Le sezioni Anpi di Abbiategrasso, Buccinasco, Cesano Boscone, Corsico, Gaggiano, Locate Triulzi, Opera, Pieve Emanuele, Rosate, Trezzano sul Naviglio e Coordinamento Anpi Magentino si sono rivolti alla sindaca di Cisliano, Ilaria Mora, per chiedere di rivedere la decisione di intitolare una via della città a Giorgio Almirante.
Rivedere la scelta di Cisliano di intitolare una via a Giorgio Almirante: il documento di Anpi
SUDOVEST MILANO – “La via della vergogna – commentano le sezioni Anpi –. L’intitolazione di una via a un personaggio della storia dovrebbe essere un riconoscimento al suo percorso di vita personale, per aver contribuito a far crescere il nostro Paese democraticamente e culturalmente nelle forme più disparate, rendendo orgoglioso chiunque passi per quella via nel leggere il suo nome. Giorgio Almirante, ovvero chi negli anni della “guerra civile” si distinse per la sua attività anti partigiana e di collaborazione con il nazismo, non può certo rientrare nel novero degli uomini illustri ai quali intitolare una via”.
Dal 1938 al 1942 fu a capo della rivista “La difesa della razza”
I gruppi territoriali proseguono: “Chi dal 1938 al 1942 fu segretario del comitato di redazione della rivista antisemita e razzista “La difesa della razza”, che uscì in seguito alla pubblicazione del Manifesto della razza nel 1938 e che, nell’immediato dopoguerra, come politico si distinse spesso con discorsi e temi di stampo fascista e di disprezzo nei confronti della democrazia e della Repubblica italiana, a capo del MSI, non ha diritto di essere ricordato con una strada.
Chi potrebbe essere “orgoglioso” di passare lungo una via intitolata a Giorgio Almirante, se non parte di quella destra nostalgica, che passo dopo passo, atto dopo atto, vuole cancellare i valori della Resistenza e i principi di democrazia e libertà che la nostra Costituzione ancora rappresenta?”.
“Noi come Anpi – continuano nel comunicato diffuso – esprimiamo la nostra indignazione, così come alcuni cittadini di Cisliano che ci hanno segnalato l’accaduto.
Per testimoniare la contrarietà di parte della cittadinanza, vogliamo mettere in evidenza una bellissima lettera di un cittadino, figlio di un partigiano morto in un campo di concentramento, destinata all’Amministrazione comunale e alla sindaca di Cisliano. Come Anpi vigileremo attentamente, affinché questa via non venga mai realizzata”.
Lo scritto del figlio del partigiano Rizzi morto in un campo di concentramento
La lettera a cui Anpi si riferisce è stata scritta dal figlio del partigiano Delfino Rizzi, della brigata Matteotti, “arrestato il 30 dicembre 1944 a Crotta d’Adda dalla Guardia Nazionale Repubblicana agli ordini del colonnello Tampini, responsabile dell’Ufficio Politico Investigativo di Cremona successivamente trasferito nel campo di transito di Fossoli. Il 15 giugno 1944 fu deportato dal binario 21 di Milano col trasporto Nr. 5 a Mauthausen dove morì nel marzo 1945. Nel corpo paramilitare militava il tenente Giorgio Almirante, già segretario di redazione del giornale ‘La difesa della razza’, successivamente promosso capitano delle Camicie Nere. I compiti della GNR erano essenzialmente di polizia politica: la ricerca, l’arresto e l’incarcerazione e la soppressione di quegli italiani non allineati alla cosiddetta Repubblica di Salò”.
La lettera prosegue:
“Le Brigate Nere erano invece dedicate ai rastrellamenti nelle aree dove agivano i partigiani italiani. Almirante partecipò in veste di capitano ai rastrellamenti in val d’Ossola. Entrambi i corpi in cui Almirante operò si distinsero per atrocità, torture, eccidi a danno di civili, donne, uomini e patrioti italiani in ossequio alle direttive del comando tedesco a cui la cosiddetta Repubblica di Salò si sottomise con zelo servile. I tedeschi così poterono distrarre da questi compiti forze militari da utilizzare contro le Forze Alleate”.
“Capirà – si rivolge alla sindaca – quanto dolore, indignazione e offesa abbia arrecato l’approvazione della delibera che dedicava una via di Cisliano a Giorgio Almirante. Non trovo nessuna ragione logica che ha determinato questa scelta, unica in Lombardia. La prego, si dissoci da questa impopolare e malaugurata decisione, la cui responsabilità è comunque del sindaco, e adotti tutto quanto possibile per annullare questa infame delibera”.