"Papalia non è più un pericolo", la Cassazione respinge il ricorso della Procura

Dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro la sentenza della Corte d’appello milanese.

"Papalia non è più un pericolo", la Cassazione respinge il ricorso della Procura
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"Papalia non è più un pericolo", la Cassazione respinge il ricorso della Procura.

"Papalia non è più un pericolo", la Cassazione respinge il ricorso della Procura

BUCCINASCO – Niente da fare per la Procura generale di Milano: la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro la sentenza della Corte d’appello milanese che, a novembre dello scorso anno, aveva revocato la sorveglianza speciale per Rocco Papalia, 69 anni tra un mese.

La vicenda dopo la scarcerazione

Papalia era uscito dal carcere a maggio del 2017 dopo aver scontato quasi 26 anni di detenzione per sequestri, omicidio, droga e associazione a delinquere. La Corte d’Appello aveva ritenuto il boss di Buccinasco ormai non più pericoloso socialmente, così come confermato dalla sentenza della Cassazione che ha motivato il no alla sorveglianza speciale chiarendo che gli “elementi significativi della caratura criminale di Papalia risalgono agli inizi degli anni Duemila e che ha già scontato una detenzione più che ventennale”.

La Procura aveva invece provato a specificare che “il vincolo mafioso è per sua natura permanente” e che la Corte aveva trascurato “alcune annotazioni di polizia giudiziaria del 2017 e del 2018 nelle quali si evidenziano l’impossibilità di escludere persistenti collegamenti del Papalia con la criminalità organizzata nonché ripetute violazioni da parte sua delle prescrizioni relative alla misura di prevenzione in atto, né avrebbe tenuto adeguato conto del suo comportamento di sorveglianza di Milano in un’ordinanza del settembre 2017, né avrebbe considerato che quegli non risulta disporre di redditi leciti”.

La sentenza della Cassazione

Ma per la Corte l’appartenenza ad associazioni di tipo mafioso deve essere dimostrata nel suo ambito di attualità, cioè “solo nel caso in cui sussistano elementi sintomatici di una sua partecipazione al sodalizio”. La Corte d’appello, inoltre, specifica che “tutti i vertici della consorteria di riferimento sono stati anch’essi sottoposti a lunghissime detenzioni e le violazioni delle prescrizioni della misura di prevenzione sono “bagatellari” al più”.

Ancora nella casa lavoro in Abruzzo

Niente da fare quindi per la Procura milanese che aveva provato a decifrare la pericolosità sociale di Papalia, vertice insieme ai fratelli della cosca di ‘ndrangheta che ha scritto le pagine nere della storia di Buccinasco. Almeno per ora, Papalia rimane in casa lavoro in Abruzzo, fino a quando il giudice di rinvio non si esprimerà anche su questa misura di sicurezza. E avere già in mano una sentenza che lo dichiara non socialmente pericoloso potrebbe accelerare il ritorno a casa, a Buccinasco.

Francesca Grillo

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