Razzismo nel basket a Buccinasco, i giocatori lombardi scendono in campo con la maglia nera (FOTO)

Seguiranno altre iniziative perchè il basket non ha posto per i razzisti e per chi discrimina.

Razzismo nel basket a Buccinasco, i giocatori lombardi scendono in campo con la maglia nera (FOTO)
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Razzismo nel basket a Buccinasco, i giocatori lombardi scendono in campo con la maglia nera.

Razzismo nel basket a Buccinasco, i giocatori lombardi scendono in campo con la maglia nera

BUCCINASCO – Se la civiltà di un paese si misurasse in base al rispetto, per noi non ci sarebbe speranza. Perché senza speranza è l’ignoranza di chi insulta un giocatore per il colore della pelle. E non stiamo parlando di un’America razzista degli anni Cinquanta, ma dei campi di basket di oggi. Dove si sentono ancora parole bieche e cariche di odio nei confronti del giocatore con la pelle nera. Ma nella vita, si sa, tutto può cambiare. E anche quello che sembrava privo di speranza può diventare il mattone, piccolo, per costruire qualcosa di importante.

Iniziative concrete dalla Federazione Pallacanestro

Succede a Buccinasco, dove il centro 34enne Joao Kisonga ha dovuto subire, in campo e fuori, i soliti insulti. Perché è forte, e fa paura. E dalla paura viene fuori tutta l’ignoranza. Lorenzo Prataviera, il capitano dei Bionics, a fine febbraio aveva detto basta. Si era fatto portavoce della squadra e aveva urlato tutta la rabbia per un comportamento scorretto, tanto da annunciare l’abbandono del campo da parte della squadra al prossimo insulto razzista. La Federazione Pallacanestro non era rimasta insensibile all’ormai caso-Kisonga e aveva annunciato, per bocca del presidente regionale Alberto Bellondi, “iniziative concrete su tutto il territorio per dire no al razzismo”.

Milano e Varese hanno subito aderito

All’appello hanno risposto anche le squadre della massima serie: Milano e Varese hanno girato un video per aderire alla campagna. I grandi hanno dato l’esempio, i piccoli hanno seguito a ruota. I palazzetti di tutta la Lombardia si sono riempiti di cartelli con due parole: Noi no. Li hanno disegnati i bambini delle scuole, coinvolti anche loro in un progetto di sensibilizzazione globale. C’erano anche nella palestra di via Tiziano, dove domenica sera ha giocato Buccinasco contro Busto Arsizio.

La maglietta nera come simbolo

Tutti i giocatori hanno indossato una maglietta nera, simbolo della protesta. Si sono abbracciati, prima di scendere in campo. Kisonga teso, concentrato. Se tutta la Lombardia si è stretta intorno a lui e ai ragazzi che ancora oggi sono bersaglio dei razzisti, è per il coraggio che ha avuto lui e tutta la squadra di dire basta. Di lanciare un grido di aiuto che significa cambiamento.

Il sostegno dell'amministrazione comunale

A sostegno dei giocatori di Buccinasco anche il sindaco Rino Pruiti e l’assessore allo Sport Mario Ciccarelli che hanno voluto portare anche ieri la solidarietà alla squadra di casa. “Doveroso – hanno commentato i due amministratori –: episodi di razzismo non devono essere tollerati, né sui campi né fuori. È importante stare uniti e fare squadra: tutti insieme contro le discriminazioni”.

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Le iniziative non si fermano qui

“Seguiranno altre iniziative – assicura Bellondi –, il basket non ha posto per i razzisti e per chi discrimina. Vogliamo fare rete, gruppo, squadra. In modo che anche gli arbitri si sentano protetti e possano prendere provvedimenti seri senza paura”. Fare gruppo. Lo pensa anche il presidente dei Bionics Angelo Gottani: “Bello vedere tanta solidarietà da tutti i campi della Lombardia. Attendiamo che la Procura Federale possa fare il suo corso sugli episodi. Intanto, ognuno deve fare la propria parte, e schierarsi da quella giusta”.

Isolare il razzismo

Perché la parte giusta è quella dove i razzisti vengono isolati e il basket torna a essere lo sport dei valori puliti. A sollevare il caso ci hanno pensato ragazzi della serie C che giocano in una palestra senza parquet ma con la passione che manco i mostri dell’Nba. E da loro, da un campo alle porte di Milano, si è arrivati a tutta la Lombardia, con i giocatori della massima serie che fanno arrivare la loro solidarietà dai campi che i ragazzi di provincia sognano di calpestare. A change is gonna come (?).

Francesca Grillo

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