Fatture false e frode per 292 milioni di euro: coinvolta anche società di Trezzano
Dieci persone sono finite in carcere, dodici agli arresti domiciliari, in seguito all’articolata indagine su un sistema criminale che opera da circa vent’anni, secondo le indagini della Guardia di finanza
C'è anche una società di Trezzano, la Ailati Scarl, coinvolta nell'inchiesta che ha scoperto un sistema di evasione fiscale per quasi 300 milioni di euro e che ha aperto le porte del carcere a 10 persone.
Anche una società di Trezzano coinvolta nelle indagini
TREZZANO SUL NAVIGLIO – C'è anche una società di Trezzano coinvolta nelle indagini coordinate dai pm Grazia Colacicco e Pasquale Addesso. Si tratta della Ailati Scarl di Trezzano, finita nelle carte dell’inchiesta insieme a due consorzi attivi nel settore della logistica e del facchinaggio, il Consorzio Sac e il Consorzio Progresso logistico, entrambi di Lainate.
10 persone in carcere, 12 ai domiciliari
Dieci persone sono finite in carcere, dodici agli arresti domiciliari, in seguito all’articolata indagine su un sistema criminale che opera da circa vent’anni, secondo le indagini della Guardia di finanza che ha scoperto un sistema di evasione fiscale attraverso la sostituzione delle società pilotate al fallimento (consorzi e società cooperative di lavoro) con nuove società costituite ad hoc, oltre all’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Società svuotate e poi si ricominciava con nuovi soggetti
Dopo pochi anni, le coop (con la rappresentazione di una artefatta realtà mutualistica) venivano svuotate di ogni patrimonio e abbandonate all’insolvenza. Nuovi soggetti, riconducibili alle stesse persone delle coop, prendevano il loro posto, perpetuando il meccanismo illecito. Nuovi operatori “puliti”, in modo da ostacolare ogni attività di accertamento successiva alla scoperta della frode, rendendo più confuso il quadro investigativo.
Sequestro preventivo per oltre 292 milioni di euro
I finanzieri stanno perquisendo ed eseguendo sequestri preventivi per oltre 292 milioni di euro, costituenti il profitto dei reati di bancarotta e violazioni fiscali contestate. Nel giro erano coinvolti anche cittadini cinesi che emettevano le fatture false con pagamenti tracciati in cambio di contanti, togliendo commissioni pari al 9% dell’importo.