Le luci accendono il ricordo di Pietro Sanua, l'uomo perbene
A Corsico il ricordo di Pietro Sanua a 23 anni dalla sua morte
Nessun colpevole, nessun mandante, nessuna giustizia. Pietro Sanua lo ricordano tutti. Senza colori politici, mettendo da parte le bandiere, gli schieramenti che alzano barricate. Sanua lo ricordano tutti, tutti, con una parola: onesto. Alcuni, molti, lo chiamano eroe. Per altri è stato il simbolo di una lotta alla mafia senza proclami o clamore. Per tutti, è stato l’uomo onesto. L’uomo perbene. Il buio di quel 4 febbraio del 1995 chi c’era se lo ricorda. Il buio delle albe d’inverno, delle cinque del mattino. Lo stesso buio delle sere di ogni 4 febbraio, quando si porta omaggio a Pietro, lì dove fu ammazzato.
Il buio che non fa più paura
Ma è un buio che non fa più paura al figlio Lorenzo, perché a fare luce sull’oscurità ci sono centinaia di fiaccole accese in ricordo del papà. Lorenzo all’epoca dell’attentato aveva 20 anni e mai ha smesso di lottare per cercare di riconsegnare giustizia a papà Pietro, la cui “colpa” era quella di battersi per la legalità. In via Di Vittorio, a pochi passi dal confine con Milano, Lorenzo quella notte c’era. Era a bordo del furgone dove Pierino venne ucciso a 47 anni da un colpo di fucile a pallettoni. A rendere indimenticabile la figura dell’uomo perbene ci ha pensato Libera, che ogni anno organizza il presidio e la fiaccolata proprio dove il furgone di Pietro si è schiantato, fuori controllo dopo quello sparo assordante.
Legalità, si diceva, la colpa di Pietro. Sì, perché al tempo aveva avuto il coraggio di denunciare un racket che piegava le gambe ai venditori ambulanti di fiori. Lui difendeva la categoria, da fruttivendolo che ogni giorno montava il suo banchetto nei mercati. Era anche presidente provinciale dell’Associazione nazionale venditori ambulanti della Confesercenti, ma più che per il ruolo istituzionale che ricopriva, la sua era la volontà e la passione di un uomo onesto, appunto. Erano gli anni di Mani Pulite e Tangentopoli, gli anni della corruzione e del malaffare che piegava.
E tutti zitti, testa bassa e mani in tasca. Ma la testa Pietro l’ha alzata, denunciando lo sporco che si nascondeva dietro l’assegnazione delle piazzole dei chioschi fuori dai cimiteri. Un colpo solo e Pietro non c’era più. Nessun colpevole, nessun mandante, nessuna giustizia. Alla fiaccolata di domenica sera c’erano tutti. I sindaci del territorio, i politici, le associazioni, la gente comune. Tanta gente comune che ha voluto ricordare Pietro. A preservarne la memoria storica ci ha pensato un docu-film (Fiori armati) che ha raccontato la vita di Pietro, gli aspetti intimi e famigliari, la passione per il Milan, la voglia di ridere e quella di urlare il disprezzo per la politica sporca e malata. «Anche se Lorenzo non avrà mai verità giudiziaria, non mancherà quella storica», aveva detto l’anno scorso Nando Dalla Chiesa. Poi altre testimonianze, altre parole, nella saletta messa a disposizione da don Ciro e dalla parrocchia di Sant’Antonio da Padova, sempre presente alle commemorazioni di Pietro.
"Ancora troppo silenzio"
C’era anche David Gentili che ha fatto una riflessione importante sulla vicenda ancora buia, sottolineando che «c’è ancora troppo silenzio. Gli esecutori materiali e i mandanti sono ancora liberi. Nessuno ha deciso di parlare. C’è un potere che spinge chi sa a non parlare. Un potere che fa ancora paura». Nessun colpevole, nessun mandante, nessuna giustizia. È ancora buio là fuori, per Lorenzo, per mamma Franca, che dopo tanti anni ancora si emoziona, ancora si commuove davanti a quel palo dove il marito è stato ammazzato. È ancora buio per chi non accetta un’ingiustizia che toglie l’aria e uccide ancora, e ancora, l’uomo perbene. Ma poi, la luce di centinaia di fiaccole accese, un po’ di quel buio, dagli occhi, dal cuore, lo tolgono.
Francesca Grillo