Si è conclusa nel giro di poche ore la caccia all’uomo per l’aggressione avvenuta nella mattinata di lunedì 3 novembre in piazza Gae Aulenti, dove una donna di 43 anni era stata colpita alle spalle con un coltello da cucina lungo circa 30 centimetri.
Accoltellamento in piazza Gae Aulenti: identificato e fermato l’aggressore
MILANO – L’aggressione era avvenuta intorno alle 9 di ieri mattina, lunedì 3 novembre, quando la donna, mentre andava al lavoro, è stata colpita alle spalle con un coltello da cucina. La 43enne è stata poi trovata dai passanti riversa a terra con la lama conficcata nella schiena, all’altezza dell’ascella sinistra. Dell’aggressore nessuna traccia.
Le immagini dell’aggressione diffuse dai carabinieri
In serata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, al termine di un’intensa attività investigativa, hanno identificato e rintracciato il presunto responsabile: si tratta di Vincenzo Lanni, 59 anni, italiano originario di Bergamo.
Riconosciuto dalla sorella
La svolta è arrivata grazie a una segnalazione della sorella gemella, che ha riconosciuto il fratello nelle immagini dell’aggressore diffuse su autorizzazione della Procura di Milano. Le ricerche dei militari hanno permesso di individuarlo in un albergo nei pressi della stazione Centrale a Milano, dove soggiornava da alcuni giorni dopo essere stato allontanato da una comunità di recupero del Varesotto.
L’arresto in un hotel vicino alla stazione Centrale
Durante il fermo, Lanni è stato trovato in possesso degli stessi abiti che indossava al momento dell’aggressione, come documentato dalle immagini di videosorveglianza. Dalle prime ricostruzioni non risultano collegamenti tra lui e la vittima, Anna Laura Valsecchi.
Dieci anni fa aveva accoltellato due anziani nella Bergamasca
Non è la prima volta che l’uomo si rende protagonista di episodi di violenza. Nel 2015 aveva ammesso di aver accoltellato due pensionati in provincia di Bergamo e, durante gli interrogatori, aveva confessato di voler uccidere delle donne come reazione alla frustrazione per la sua vita, che definiva fallimentare.
Ex programmatore informatico, nel 2012 aveva perso il lavoro. Anche dieci anni fa era stato tradito dalle telecamere e arrestato poco dopo i fatti: nel 2016 venne condannato a otto anni di carcere e a tre anni di misura di sicurezza in una struttura psichiatrica, dopo essere stato dichiarato parzialmente incapace di intendere e di volere.
L’interrogatorio notturno in carcere
Dopo l’interrogatorio notturno in carcere il 59enne è stato fermato e portato a San Vittore: ha ammesso di aver colpito per risentimento e frustrazione. Nella notte, al termine dell’interrogatorio condotto dal sostituto procuratore Maria Cristina Ria, l’uomo ha confessato l’aggressione, mostrando piena lucidità durante il confronto con il magistrato.
Secondo quanto riferito, Lanni avrebbe agito spinto da un profondo risentimento verso la comunità di recupero da cui era stato allontanato lo scorso giovedì per cattiva condotta e da un’insofferenza mai superata per il licenziamento subito dieci anni fa da un’azienda informatica per cui lavorava come programmatore.
Non conosceva la vittima
Un rancore accumulato nel tempo che, a suo dire, lo avrebbe spinto a premeditare un gesto dimostrativo in un luogo simbolo del potere economico, proprio ai piedi del grattacielo di Unicredit. L’uomo ha dichiarato di non conoscere la vittima, scelta casualmente “come rappresentazione” di quel contesto che voleva colpire. Il fatto che la donna lavorasse effettivamente nel palazzo Unicredit, ha spiegato, sarebbe stato solo un caso.
Sono tuttora in corso ulteriori accertamenti coordinati dalla Procura di Milano per verificare e contestualizzare quanto emerso nel corso dell’interrogatorio.
La sua giacca rinvenuta fuori dal supermercato
A parziale riscontro del racconto, i Carabinieri hanno rinvenuto la giacca indossata durante l’aggressione e poi abbandonata nei pressi del supermercato Esselunga di viale Famagosta.
Dagli accertamenti è infine emerso che Lanni aveva terminato di scontare la pena relativa ai precedenti episodi e si trovava nella comunità per un percorso di reinserimento sociale.