Bullismo a scuola ad Assago, parla la preside: "Ecco come sono andate le cose"

La preside dell’Istituto Comprensivo Margherita Hack, Antonella Maria Vilella, non ci sta alle accuse che sono volate in questi giorni, dopo l’episodio che è avvenuto fuori dalla scuola media di via Matteotti.

Bullismo a scuola ad Assago, parla la preside: "Ecco come sono andate le cose"
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Bullismo a scuola ad Assago, parla la preside: "Ecco come sono andate le cose".

Bullismo a scuola ad Assago, parla la preside: "Ecco come sono andate le cose"

ASSAGO – “La nostra scuola è passata come un luogo insicuro, pericoloso, nella mira di gang addirittura, come le ha chiamate qualcuno. Non è così. Non è andata così”. La preside dell’Istituto Comprensivo Margherita Hack, Antonella Maria Vilella, non ci sta alle accuse che sono volate in questi giorni, dopo l’episodio che è avvenuto fuori dalla scuola media di via Matteotti, con dei ragazzini di 13 e 14 anni che hanno picchiato i compagni.

La ricostruzione dell'episodio

Non si trattava, prima di tutto, di aver “preso le botte perché difendevano una compagna vittima di bullismo: hanno iniziato a litigare in classe e poi si sono beccati fuori da scuola”. Se le erano promesse, insomma. Tutto è partito dalla rivalità di due ragazze che dura ormai da anni. Entrambe hanno una “fazione” di un paio di ragazzi, maschi, che parteggiano per l’una o per l’altra. Insomma, lotte da guelfi e ghibellini in versione moderna, con insulti e cattiverie in difesa, ognuno, della propria compagna.

Per colpa di una finestra

L'episodio che ha scatenato la rissa, è stato futile, banale: una finestra aperta che dava fastidio. “Li hanno chiamati gang, una banda. Sicuramente hanno sbagliato, la violenza va condannata in ogni modo, ma i ragazzi devono essere recuperati, ascoltati, non condannati. Ho sentito dire che vanno spediti al Beccaria. Ecco, io sono prima di tutto un’insegnante – spiega la preside – e credo nella riabilitazione e non nella condanna”.

Il confronto

Tant’è che subito dopo l’episodio, e ancor prima che venisse fuori poi dalle cronache, la preside ha “chiuso” in una stanza le due rivali, con l’obbligo di parlarsi, chiarirsi, esprimersi. “Ho passato diverso tempo con loro, hanno tirato fuori le loro criticità, quello che sentivano. Non si guardavano neanche. A un certo punto, quando ormai si erano dette tutto, una ha incrociato lo sguardo dell’altra. È stata un’occhiata da cui è partito un sentimento opposto all’odio che provavano prima. Si sono capite, comprese, ho detto loro: adesso potete anche stringervi la mano. E così hanno fatto, mettendo fine alle rivalità”.

Una "pizzata" riparatoria

In più, la dirigente ha programmato “una pizzata con tutta la classe. Un po’ per far capire che il gruppo deve stare unito, che non sono tollerabili episodi di violenza, di qualsiasi tipo, ma soprattutto che sono inutili. Bisogna parlarsi e confrontarsi. Non è facile riuscire a entrare nelle fragilità di ragazzi di 13-14 anni. Ma bisogna provarci. Punire, certo, ma anche riabilitare, non isolare”. Insomma, finita a tarallucci e vino, anzi, a pizza e coca cola.

La scuola insultata ingiustamente

“Mi ha ferita sentire attaccare la scuola, insulti che non meritiamo perché ogni giorno cerchiamo di sostenere e aiutare i ragazzi. Io prima di essere preside – prosegue Vilella – sono un’insegnante e voglio stare in mezzo ai miei alunni. Mi è dispiaciuto sentire parole dure, sbattere i mostri in prima pagina senza la correttezza di spiegare e capire bene quanto è successo. L’istituto non lo merita. Questo weekend inizieremo con le Energiadi, la manifestazione che premia la scuola che produce più energia. Sarà un’occasione per fare gruppo, squadra e far vedere che la scuola è unita. Venite a trovarci per vedere questa realtà”.

Francesca Grillo  

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