruiti che ha evidenziato l’importanza di “parlare dell’argomento, confrontarsi, stare uniti e fare squadra”.
L’auditorium Fagnana era pieno
Al centro, i ragazzi. Intorno, genitori, nonni, educatori, insegnanti, ma anche chi voleva semplicemente informarsi. La differenza l’hanno fatta gli alunni. Interessante sentire gli interventi, formativi, che ha fatto aprire gli occhi a molti e hanno reso i genitori più consapevoli. Ma il pugno nello stomaco è arrivato dai ragazzi che hanno preso in mano il microfono e hanno detto “abbiamo paura”. Paura di finire bullizzati, ma anche paura di parlare, perché il ragazzino che prende di mira il compagno potrebbe prendere di mira anche loro.
La paura nei ragazzi e genitori
“Se un mio compagno viene picchiato, io cosa devo fare? E se poi picchiano anche me?” chiedevano gli alunni agli esperti che cercavano di fargli capire che non vuol dire fare la spia, raccontare una cosa brutta che sta accadendo, perché significa “rompere il cerchio della violenza”. Paura ce l’hanno anche i genitori. “Non è facile. Se ne sentono tante. Bambini che si buttano dal balcone perché presi in giro, che si chiudono nei silenzi invalicabili, che non si riescono a penetrare. Allora ti trovi disarmato, non sai cosa fare per salvargli la vita”. Il timore più forte è “di non riuscire a intervenire in tempo”.
Insieme è possibile
Per questo è importante partecipare a questi incontri, ha evidenziato Alessandro Quarta, presidente del Comitato Genitori Buccinasco che ha organizzato l’evento, “perché dialogando e confrontandoci, anche con gli esperti, riusciamo ad avere gli strumenti adatti ad affrontare il problema”. La psicologa ha inoltre spiegato “l’importanza dell’uso consapevole degli smartphone: dobbiamo chiederci perché glielo stiamo dando, a cosa serve, cosa deve farne. Dobbiamo vigilare e controllare. E voi ragazzi – si è rivolta agli alunni – cambiate visione: da emoticon a emozioni vere. Se siete arrabbiati, ditelo, se volete bene a qualcuno, ditelo”. A fine serata, l’ultima domanda, da una bambina: «Come si fa a farsi passare la paura?». Le parole migliori arrivano dalla preside: «Insieme. Lo facciamo insieme».
Francesca Grillo