SUBSONICA: un concerto per chi riesce a crescere senza mai invecchiare

Cronaca di un live in cui la band torinese ritrova suoni e coesioni dell’inizio

SUBSONICA: un concerto per chi riesce a crescere senza mai invecchiare
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SUBSONICA: un concerto per chi riesce a crescere senza mai invecchiare.

SUBSONICA: un concerto per chi riesce a crescere senza mai invecchiare

TORINO - I Subsonica cristallizzano il tempo e invitano il pubblico in una Discoteca labirinto grande un centinaio di chilometri dalla quale non si possa uscire.

Live in Torino

Nella loro Torino (il pubblico migliore del mondo) regalano più di due ore di canzoni senza respiro, tirate, suonate e sudate dal primo all’ultimo centimetro. Nonostante siano passati più di 20 anni dalle prime canzoni e da quei suoni che da sempre si sono spinti oltre l’elettronica e ben al di là del rock tradizionale e della melodia italiana, ieri sera sembrava di festeggiare l’uscita di Microchip emozionale, con lo stesso senso di avventura e di ribellione e soprattutto con i 20/30 enni di allora e di ora.

La scaletta

Sorprendente il pogo sopra e sotto il palco e quel linguaggio così comprensibile e così condiviso. Le canzoni del disco nuovo 8 si mescolano con quelle più datate e da Bottiglie rotte si vola velocemente a Up patriots to arms (riuscitissimo omaggio a Franco Battiato) e da Nuova ossessione a Punto critico: “Quelle nuove le conoscete meno di me” ironizza Samuel e via con Depre, Aurora sogna, Il cielo su Torino.

Special Guest

Sul palco anche il rapper torinese, anzi sabaudo Willy Peyote, per L’Incubo e la sua I cani. Un palco asciutto, tagliente come l’arrangiamento  delle canzoni con luci che non danno pace e schermi a disegnare i 5 musicisti che con generosità recuperano memoria e la dipingono di attualità. E pedane che si elevano e fanno Respirare dall’alto.  Un concerto diritto e senza melodia, alla faccia di San Valentino e di un repertorio fatto anche di canzoni d’amore. Nessuna traccia di Una nave in una foresta ad esempio disco che io ho amato molto.

La performance

La scelta è chiara: ritrovare suoni e coesioni dell’inizio, gli stessi che caratterizzano 8, disco che pulsa di rosso sullo sfondo.  Chi ama l’essenza dei Subsonica sarà travolto di felicità. Preparatevi, non c’è sosta e lo conferma anche Samuel nel backstage: “per un concerto così serve molto allenamento“.  Il finale è affidato a Strade e a Tutti i miei sbagli, perché Sanremo ha sicuramente offerto anche ai Subsonica l’occasione di allargare il proprio pubblico che cresce senza mai diventare grande.

Paola Gallo

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