la decisione

Pride, alla parata del 24 giugno non ci sarà nessun rappresentante della Regione

La mozione è stata bocciata dal Pirellone con 43 voti contrari e 23 a favore

Pride, alla parata del 24 giugno non ci sarà nessun rappresentante della Regione
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Il Consiglio regionale ha votato e ha deciso che nessun rappresentante si unirà al Milano Pride quest'anno.

Milano Pride 2023

MILANO - "L’aula deciderà, l’aula come sempre è sovrana e deciderà" così il presidente della Regione Attilio Fontana aveva risposto in merito alla possibilità che un rappresentante della Regione partecipi al Pride con fascia istituzionale così come chiesto da una mozione presentata dalle opposizioni e che sarà discussa oggi in Consiglio regionale. Le scorse settimane l'Udp del Consiglio regionale aveva invece già deciso di non concedere il patrocinio alla manifestazione per i diritti Lgbt.

E l'aula ha deciso per un no

Come riporta Prima Milano, la mozione è stata bocciata dal Pirellone con 43 voti contrari e 23 a favore.

Lo scorso anno la mozione fu invece accolta e alla manifestazione partecipò Dario Violi (M5S) allora consigliere regionale e membro dell'Udp del Consiglio regionale. Il patrocinio al Pride invece, come accaduto in passato, era già stato negato le scorse settimane dall'Udp.

Le motivazioni della decisione

Così Silvia Scurati consigliere regionale della Lega, intervenuta in Aula:

“Anche quest’anno le opposizioni ripropongono in occasione del Milano Pride 2023 la richiesta di patrocinio dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e la partecipazione di un esponente del Consiglio o della Giunta al Pride. Il tema delle discriminazioni è certamente importantissimo e sul quale le istituzioni devono porre la massima attenzione. Ma premesso ciò non possiamo, come rappresentanti delle istituzioni, voltare la faccia e fare finta come ad eventi quali il Gay Pride non si accompagnino troppo spesso episodi a dir poco folkloristici, a volte blasfemi, che poco hanno a che fare con il tema delle discriminazioni e dell’inclusione. Anzi, al contrario sviliscono gli stessi tentativi di chi, in buona fede, cerca di affermare le proprie posizioni.

La promozione dell'inclusione e della lotta alle discriminazioni richiede un impegno costante e diffuso nel tempo. Supportare dal punto di vista istituzionale il Pride significa anche supportare pratiche illegali come l’utero in affitto, pertanto, utilizzare la fascia, simbolo di autorità e rappresentanza pubblica e soprattutto istituzionale, come richiede la mozione, in questo singolo evento può esporre quindi l’istituzione regionale ad una scorretta strumentalizzazione.

Dobbiamo lavorare insieme per promuovere una società in cui tutti i cittadini della Lombardia si sentano rispettati, inclusi e tutelati, giorno dopo giorno e non solo durante una parata, di dubbio gusto, per le vie milanesi. Dobbiamo lavorare per un dialogo maturo e scevro da ogni strumentazione e ideologia”.

Zamperini: "capricci confusi con i diritti civili"

Giacomo Zamperini, Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia e referente dell'Associazione Pro Vita e Famiglia si dice d'accordo con la decisione presa:

"Bene ha fatto il Consiglio Regionale a respingere la mozione presentata dal Gruppo “Patto civico” che chiedeva la presenza istituzionale al Milano Pride. Concedere un patrocinio o presenziare istituzionalmente ad una manifestazione, significa anche condividerne le finalità e gli intenti. Se, quindi, ci si limitasse alla richiesta di maggiori tutele ed al contrasto delle discriminazioni, saremmo tutti assieme in piazza. Siccome, invece, si rivendicano posizioni divisive, con un vero e proprio documento politico che contiene richieste di intervento legislativo, come sull’utero in affitto e le adozioni delle coppie gay, spesso attraverso l’utilizzo anche di immagini blasfeme, volgari, offensive, violente e di dubbio gusto, non ci è proprio possibile sostenere manifestazioni di questo genere. Noi non vogliamo contrapporre i diritti degli omosessuali ai diritti degli eterosessuali: per noi esistono soltanto diritti delle persone, senza alcuna distinzione. Troppo spesso, l’orgoglio trascende in prepotenza ed i capricci vengono confusi con i diritti civili."

I commenti di indignazione

Luca Paladini, consigliere regionale Patto Civico e fondatore dei Sentinelli di Milano, ha commentato così sui social la decisione:

"È stato un dibattito umiliante. Se avessi investito 5 euro per ogni frase fatta e stereotipi usati durante la discussione, in questo momento sarei ricco. Blasfemi! Carnevalata! Manifestazione divisiva! La sagra del "io non sono omofobo ma..".

Nel mio intervento finale ho chiesto scusa a tutte le persone discriminate in base al proprio orientamento sessuale e identità di genere. Chiesto scusa a nome di una maggioranza che ha trasformato un'aula istituzionale in un bar dello sport. Ignorante e triviale. Ci vediamo al Pride. Mai così orgogliose e orgogliosi".

Pizzighini: "discriminare è il contrario di educare al rispetto"

Si è lasciata andare a un commento anche la consigliera del M5S Paola Pizzighini:

“Allibita per le parole ostili che oggi sono circolate in Consiglio regionale da parte della maggioranza. La discriminazione è palpabile quindi nessuna fascia istituzionale parteciperà al Pride 2023, questa maggioranza è riuscita, incredibilmente, a rinnegare l’atto dello scorso anno, a questo punto meglio che quella fascia rimanga nel cassetto.

Rimane da capire chi ha sbagliato: la passata Giunta o questa che ha la stessa faccia, e la stessa medaglia? Dopo 50 anni dalla nascita dei Movimenti LGBTQ+, in Lombardia bisogna lottare per avere rispetto e accettazione sociale. Lotteremo per una società equa ed inclusiva, perché la difesa dei diritti, a partire da quelli di genere, vengano insegnati nelle scuole per la costruzione di una nuova società libera e giusta. Discriminare è l’esatto contrario di educare al rispetto. Piangiamo il femminicidio e non capiamo che questo è causato proprio dalla discriminazione di genere, oltre dalla povertà intellettuale”.

Bocci: "una società che divide e discrimina"

Così la consigliera regionale del Pd Paola Bocci a seguito della bocciatura:

“La destra alla fine fa la destra, anche se racconta a parole una storia diversa. La storia di questa Regione è una storia di disinteresse e di insofferenza rispetto ai diritti della comunità lgbtqia+, di misure negate e di rivendicazione continua di una idea di società che divide e discrimina. Negare il sostegno perché si interpreta il Pride come semplice ostentazione, può essere un alibi pericoloso.

Il Pride esprime e rivendica quello che alla società risulta scomodo, è sinonimo di libertà ed è anche grazie a queste manifestazioni che i diritti sono stati tutelati, perché i diritti civili non possono essere confinati alla vita privata nel chiuso di una stanza, la vita affettiva ha bisogno di essere riconosciuta a livello sociale e politico. Riconoscere questo diritto è per noi fondamentale e per questo avremmo voluto che anche Regione Lombardia fosse formalmente presente al Pride. Non sarà così, ed è una scelta miope e retriva.”

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