MILANO – Un agguato, un regolamento di conti. Un’intimidazione fatta a volto coperto, con la sciarpa tirata su, a lasciare scoperti solo gli occhi, per paura di essere riconosciuti. Succede alle 21.30 in via Quinto Romano, zona Baggio, stretta periferia milanese. Il fischio del colpo di fucile rimbomba per tutta la strada, non solo lì, tra le mura del bar Valor, locale dove i tre hanno deciso di dargli una lezione piantandogli un proiettile nella gamba.
La dinamica
A sparare, uno solo del gruppetto. Gli altri fuori, a guardarsi intorno. Ha puntato le canne del fucile sul giovane, poi le ha abbassate verso le gambe: non voleva ucciderlo forse, ma le condizioni del 30enne rimangono gravi. In zona appena si è saputo il nome della vittima la gente ha iniziato a scuotere la testa. Come a dire: ancora, le solite cose, le solite guerre. È Massimiliano Canito il ferito alla gamba, portato di corsa al pronto soccorso dell’ospedale Niguarda in condizioni gravissime.
Un nome noto
Un nome che conoscono tutti a Baggio e nella “sua” via Quarti, dove la famiglia pugliese dei Canito ha creato un quartier generale della droga, nel silenzio dei palazzi popolari, tra le carcasse della auto bruciate e i motorini piegati sull’asfalto. Luoghi che insieme a Settimo Milanese e la zona San Siro sono diventati triangolo nero delle faide tra famiglie per controllare gli affari sporchi e lo spaccio che vale milioni di euro. Luoghi e affari dove i nomi dei pugliesi si intrecciano con quelli calabresi.
Intrecci di famiglie
I Panaiya di Scandale, Crotone, per esempio. I Magrini, di Bari, in particolare Vito, detto il cavallaro per la passione (o la malattia, come dice qualcuno) per l’Ippodromo. E poi i Canito: Antonio detto il Canniggia (fratello di Massimiliano, il ferito alla gamba), primo protagonista delle faide della periferia sud di Milano. Esperti narcos alcuni, altri killer spietati, altri ancora sequestratori senza paura. Storie di guerre che si sovrappongono, di tradimenti, di minacce e intimidazioni.
Dove qualcuno finisce con una pallottola piantata in una gamba. Come Massimiliano Canito, mentre è al bancone di un bar. I carabinieri di Milano indagano, setacciano le strade, da Milano a Settimo Milanese e più in là, sulle tracce che i killer hanno lasciato scappando, dopo aver sparato un secondo colpo in aria.
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