Editoriale | Il "bel da fare" della politica

C’è qualcosa di più grave che è venuto meno: si chiama disgregazione antropologica.

Editoriale | Il "bel da fare" della politica
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Il "bel da fare" della politica.

Il "bel da fare" della politica

La politica nazionale ha il suo bel da “essere” per l’inizio vero di un governo che tenga conto di tutti i fattori e non per ultimo della Magistratura, che talvolta entra a gamba tesa scompigliando le carte e uccidendo, “sino a prova contraria”, ogni credibilità passata. Peccato che anche se “la prova contraria” rende innocente il malcapitato, non esiste la resurrezione e quindi non si torna indietro neppure da feriti.

Le divisioni a Corsico

Non di meno la politica locale di Corsico, in questo caso ha un bel da fare per giustificare: divisioni interne con gruppi e sottogruppi nello stesso partito che si ripercuotono sul governo della città, dando l’idea di voglia di ricatto politico… ops, volevo dire di “riscatto”, o forse no? Continuo ad affermare che non sia questione di questi o di quelli che c’erano prima, o di quelli prima ancora. C’è qualcosa di più grave che è venuto meno: si chiama disgregazione antropologica.

Disgregazione antropologica

Un tempo univa “l’umano con altro umano” per ben comprendere l’umano. Nel contesto politico e di chi vi partecipa non basta il cuore ma serve preparazione e grande capacità di farsi interprete di una realtà di paese in continua trasformazione e sempre più dissociata culturalmente e socialmente. Tutto mentre nuove aggregazione si preparano alle ormai prossime elezioni nei nostri paesi più vicini come Assago, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio e Rozzano.

La preparazione

Tutti o quasi tutti si preparano a parlare al mal di pancia degli elettori per vincere la sfida per un paese migliore...una volta si diceva “vinca il migliore” ma, per favore, almeno che i candidati abbiano frequentato i luoghi della politica, la scuola della politica e che non siano solo portatori di voti dati per buonismo o malsane aspettative. Altrimenti, anche se vincono i “migliori”, restano i peggiori e di questo il territorio è già pieno.

Renato Caporale

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