Villetta confiscata e affittata, Mirabelli: "Chiarire subito il caso Buccinasco"

Sulla questione è intervenuto anche il senatore in Commissione Parlamentare Antimafia.

Villetta confiscata e affittata, Mirabelli: "Chiarire subito il caso Buccinasco"
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Villetta confiscata e affittata, Mirabelli: "Chiarire subito il caso Buccinasco".

Villetta confiscata e affittata, Mirabelli: "Chiarire subito il caso Buccinasco"

BUCCINASCO – Si torna a parlare della vicenda che riguarda la villetta in via Tobagi affittata dal figlio di Vincenzo Ippolito, nome di spessore della criminalità milanese negli anni Settanta e Ottanta, nonostante il provvedimento di confisca.

L'appello del sindaco

Il figlio di Ippolito ha infatti continuato a intascare circa 900 euro al mese dai due inquilini (che non hanno ancora lasciato la villetta) per l’affitto di uno dei beni sequestrati alla famiglia. Il sindaco Rino Pruiti si era espresso in modo molto duro riguardo il generale immobilismo, chiedendo un intervento immediato del Ministero e dell’Agenzia dei Beni Confiscati, affinché le villette vengano assegnate al Comune per scopi sociali.

Villetta confiscata e affittata: Il senatore Mirabelli

Sulla questione è intervenuto anche il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in Commissione Parlamentare Antimafia: “In audizione in Commissione Parlamentare Antimafia ho chiesto al Direttore dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Bruno Frattasi chiarimenti su due vicende legate ai beni confiscati – spiega Mirabelli –. Una vicenda riguarda il caso di Buccinasco, su cui ho anche presentato un’interrogazione in Senato ancora in attesa di risposta, dove recentemente si è scoperto che in una villetta confiscata al boss Vincenzo Ippolito dal 2011 è stata lasciata in affitto una famiglia che ha versato il canone al figlio del boss. Questa è una cosa grave e mi risulta che non sia ancora stata risolta”.

Già un'interrogazione lo scorso aprile

Ad aprile, infatti, il senatore aveva presentato un’interrogazione, chiedendo “se il Ministro Salvini sia a conoscenza dei fatti e quali necessarie e urgenti iniziative il Ministro intenda intraprendere al fine di chiarire le cause e le relative responsabilità dei fatti citati in premessa, anche alla luce del fatto che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è posta, secondo quanto disposto dal Codice Antimafia, sotto la vigilanza del Ministro in indirizzo”.

L'altra questione portata da Mirabelli

Mirabelli ha posto l’attenzione anche sul caso che riguarda “San Giusto Canavese, dove è stata confiscata una villa dal 2011, la Prefettura ne è entrata finalmente in possesso nel 2018 poi ci fu un attentato e da quel momento quel bene è rimasto fermo e inutilizzato, con ancora i segni dell’attentato: non è più stato presentato alcun progetto ma ci sono Enti Locali e in particolare il Comune di Torino che si sono mostrati disponibili a farsi carico di quel bene e vorremmo capire a che punto siamo”.

L'intervento alla festa regionale

Mirabelli ha parlato anche di mafia e lavoro, durante la Festa dell’Unità del PD Regionale della Lombardia: “Dire che la mafia dà lavoro è una stronzata. Soprattutto, è una stronzata dire che la mafia dà lavoro al Nord. La mafia al Nord sfrutta il lavoro. La mafia al Nord priva i lavoratori dei diritti e delle cose elementari che riguardano la sicurezza. La mafia al Nord assume le persone, dà loro uno stipendio ma poi se ne riprende la metà. Lo dimostrano le inchieste. Questo è il lavoro che dà la mafia. Non usiamo alibi: al Nord lo strumento principale con cui la ‘ndrangheta costruisce il consenso sociale è l’idea che una parte di questa società mette i soldi sopra tutto".

Il compito della politica

"Questo è il punto e bisogna dirlo. Non è vero che al Nord la mafia dà lavoro o supplisce alle carenze dello Stato. Dire che al Nord la mafia supplisce alle carenze dello Stato è una cosa non credibile. La mafia al Nord costruisce il consenso perché c’è una parte di questa società che pensa che il profitto e lucrare, al di là delle regole e di ogni forma di legalità, sia una cosa giusta, utile e tende a farlo”. E ancora:  “Il compito della politica oggi è far capire che le mafie sono pericolose anche se non sparano perché i miliardi di soldi che arrivano da traffici illeciti che consentono di governare una parte dell’economia legale mettono in discussione pezzi di democrazia, di libertà, di diritti, di libertà di impresa”.

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