Transizione ecologica e comunità energetica, ma nei fatti? Qualcuno ce l’ha fatta: il caso Basiglio
Una prima risposta sull'argomento è giunta proprio da uno dei nostri comuni, Basiglio, che ha comunicato, primo fra tutti almeno in Lombardia, la creazione di una comunità energetica.
BASIGLIO - Transizione ecologica. Un termine che ha cominciato ad entrare prepotentemente nelle nostre case assieme ad un’altra strana sigla: il PNRR. Quest’ultimo, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, si riassume facilmente, banalizzando e riassumendo volutamente: miliardi di euro, diversi dei quali a fondo perduto, dall’Unione Europea per superare la pagina buia della pandemia e far ripartire l’economia. Dalla nostra malata sanità pubblica (vedremo gli effetti prima o poi?), per passare al rinnovamento delle infrastrutture e lo sviluppo, per l’appunto, di una transizione ecologica.
Urge pensare ad una nuova economia basata sull’ambiente
Una parola bellissima, divenuta ormai imperativo alla luce dei disastri che il cambiamento climatico ogni giorno ci mostra con più forza. Se a questo aggiungiamo la crisi energetica, le bollette alle stelle, dopo ma non solo lo scoppio della guerra, capirete che costruire una nuova economia basata sull’ambiente diventi non sono necessario bensì indispensabile. E allora mi sono chiesto: “Ma perché non si parte ‘dal basso’, dai nostri Enti locali, per lanciare questo rinnovamento energetico?”
La risposta del Comune di Basiglio: una comunità energetica
Una prima risposta è giunta proprio da uno dei nostri comuni, Basiglio, che ha comunicato, primo fra tutti almeno in Lombardia, la creazione di una comunità energetica. Mi è sembrato doveroso aprire questo “dossier”, che ci accompagnerà nelle prossime settimane interpellando tutti i Comuni (chi ci sta pensando, chi qualcosa sta facendo e chi altro apparentemente non si sta muovendo in questo senso), proprio con chi vede già il traguardo in questo senso. Hanno risposto alle mie domande il sindaco Lidia Reale e l’assessore all’Innovazione tecnologica e Smart city Marco Vicamini.
L'intervista
Sentiamo molto parlare di transizione ecologica e poi, quello che dovrebbe esserne un pilastro, la creazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, è ferma al palo, salvo rare eccezioni, come la vostra. Di cosa si tratta?
Come amministrazione, già sette anni fa abbiamo iniziato un percorso di efficientamento energetico che si è ulteriormente intensificato negli ultimi anni, con investimenti significativi. Il nostro obiettivo era duplice: da una parte individuare soluzioni tecniche che fossero più compatibili con l’ambiente, intervenendo, ad esempio, sugli infissi e tetti delle scuole per ridurre la dispersione termica e con la sostituzione delle caldaie con pompe di calore, ma anche cambiando tutta l’illuminazione con luci al led e posizionando sui tetti degli edifici pubblici e sulle strutture sportive degli impianti fotovoltaici; dall’altra, puntando alla riduzione dei consumi energetici.
Una riduzione che ci ha permesso di liberare significative risorse per le spese correnti e di affrontare, in modo diverso, l’emergenza sorta a seguito del conflitto russo-ucraino. Un percorso lungo grazie al quale oggi abbiamo tutti gli asset di base necessari per dar vita alla prima vera e propria Comunità Energetica Rinnovabile della Lombardia. Tanto che Legambiente ci ha inserito, fin da quest’anno, nel suo report dedicato a questo ambito. Con gli impianti installati e quelli che posizioneremo, riusciremo a garantire una produzione di circa 300 kw di picco come Ente. Ma il nostro obiettivo nei prossimi due anni, sempre considerando solo la capacità produttiva in carico al Comune di Basiglio, dovremmo arrivare a circa 2 megawatt.
Perché, secondo Lei, non è stata la prima scelta da parte delle Amministrazioni locali?
È una questione di scelte politiche, di sensibilità e di conoscenze tecnologiche. A Basiglio siamo riusciti ad avere, in contemporanea, tutte e tre le condizioni. Non c’è dubbio che la crisi Energetica che stiamo vivendo stia mettendo in evidenza un problema anche di natura culturale. Un aspetto che non esclude gli amministratori locali. Così come le aziende. Consideriamo, ad esempio, l’energy manager delle imprese. Prima le spese Energetiche non erano particolarmente significative e preoccupanti per i bilanci. Oggi, invece, lo sono. Ed è quindi sempre più necessaria la figura dell’energy manager. Infatti, ci sono dei prodotti per i quali la maggior parte del costo è imputabile all’energia elettrica. Si pensi, ad esempio, alla lavorazione dell’acciaio o alla realizzazione delle piastrelle.
A che punto è il vostro progetto?
Abbiamo completato le fasi burocratiche e siamo in quella operativa. Nei mesi scorsi è stato fatto un bando di gara che ci ha permesso, all’inizio di agosto, di selezionare un partner che sta definendo la documentazione necessaria all’attivazione vera e propria della Comunità Energetica Rinnovabile. In particolare, lo statuto, perché la Comunità è un ente giuridico a sé stante anche rispetto all’ente promotore, che è il Comune di Basiglio. Oltre al regolamento della Comunità Energetica Rinnovabile che deve tenere conto di tutte le esigenze degli stakeholder, perché nella Comunità ci sono soggetti che consumano e producono e altri che consumano solamente. Nel mese di ottobre presenteremo l’iniziativa alla cittadinanza di Basiglio con l’obiettivo di attivare la
Comunità entro la fine dell’anno.
Come è stata accolta la vostra proposta da aziende e condomini?
Già a seguito delle prime notizie della Comunità Energetica Rinnovabile abbiamo ricevuto diverse richieste di adesione, sia da parte dei privati e amministratori condominiali, sia delle aziende.
Possono essere coinvolti in questo progetto anche altri Comuni?
Tecnicamente è possibile se c’è la compatibilità con l’appartenenza alla stessa cabina primaria di distribuzione dell’energia elettrica. È un vincolo normativo: tutti i componenti devono essere connessi alla stessa cabina primaria. In una prima fase punteremo solo su Basiglio, ma in una seconda fase non escludiamo di verificare disponibilità e compatibilità di altri soggetti istituzionali e non di tutto il territorio. Potremo così avere più capacità di ottimizzazione l’autoconsumo della Comunità.
Avete quantificato quali sono i risparmi che si potranno ottenere?
Siamo riusciti a ridurre i costi relativi ai consumi di circa il 30%. Per la Comunità stiamo facendo delle simulazioni, ma ci mancano ancora alcuni dati essenziali. Come per esempio quante aziende e cittadini prosumer si aggregheranno con la loro capacità produttiva. E quanti cittadini con la loro capacità di consumare (consumer). Quindi è difficile stimare esattamente il beneficio economico, anche perché le tariffe sono in continua evoluzione. Sia quelle relative ai consumi sia quelle dell’energia ceduta alla rete e degli incentivi per l’autoconsumo della Comunità stessa. Teniamo presente che in questo momento Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) ha concluso nei giorni scorsi la consultazione popolare. Quindi mancano ancora i decreti attuativi. Non conosciamo ancora l’assetto di tipo regolamentare che assumeranno queste Comunità. Arera ha detto che sbloccherà la situazione entro fine anno. Ma è un processo che richiederà ancora quattordici/quindici mesi per essere concluso. Il beneficio ci sarà, ma dipenderà anche da quanto i partecipanti alla Comunità produrranno e utilizzeranno l’energia stessa.
Sarà possibile monitorare costantemente gli effetti?
Nelle linee guida che abbiamo dato all’operatore privato che gestirà la Comunità Energetica Rinnovabile a Basiglio sono previsti dei sistemi per far conoscere in tempo reale ai diversi componenti quanta energia viene prodotta e quanta agevolata (quindi soggetta a contributi pubblici) verrà messa a disposizione.
Quanto è diventato strategico il processo della Comunità Energetica Rinnovabile?
La transizione ecologica ha subito un’accelerazione straordinaria nel 2022. Con la guerra in Ucraina, l’innalzamento delle tariffe e i problemi a sostenere i nuovi costi relativi ai consumi hanno accelerato il processo. Noi siamo sempre stati attenti a ogni tipo di agevolazione proposta. E abbiamo ottenuto un buon numero di finanziamenti. E questo dipende sicuramente dalla sensibilità dell’amministrazione e dalle competenze. Non possiamo dare per scontato che in ognuno dei Comuni italiani ci siano le stesse conoscenze. Oggi l’energy manager è una figura che manca, ma è invece fondamentale per il futuro delle nostre città e dell’Italia intera.
Il sistema della PA, quindi anche la Regione, si sta attivando a diversi livelli?
Regione Lombardia ha istituito degli organismi che dovrebbero aiutare i Comuni in questa transizione Energetica e, attraverso una legge regionale, sono stati messi a disposizione dei finanziamenti per avviare questi percorsi. Siamo stati contattati da molti Comuni che vogliono saperne di più per poter replicare la nostra iniziativa. Però noi abbiamo iniziato tanti anni fa. Mettere in piedi una Comunità Energetica Rinnovabile richiede del tempo. Se un Comune non ha installato nemmeno un impianto fotovoltaico, per il quale ci vogliono circa un anno e mezzo, è chiaro che sarà difficile istituirla. Abbiamo installato e in fase di installazione arriveremo a una produzione di circa 300 Kw di picco. L’obiettivo nei prossimi due anni, solo in relazione alla capacità produttiva in carico al Comune di
Basiglio, dovremmo arrivare a circa 2 megawatt. Siamo all’interno del report di Legambiente del 2022 delle Comunità Energetiche.
Andrea Demarchi