Regione Lombardia

Galli: bisogna investire nell'attrattività del settore culturale

"Oggi si fa ancora fatica a riportare la gente al cinema a teatro e nei musei, dobbiamo aumentare l'attrattività della nostra offerta culturale"

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"E stato un mandato impegnativo, ma anche esaltante" così l'assessore regionale all'autonomia e alla cultura Stefano Bruno Galli ha riassunto gli ultimi 5 anni.

L'intervista all'assessore Galli

La situazione del settore della cultura

Così l'assessore Galli si è espresso riguardo alla direzione in cui dovrebbe andare il settore culturale nei prossimi anni:

"Il biennio della pandemia ha creato non pochi problemi al mondo della cultura. Dobbiamo lavorare moltissimo sull'attrattività e per farlo bisogna investire in tre direzioni: restauri, ristrutturazioni e innovazioni tecnologiche. Queste sono le tre direttrici da percorrere per rilanciare gli istituti e i luoghi della cultura. Non bisogna mai dimenticarsi che qualsiasi politica pubblica in ambito culturale vuol dire investire sul capitale sociale e quindi offrire al cittadino l'opportunità di crescere dal punto di vista culturale"

Il tema dell'autonomia

Recentemente inoltre l'assessore ha pubblicato un libro dedicato al tema dell'autonomia in cui ha voluto "confutare alcune maldestre teorie" sul tema del regionalismo differenziato. In particolare l'assessore si è concentrato su quella che riguarda la seccessione dei ricchi:

"Quella che chiediamo è un'autonomia a saldo zero. Chiediamo la competenza e le risorse per gestirla, ma non si intacca il fondo perequativo, non si intacca il meccanismi solidaristici tra le regioni, e non si intacca nemmeno il residuo fiscale".

Infine:

"Ho voluto dimostrare una cosa di cui sono convinto: la disomogeneità della pianta amministrativa che risale al 1852, che era stata fatta per ragioni di carattere burocratico-statistico, richiede la differenziazione. Perché abbiamo realtà come la Lombardia accanto ad altri territori che sembrano più che altro delle maxiprovince per la loro estensione territoriale. Un modello che dà a tutti le stesse competenze non può funzionare"

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